E
SCAUTISMO
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- di Isa Samà*
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Sono tornata ieri dal primo modulo de
“Il colloquio maieutico”, edizione 2022, a Milano. Daniele Novara ed Emanuela
Cusimano ci hanno buttato nell’acqua non appena arrivati: ci siamo cimentati nella
pratica del colloquio, sapendo poco e niente. Eppure, alla fine abbiamo imparato
che attraverso il colloquio:
a) dobbiamo suscitare un cambiamento del
punto di vista sulla situazione, le persone coinvolte, se stessi;
b) dobbiamo servire il "cliente", senza
sostituirci a questi, per renderlo veramente protagonista del suo percorso di
crescita.
Questi due apprendimenti mi sono
balzati agli occhi mentre preparavo gli schemi per questo articolo. In fondo, e
vi spiegherò perché e per come, quello che sto sperimentando e proponendo è un
cambio di sguardo su due mondi educativi che amo molto (lo scautismo e la
maieutica) e un’ipotesi di commistione. Cosa accadrebbe se mettessimo insieme l’uno
e l’altro, andando a potenziare l’autoeducazione scout con l’applicazione della
domanda maieutica?
Parto da lontano, dal titolo che
avrei suggerito per questo pezzo: “Metti una Scout nel CPP…” Perché è quello
che sono: scout dall’età di otto anni, capo scout, capo impiegata in vari
servizi associativi, scout… per sempre[1].
Come guarda una scout la proposta del Centro Psicopedagogico per l’educazione e
la gestione dei conflitti?
Con sorpresa. La sorpresa delle
assonanze, del ritrovare principi e metodologie affini a quelle dello
scautismo, nominate magari in forma diversa. La mia sorpresa è aumentata con la
scoperta di Maria Montessori e del suo lascito. Fino ad allora, non me ne ero
interessata. In fondo lo scautismo è un’attività extrascolastica e non formale.
Ma soprattutto lo scautismo per me era l’assoluto: il sole attorno a cui gli
altri pianeti girano. Sapere che siamo tutti Montessoriani è stato illuminante.
Eppure, proprio ascoltando i discorsi
attorno alla Montessori, è scattato il mio tasto dolente, che proprio alla
Scuola di Counseling impariamo a riconoscere. Quello in questione è
acquisizione di due giorni fa: di fronte alle ingiustizie io scatto. E per
questo motivo, al termine del primo corso “So-stare nel conflitto” a gennaio
2022 a Piacenza, non mi sono trattenuta e ho domandato a Daniele Novara:
“Perché tra i contemporanei e, in misura diversa, influencer di
Montessori non viene citato Baden-Powell, il fondatore dello scautismo?”.
Daniele mi ha spiegato: “Conosco il
metodo, ma non sono un esperto; per questo non ne ho parlato finora. Inoltre, mi
sono concentrato sullo scenario italiano”, ha aggiunto donandomi “Ognuno cresce
solo se sognato”, l’antologia di scritti di pedagogia attiva che ha curato nel 2019
con Laura Beltrami, per La Meridiana edizioni. Poi, mi ha assegnato un compito:
scriverne su “Conflitti”. Ha fatto con me adulta quello che fa con i bambini:
farli lavorare su una “domanda guida”. Questo ha innescato in me un’esperienza
potente: ho rovistato su internet, consultato in biblioteca, recuperato libri,
rivolta a chi ne sapeva più di me, confrontata con i miei familiari (scout). Ho
così scoperto i miei limiti, la mia rocca/roccia, i punti di vista differenti,
in un gioco di specchi che potrebbe andare avanti all’infinito.
I saggi che mettono a confronto B.-P.
e lo scautismo con altre pietre miliare della storia della pedagogia si contano
sulle dita di una mano. Di solito, i fautori sono studiosi di origine scout,
che dedicano un capitolo oppure un libro all’argomento.
Per esempio, l’unico contributo
specifico ed accurato del rapporto tra B.-P. e Maria Montessori (ambito su cui
mi sono concentrata parecchio) mi risulta essere quello fornito da Paola Dal
Toso, docente di Storia della Pedagogia all’Università di Verona ed una delle
massime esperte in Storia e pedagogia dello Scautismo italiano. Dal Toso scrive
l’articolo “Maria Montessori: quale rapporto con la proposta educativa scout?” per
il numero 4 di MoMo (Mondo Montessori), dicembre 2015.
L’articolo si basa sulla ricognizione
degli scritti dei due autori, alla ricerca di citazioni reciproche. Da ciò
emerge che B.-P. aveva studiato, tra gli altri, il metodo Montessori e ne aveva
preso ispirazione. Nel 1914, in “Headquarters Gazette”[2],
afferma:
“Il segreto del metodo Montessori è
che l’insegnante si limita ad organizzare il lavoro, a suggerire lo scopo cui
ambire, e il bambino ha piena libertà nel cercare di conseguirlo. La libertà
senza uno scopo organizzato significherebbe il caos. È per questo motivo, senza
dubbio, che lo scautismo è stato definito la continuazione del sistema
Montessori con i ragazzi[3].
