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di Laura Giulian
Da cosa rimangono stupiti i nostri alunni? La meraviglia è una sfida e sembra diminuire in pochi anni.
Occorre che le discipline diventino “realtà”
Da
cosa rimangono stupiti i nostri alunni? Questa è la domanda che da giorni mi
gira nella testa.
È
tempo di bilanci. È tempo anche per fare memoria e per provare a rivedere la
strada percorsa, le proposte fatte e anche per autovalutarsi come
docente.
Da
cosa rimangono stupiti i nostri ragazzi? Se ripenso agli occhi dei miei 200
alunni abbondanti, li ho visti illuminarsi abbassando l’età. Come se crescendo,
dalla classe prima alla terza (di una scuola secondaria di primo grado), il
rischio sia quello di vedere spegnersi la luce dello
stupore, dell’aver colto qualcosa di prezioso per sé dalla e
nella realtà. Al primo anno c’è ancora la capacità di entusiasmarsi, di
lasciarsi coinvolgere, appassionare, di tornare a casa e di raccontare la
scoperta della novità. È come se ogni proposta pensata e costruita per loro
venisse percepita pienamente, accolta e considerata vivibile. Crescere è perdere tutto questo?
Negli
anni ho notato come, arrivati al termine del primo ciclo d’istruzione, sia
sempre più una sfida educativa riuscire a fare centro nello e con lo stupore.
Non perché noi docenti dobbiamo trasformarci in prestigiatori, saltimbanco o
dobbiamo ricorrere a grandi effetti pirotecnici, ma perché è più difficile fare
breccia. Coinvolgerli, farli raccontare di sé, di cosa li colpisce, di cosa
pensino, provino. Fare proposte che siano percepite vivibili, che abbiano il sapore della vita. Forse c’è
da scoprire e imparare il modo per riuscire a trovare quel
punto di contatto. È un percorso da compiere in entrambe le
direzioni.
Riguardando
con loro quali argomenti poter collegare nella mappa da portare all’esame
orale, mi sono accorta di come ciò che più li abbia colpiti siano state le
storie di vita degli atleti affrontati. Più di qualcuno ha ricordato le testimonianze
di alcuni atleti paralimpici che sono venuti in classe a condividerci la loro
esperienza. Forse è questa una possibile strada. Ancora una volta ciò che crea
meraviglia e novità è accorgersi di come la disciplina si incarni nella realtà,
di come sia ancorata nel presente e c’entri con la vita.
Forse
ciò che ancora regge al vaglio dello stupore è accorgersi se l’adulto che hanno
di fronte ha qualcosa di interessante da donare per poter stare nella storia,
per comprenderla meglio, la loro e quella degli altri.
E quanto poco riescono a stupirsi della loro bellezza! Forse un nuovo possibile
orizzonte che potremmo tenere davanti agli occhi noi docenti è accorgerci che è
questa la grande mancanza di oggi. Mostrare il bello attorno a loro, ma
soprattutto dentro di loro. In fondo ex-ducere non è
proprio compiere questa azione?
Io
non conosco la strada, vorrei solo continuare a pormi domande osservandoli, per
non smettere di provarci, per riuscire a lasciarmi stupire dalla strada che
vorranno mostrarmi per arrivare a fare breccia dentro di loro.
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