rischi e opportunità nell’era digitale.
- Prof.ssa Bilotta
Crisenzia Presidente Mathesis di Serra San Bruno
La divulgazione scientifica ha sempre
rappresentato un ponte tra il mondo delle scoperte scientifiche e la società,
contribuendo a ridurre la distanza tra i laboratori e la vita quotidiana dei
cittadini. In particolare, nella didattica scolastica, essa svolge una funzione
pedagogica fondamentale, poiché aiuta gli studenti a comprendere temi complessi
e stimola la loro curiosità intellettuale. Con l’avvento dell’era digitale,
l'accesso alle informazioni scientifiche è diventato più facile che mai, ma
questo ha anche aumentato il rischio che vengano diffuse informazioni errate o
fuorvianti, compromettendo la qualità dell’educazione.
La
divulgazione scientifica è nata come risposta alla necessità di rendere
accessibili al grande pubblico le scoperte scientifiche che, altrimenti,
sarebbero rimaste confinate agli specialisti. La figura di Galileo Galilei, per
esempio, è paradigmatica in questo senso. Con le sue opere, come il Dialogo
sopra i due massimi sistemi del mondo (1632), Galileo riuscì a rendere
comprensibili concetti scientifici complessi, come la teoria eliocentrica,
anche a chi non possedeva una formazione tecnica. La sua capacità di coniugare
rigore scientifico e semplicità espositiva ha ispirato molti altri divulgatori.
Un altro
esempio cruciale di divulgazione scientifica è quello di Isaac Newton, il cui
Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica (1687) non solo stabilì le leggi
della gravitazione universale, ma divenne anche un’opera che, attraverso il
linguaggio matematico, trasmise al mondo una visione coerente e razionale
dell'universo. Sebbene l’opera fosse destinata agli esperti, il suo impatto fu
così profondo da influenzare anche il pensiero filosofico e sociale dell'epoca.
Nel Novecento, la divulgazione scientifica raggiunse nuove vette grazie a
figure come Carl Sagan, che con il suo programma televisivo Cosmos avvicinò
milioni di persone alla comprensione delle leggi che governano l'universo.
Il suo
stile appassionato e accessibile, riuscì a trasmettere la bellezza della
scienza e l’importanza del pensiero critico, mostrando come la scienza non
fosse solo un insieme di fatti, ma un metodo per esplorare il mondo in modo
razionale e curioso. In Italia, la divulgazione scientifica ha avuto una
tradizione altrettanto significativa. Mario Carli, uno dei pionieri italiani,
ha lavorato instancabilmente per dimostrare che "la scienza è per tutti, e
la sua comprensione non deve essere limitata a pochi specialisti" (Carli,
2004).
Le sue
opere hanno contribuito a democratizzare il sapere scientifico, facendo della
matematica una disciplina meno elitista e più vicina alla quotidianità. In
questo scenario la Mathesis, fondata nel 1895, rappresenta un esempio concreto
dell’impegno italiano nella divulgazione scientifica. In un periodo in cui
l’Italia, ancora giovane come nazione unificata, cercava di definire la propria
identità culturale, la Mathesis divenne un punto di riferimento per la
formazione scientifica, specialmente in matematica. Il movimento si distinse
per la sua capacità di promuovere la matematica non solo come strumento di
conoscenza accademica, ma anche come veicolo di progresso sociale. Non
dimentichiamo che tra i suoi “fondatori” c’era Giuseppe Peano, una delle figure
più eminenti nel campo della logica matematica, il quale contribuì in modo
fondamentale a rendere la matematica accessibile a un pubblico più vasto.
Nel
1903, Peano creò il "linguaggio universale" della matematica, che
avrebbe permesso di rendere le scoperte matematiche comprensibili e applicabili
a livello globale. Oggi, con l’ascesa dei social media e delle piattaforme
online, l'accesso alla conoscenza scientifica è diventato ancora più immediato,
ma questa facilità di accesso ha anche permesso la diffusione di informazioni
errate da parte di cosiddetti "falsi divulgatori". Questi individui,
spesso privi di una adeguata preparazione scientifica, approfittano della loro
visibilità online per diffondere teorie pseudoscientifiche e disinformazione.