Il capo reparto accende l’ambizione nel ragazzo, lasciandolo libero di
raggiungere l’obiettivo a modo suo; non gli dà istruzioni, e invece lo conduce
ad imparare da sé. In questo modo, compiendo con successo un passo dopo
l’altro, il ragazzo acquista la calma della sicurezza e della fiducia in se
stesso e l’esultanza della libertà e del trionfo”.
E due anni più tardi, sempre sulla
stessa rivista, aggiunge:
“la Montessori ha dimostrato che
incoraggiando il bambino nei suoi desideri naturali, anziché istruirlo in ciò
che l’adulto pensa che egli dovrebbe fare, lo si può educare su una base assai
più solida ed ampia. È solo per tradizione e per consuetudine che si è disposto
che l’educazione debba essere una fatica, e che in quanto tale sia per il
bambino un buon addestramento alla disciplina e all’applicazione.
Uno degli obiettivi originari dello
scautismo è stato di rompere con questa tradizione e di mostrare che dando ai
ragazzi attività interessanti essi potevano esser condotti ad acquisire da sé
gli elementi fondamentali del carattere, della salute e dell’abilità manuale”.
Nel 1919 Maria Montessori,
interrogata su come il suo sistema potesse essere applicato ai bambini usciti
dalla prima infanzia, risponde: “In Inghilterra avete gli scouts, e la loro
formazione è la naturale continuazione di quella che io do ai bambini. È
l’orientamento che un giorno assumerà la scuola quando verrà ad avere
un’impostazione corretta”[4].
Vi invito a leggere per intero
l’articolo della Dal Toso, rinvenibile online[5],
perché illustra in maniera esaustiva come B.-P. ha modo di conoscere il metodo
Montessori, qual è il rapporto tra le due proposte educative ed infine tra la
grande pedagogista e lo scautismo.
Conclude Dal Toso: “Tra Baden-Powell e
la Montessori esiste una stima reciproca. Alla luce dei cenni che si possono
rintracciare negli scritti di Baden-Powell, emerge una concezione
dell’educazione, soprattutto per quanto riguarda l’autonomia dell’educando,
condivisa con la Montessori, che a sua volta afferma la validità
dell’educazione scout offrendo un’interessante lettura in riferimento a vari
aspetti in alcuni passi dei suoi libri”.
E allora perché questa sinergia non è
stata approfondita a livello scientifico? Conversando con Paola Dal Toso, mi
sono fatta l’idea che lo scautismo sconti una serie di bias. Il primo è legato
alla percezione esterna del suo fondatore, che nella sua “prima vita” era stato
generale dell’impero coloniale inglese. Sottolineo gli aggettivi “militare” e
“coloniale”: delineano due campi semantici su cui si innesta un rifiuto di
pancia da parte dei promotori dell’educazione alla pace, se non si prende in
considerare l’evoluzione di Baden-Powell e l’impronta di pace dello scautismo,
in quanto fraternità mondiale (e non solo).
Il secondo bias è legato alla natura
dello scautismo: non si tratta di un sistema teorico, bensì pratico; in più è divulgato
attraverso un linguaggio semplice, diretto, aneddotico, colloquiale. Gli
mancano i requisiti di astrazione e linguaggio “alto” che lo fanno accedere all’ambiente
accademico.
Il terzo bias è legato alla sua
fecondità scientifica. Lo scautismo potrebbe offrire spunti, riflessioni,
testimonianze, sguardi inediti, nel momento in cui ci fosse documentazione,
ricerca, capitalizzazione. Ma questo lavoro non viene svolto per mancanza di
risorse (tempo e denaro) e per mancanza di visione (lo sviluppo del metodo). È
d’altra parte un limite della gran parte delle Organizzazioni di Volontariato:
ci si concentra sull’operatività, sul qui ed ora e si sacrifica la dimensione
del racconto, della memoria, dello studio e della divulgazione.
A mio parere, pregiudizio, elitarismo
e mancanze strutturali a livello organizzativo hanno alimentato l’assenza di
Baden-Powell e dello scautismo dal dibattito pedagogico universitario, seppure
la proposta educativa scout riscontri, da oltre cento anni, un successo in
termini di adesioni, diffusione e risultati. Solo nel 2021, si annoveravano 67
milioni di censiti in tutto il mondo, senza contare coloro i quali avevano
pronunciato nella loro vita la promessa scout e, pur non prestando servizio nel
movimento, sono cittadini attivi in vari ambiti della sfera sociale, politica, economica[6].
Dal 1907 ad
oggi, sono 400 milioni le persone che hanno fatto la promessa scout.
