Cantiere
digitale per la scuola
Il futuro dei ragazzi passa di qui
La
pandemia ha dimostrato quanto sia ormai indispensabile un connubio equo e
intelligente tra tecnologia e istruzione. Con idee chiare per spendere le
risorse che servono per la svolta
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di LORENZA LEI *
Esami
di maturità 2022, ai banchi si siedono gli
studenti che negli ultimi due anni hanno sperimentato sulla propria pelle
l’emergenza di una didattica a distanza per lo più in ritardo, improvvisata e
disorganizzata, che ha visto diminuire l’attenzione generale (di insegnanti e famiglie)
per i risultati e per il rendimento scolastico, con un conseguente calo
dell’apprendimento, spesso minimo o inadeguato, accentuato dall’annullamento
della bocciatura nel 2020 e dalla linea morbida adottata nei mesi successivi.
Siamo sicuri di averli protetti o li stiamo ponendo di fronte a un’altra crisi,
quella del proprio futuro, per cui non sono stati preparati e per cui non hanno
ricevuto gli strumenti adeguati per progettarlo?
È
chiaro ai più che il sistema scolastico italiano all’inizio dell’emergenza
sanitaria era impreparato e necessitava da tempo di una spinta all’innovazione,
una trasformazione culturale verso la formazione di qualità che non può
prescindere nell’epoca contemporanea dal digitale. In questi due anni, per
rispondere alla crisi, sono state lanciate le basi di questa conversione in
tutta fretta, non solo per la didattica a distanza, attraverso strumenti di
cultura digitale che devono però essere necessariamente integrati e allargati a
una platea più ampia, per non farci trovare inadeguati nell’immediato futuro.
Si è radicato inoltre un cambiamento nel modo di pensare così come in quello di
studiare, e si parla oggi nel mondo dell’istruzione di un nuovo metodo che deve
essere interdisciplinare, privilegiando un aspetto, un problema, un tema in
ambito di contenuti e di un contesto, in cui le materie si rendono
complementari per poter interagire tra di loro. In questa metamorfosi culturale
è la tecnologia che deve essere al servizio di un pensiero, di una riflessione,
di una ricerca, non viceversa. Tecnologia e istruzione si possono e si devono
dunque intrecciare, ma con risultati migliori degli attuali. D al marzo 2020 il
passaggio all’e-learning è stato irregolare e molti sono stati gli studenti che
si sono trovati in difficoltà, bloccati dalla mancanza di accesso alla
tecnologia o alle competenze. La didattica a distanza, collaudata in due anni
di pandemia, sarà uno strumento che verrà attuato in caso di nuova emergenza
ma, perché sia valido ed efficiente, bisogna ampliarlo e farlo diventare a
portata di tutti, trovando soluzioni ai problemi di digital divide
territoriale, sociale e culturale emersi in questo periodo e diversi per
regione, istituto, famiglia e singoli allievi e docenti. Una delle sfide che
segneranno il nostro immediato futuro sarà proprio ridurre la forbice in tema
di accesso alle tecnologie. S econdo dati Istat, sono oltre 500mila i ragazzi
che hanno lasciato gli studi nel periodo della pandemia. Assieme a una
situazione generale di emergenza (e alla poca fiducia in una veloce risoluzione
della stessa), complice di questo ritiro è stato il difficile accesso agli
strumenti di cultura digitale che molti stu- denti si sono trovati ad
affrontare. Se la formazione online diventa un pilastro dell’istruzione,
necessario è prestare maggiore attenzione al modo in cui la tecnologia e
l’apprendimento possono essere integrati in maniera efficace, compreso il ruolo
vitale degli insegnanti e le competenze di cui gli studenti hanno bisogno. Nel
2022 e ancor più nei prossimi anni gli investimenti per la cultura digitale
diventeranno fondamentali, anche in vista del raggiungimento del quarto
obiettivo dell’Agenda 2030 – Istruzione e qualità – per cui si richiede
l’impegno al raggiungimento di un’educazione di qualità a tutti i livelli
consentendo accesso e opportunità di apprendimento specialmente a coloro che si
trovano in situazioni delicate, attraverso l’acquisizione di strumenti e
conoscenze necessarie per partecipare pienamente alla vita sociale, assicurando
a bambini
e giovani un ambiente stimolante per la piena realizzazione dei loro diritti e
la messa in pratica delle loro capacità.
Tutto
questo non è possibile se non sono presenti da subito comprensione e
disponibilità alla formazione, in particolare dei docenti, che ricoprono il
ruolo di guida e supporto nel percorso degli studenti. Come facciamo a
convincere gli insegnanti che loro, formatori, hanno bisogno di formazione? Una
spinta può nascere dal fatto di renderla personalizzata e remunerata, oltreché
premiare gli insegnanti specialmente meritevoli, migliorando le loro condizioni
nella gestione della vita privata e della sfera familiare. L a formazione è
però da fornire anche alle famiglie, perché riescano a coinvolgere e sostenere
i propri figli nel perseguimento del nuovo metodo, creando una cerniera che
sappia sancire il patto dall’alleanza scuola-famiglia, indispensabile a un
avvicinamento alla cultura digitale sin dalla scuola primaria, per non lasciare
soli e abbandonati a se stessi i cittadini del futuro. Cruciale è anche
migliorare il sostegno nell’assistenza ai bisognosi, includendo anche gli
assistenti educativo-culturali nel processo di sviluppo e formazione a
distanza.
La
pandemia ci ha lasciato un grande bagaglio di esperienze ma tra i primi
insegnamenti appresi c’è quello che la nostra vita, da un momento all’altro,
può essere sconvolta e avere bisogno di un aggiornamento rapido e funzionale. Il
mercato del lavoro è mutato rispetto al passato – è quanto ci riportano gli
scenari realistici sull’occupazione – e si richiedono nuove competenze
tecnico-pratiche che i tradizionali organi pedagogico formativi, scuola e
università prima di tutti, stentano a supportare in vista di un sistema sempre
più virtuale e legato a innovazioni tecnologiche e di comunicazione. Negli
ultimi decenni nella scuola italiana gli investimenti sono stati notevolmente
inferiori a tutti i Paesi avanzati. Un ulteriore dato critico è l’elevata età
media degli insegnanti, che secondo i dati Ocse è la più elevata d’Europa, con
il 59% che ha più di 50 anni.
L’emergenza
dell’istruzione non è solo legata però a soldi da investire ma alla capacità di
incanalare le risorse nei settori e territori giusti e di incrociare
adeguatamente la domanda con l’offerta di lavoro. L’Italia ha un gravissimo gap
da recuperare in termini di occupazione e formazione giovanile. Ma la domanda
è: sarà sufficiente il Pnrr per colmarlo? Basta decantare il passato, puntiamo
su una solidità del divenire, cogliendo le possibilità di cambiamento
tecnologico che l’emergenza sanitaria ci ha posto di fronte per rispondere alla
crisi. Una nuova visione ed evoluzione del sistema didattico che deve partire
in tempi rapidi e con l’impegno di tutti, Stato e grandi aziende. Fondamentale
consegnare ai giovani gli strumenti per progettare il proprio futuro. Il nostro
futuro. Un impegno sociale da sottoscrivere per le nuove generazioni, provate
negli ultimi anni dalla pandemia e da troppo tempo da una didattica ancorata al
passato piuttosto che rivolta al futuro.
*Prorettore
vicario, docente presso l’Università eCampus
www.avvenire.it
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