In
effetti, la "sindrome di Dunning-Kruger" (Kruger e Dunning, 1999),
che descrive il fenomeno per cui individui con scarsa competenza in un
determinato campo tendono a sovrastimare le proprie capacità, è sempre più
presente nell’era digitale. Chi ha poca conoscenza di scienza, spesso condivide
contenuti non accurati con tale convinzione da risultare persuasivo,
soprattutto per chi ha competenze limitate nel valutare le informazioni
scientifiche. L’illusione di essere esperti, accompagnata dalla rapida diffusione
dei contenuti online, rende difficile per gli studenti distinguere tra scienza
legittima e pseudoscienza.
Già nel
XIX secolo, in un’epoca in cui la scienza era meno accessibile, si temeva
l'ignoranza scientifica. Nel 1879, un'inchiesta del giornale Il Secolo rivelò
che il 65% degli italiani non conosceva il concetto di atomo, eppure molti
parlamentari non esitavano a fare affermazioni scientifiche senza alcuna
competenza. Questo aneddoto, sebbene legato a un contesto storico molto
diverso, prefigura il pericolo che, nel mondo digitale odierno, un'ignoranza
scientifica di base possa continuare a generare disinformazione e confusione.
Sebbene la divulgazione scientifica rivesta un ruolo cruciale nella didattica,
è fondamentale contrastare i rischi che ne derivano, rendendo imprescindibile
che l'educazione scientifica non si limiti a trasmettere conoscenze, ma coltivi
nelle giovani generazioni la capacità di pensare criticamente e di valutare
consapevolmente le informazioni. John Dewey, uno dei maggiori pedagogisti del
XX secolo, affermava che l’educazione non deve limitarsi alla mera trasmissione
di conoscenze, ma deve insegnare agli studenti a pensare criticamente, a porsi
domande e a mettere in discussione le informazioni ricevute.
La
scienza stessa è un metodo, e quindi l’insegnamento delle scienze dovrebbe
privilegiare l’analisi, la sperimentazione e la discussione. Anche la Mathesis
ha sempre promosso l’importanza di un insegnamento attivo e interattivo della
matematica, stimolando il pensiero logico e critico tra gli studenti.
Nel 1906, Federigo Enriques, un altro grande
esponente della Mathesis, sottolineava l’importanza di un approccio che non
fosse puramente teorico, ma che coinvolgesse gli studenti in una riflessione
continua sui principi matematici e sulle loro applicazioni pratiche. L’esempio
della Mathesis e delle sue figure di spicco, come Giuseppe Peano e Federigo
Enriques, dimostra l’importanza di un approccio integrato e attivo nella
divulgazione scientifica, un modello che continua a essere attuale oggi più che
mai. La Commissione Europea (2021) ha recentemente sottolineato che
l’educazione alla cittadinanza scientifica è essenziale per garantire che gli
studenti sviluppino una solida comprensione delle scienze e siano in grado di
orientarsi tra le informazioni online.
Le scuole e gli insegnanti devono guidare gli
studenti nell’utilizzo delle risorse digitali, insegnando loro a riconoscere
fonti affidabili e a distinguere tra scienza legittima e pseudoscienza.
La
scienza si basa su metodi rigorosi e su evidenze verificabili e la divulgazione
scientifica è un'attività che richiede un grande senso di responsabilità. Una
società che sa riconoscere la buona divulgazione scientifica è una società più
preparata ad affrontare sfide complesse e in continua evoluzione. Ignorare o
travisare la scienza è un comportamento eticamente scorretto.
Quando
qualcuno fa divulgazione in modo scorretto o manipolato, rischia di minare la
fiducia nelle scoperte scientifiche vere, creando confusione o disinformazione.
I divulgatori hanno l'onere di trasmettere conoscenze corrette, perché le
persone che li ascoltano si affidano a loro per avere informazioni accurate.
Smascherare i falsi divulgatori scientifici è fondamentale per preservare la
verità scientifica e promuovere un'educazione critica che possa contrastare la
diffusione di informazioni dannose, e pertanto dovrebbe essere un atto dovuto
anche da parte di tutte le associazioni scientifiche che diffondono scienza
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