Cosa implicherebbe considerare il
metodo scout nella riflessione e nella pratica pedagogica? È una storia ancora
da scrivere, perché è di là dal venire. Tuttavia, credo nelle sue potenzialità,
perché l’incontro tra diversi punti di vista è generativo di conoscenza ed
inoltre di azioni di sistema.
A titolo d’esempio, io sono
particolarmente affascinata dall’ipotesi di applicare la domanda maieutica
nella relazione capo-ragazzo. D’altra parte, una delle esortazioni maggiori di
B.-P. era “Ask the boy”, Chiedi al ragazzo.
Nel 1922, su Headquarters Gazette[7],
scriveva:
“quando siete incerti circa il modo
migliore per trattare col ragazzo ai fini della sua formazione, risparmierete
tempo, preoccupazioni, pensieri e vista se, invece di studiare trattati di
psicologia, consulterete la migliore autorità sull’argomento, ossia lo
stesso ragazzo[8].
Ciò è talmente vero che a mio avviso
l’intero sistema educativo è sbagliato finché non si uniforma a tale principio.
Se si esaminano da vicino i sistemi educativi che oggi vengono riconosciuti
come i migliori – ad esempio il sistema di Froebel o della Montessori per l’età
prescolastica, quello di Dalton per l’età scolastica, e gli scouts e le guide
per tutte le età – si scopre che, ad onta della terminologia scientifica in cui
alcuni di essi sono esposti, essi non sono che il risultato di una
consultazione del ragazzo mirante a scoprire ciò che lo interessa, anziché
consultare il pedagogo e sentire ciò che egli considera giusto per il ragazzo”.
Penso che introdurre la domanda
maieutica nello scautismo possa avvicinare molto di più i capi all’intenzione
originaria dello scautismo (il giovane come protagonista della propria vita) e
possa al contempo alleggerire il loro servizio e liberare il loro tempo da elucubrazioni
fuorvianti.
Bio
* Isabella Samà. Comunicatrice esperta
di Terzo settore. Educatrice e formatrice di stampo scout.
https://it.linkedin.com/in/isabellasama
Bibliografia:
Baden-Powell, Il libro dei capi. Edizioni Fiordaliso, 2006
Baden-Powell, Taccuino. Scritti sullo scautismo 1907/1940,
Edizioni Fiordaliso, 2009
Maria Montessori, La mente del bambino, Garzanti, 1952
Maria Montessori, Dall’infanzia all’adolescenza, Garzanti,
1994
Paola Dal Toso, “Maria Montessori: quale rapporto con la
proposta educativa scout?”, MoMo n. 4, 2015
Paola Dal Toso, “La relazione capo-ragazzo negli scritti di
Baden-Powell”, CQIA RIVISTA, 2013
Paola Dal Toso e Maria Cristina Bertini (a cura di),
“Ambasciatori di pace: oltre la guerra negli scritti di Baden-Powell”, Centro
Documentazione AGESCI, 2002
Paola Dal Toso, “Biografia di Baden-Powell", in AA.VV., "Idee
e pensieri sull’educazione Una rilettura di Baden-Powell", Fiordaliso,
Roma, 2007
Fred Kelpin, “Dr. Maria Montessori
and Lord Baden-Powell of Gilwell, two pedagogues”, lecture at the 21st
International Montessori Congress of the Association Montessori International,
24-27 July 1991, Japan
Daniele Novara, “Ognuno cresce solo se sognato. Antologia
essenziale della pedagogia critica”, Edizioni La Meridiana, 2019
Daniele Novara, “La grammatica dei conflitti”, Ed. Sonda,
2011
[1][1] Sono stata capo nel gruppo Roma 101 dal 1995 al 2006 e mi sono occupata di branco, reparto e noviziato/clan. Sono stata capo gruppo nel Sesto San Giovanni 1, dal 2009 al 2011. Nel frattempo, ho fatto servizio nel Settore specializzazioni come capo campo e formatrice di tecniche espressive, nella rivista Scout Avventura, nella pattuglia stampa nazionale, nell’Osservatorio giovanile dell’Agesci Lazio e nel Centro culturale Baden di Milano.
[2] Oggi in
“Taccuino. Scritti sullo Scautismo”, di Baden-Powell, edizioni Nuova Fiordaliso,
1996
[3]
Grassetto mio
[4]
L’episodio è riportato da Baden-Powell in “Aids to Scoutmastership”, 1919 ed
oggi raccolto in “Taccuino”. Il grassetto è mio.
[6] Gli scout oggi censiti sono 67 milioni (57 milioni
affiliati al WOSM – World Organization of Scout Movement e 10 affiliati a
WAGGGS – World Association of Girl Guides and Girl Scouts), distribuiti in
oltre 150 paesi.
[7] Oggi su
“Taccuino”, op. cit.
[8]
Grassetto mio.
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