Di che cosa hanno bisogno
questi ragazzi invisibili, che ricorrono alla provocazione pur di scuoterci dal
nostro torpore?
Di che cosa ha bisogno,
realmente, Francesco, il ragazzo siciliano che si presenta all’esame di
maturità con una maglietta nella quale è stampato il suo giudizio lapidario:
‘La scuola fa schifo’?
B. Bettelheim, nel suo
bel libro ‘Il mondo incantato’ ci ricorda che il più grande bisogno di ogni
persona, ad ogni stagione della vita, è il bisogno di trovare un senso, il
bisogno di significato.
E credo che la scuola sia
un luogo privilegiato per alimentare questa ricerca.
E ha tutti gli strumenti
per farlo: l’arte, la letteratura, le scienze, la tecnologia… tutto ciò che
struttura il curricolo dovrebbe concorrere a sostenere questa ricerca. Una
scuola nella quale i ragazzi e le ragazze possano incontrare adulti curiosi
della vita, contagiosi nell’alimentare domande, incoraggianti rispetto ai
tentativi e ai fallimenti, come Miss Orcput, la professoressa di scienze che
Bruner ricorda così: “ Alimentava il nostro stupore associandolo al suo, Miss
Orcput non era un mezzo di trasmissione delle conoscenze, era un evento umano”.
Se la scuola fosse così,
se fosse il luogo dell’incontro con lo
stupore della ricerca e della condivisione di una passione, farebbe schifo?
Lasciamoci provocare
dalla maglietta di Francesco. Lasciamoci provocare dalla sua contestazione.
Il suo è un grido di
aiuto. Ma prenderlo sul serio aiuta anche noi.
Italo Fiorin
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