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giovedì 18 maggio 2017

NON DARSI BOTTE IN TESTA PER DIALOGARE CON GLI ALTRI. Questa è la vera rivoluzione culturale!

Il compito vero – nei giorni che ad ognuno è dato di vivere – è intendersi con gli altri “senza darsi botte in testa reciprocamente”: Bonhoeffer ne era convinto. Oggi solitudine e isolamento incombono e si rischia di invecchiare e morire prima ancora di crescere. La situazione non ammette semplici spettatori di lotte altrui.
È davvero urgente ricostruire la tessitura della società attraverso una rivoluzionaria cultura del dialogo. Superare la soglia dello specchio e imparare ad arricchirsi della diversità dell’altro è possibile; scoraggiarsi è la più grande tentazione. Non ci sono ricette o facili scappatoie. Si tratta di mettere in dialogo tutte le forze vive, non di vincere sugli altri.
Rispetto a quanto siamo abituati a fare, vera rivoluzione è solo un impegno umile, deciso a pensare, cercare, provare e trovare la propria strada per un confronto reale. Nella trasparenza della fraternità è possibile e anche facile riconoscere semplicemente i propri passi falsi. Purtroppo però è altrettanto facile prenderli a pretesto per discernere quelli degli altri. Così succede che il confine fra lo spirito cordiale e l’ironia è indefinito e raggela il sorriso.
Eppure i rapporti difficili si possono curare. Parola d’ordine evangelica è: “Apriti!” (Mc 7,31-37), lascia che attraverso le tue orecchie entrino in te le voci e i suoni del mondo, le armonie e le dissonanze, le parole e i silenzi… Chiediti che cosa provi e perché. Cerca di capire quello che provano gli altri e perché… E il nodo che ti porti dentro, pian piano, comincia a sciogliersi. Diventa più chiaro dare un nome alle proprie e altrui emozioni e realistico imparare a gestirle in un ‘parlarsi,, che sia via alla fraternità. Vita in realtà è comunicare con la sofferenza e la gioia delle persone; accogliere ciò che chi ‘mi’ vive accanto pensa, sente, desidera…
Se nel rapporto interpersonale si vuole sempre e solo luce, chiarezza, certezza assoluta, forse si vuole dominare più che comunicare. Perché il dialogo autentico non è un caffè istantaneo e non dà effetti immediati. Ma se si parte dalla vita e dalle esigenze dell’altro, qualche strada nuova si apre. Anche nelle situazioni più buie e contraddittorie della storia – ci ha insegnato il cardinal Martini – lo Spirito è all’opera e pone segnali di bene, che chiedono di essere riconosciuti per fondarvi la speranza che non delude.
Mettere la maiuscola all’Altro, significa prendere sul serio le persone, la loro alterità umana, uscire insomma dalle prigioni del narcisismo… Allora nascono i più bei progetti: fragili, reali, sempre aperti al cambiamento…

Non praticheremo mai a sufficienza questo orizzonte profetico nel quale si accolgono le differenze come parte di un cammino comune. Mettersi in condizione di parità con l’altro e non di distanza rende, comunque, possibile offrire – con verità e umiltà – parole che aprono, abbracciano, facilitano, aiutano a sollevare lo sguardo da se stessi.

domenica 17 aprile 2016

LESBO: LA PREGHIERA DEL PAPA E DEI PATRIARCHI: "Liberaci dall'insensibilità . fa' che ci prendiamo cura di loro....!"

LA PREGHIERA DEL PAPA E DEI PATRIARCHI A LESBO    16 aprile 2016

S.S. Papa Francesco:
Dio di misericordia,
Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini,
che sono morti dopo aver lasciato le loro terre
in cerca di una vita migliore.
Benché molte delle loro tombe non abbiano nome,
da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto.
Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare
il loro sacrificio con le opere più che con le parole.
Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio,
sopportando paura, incertezza e umiliazione,
al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.
Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio
quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe,
così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie
attraverso la nostra tenerezza e protezione.
Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo
dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa
e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.
Dio di misericordia e Padre di tutti,
destaci dal sonno dell’indifferenza,
apri i nostri occhi alle loro sofferenze
e liberaci dall’insensibilità,
frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.
Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui,
a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste
sono nostri fratelli e sorelle.
Aiutaci a condividere con loro le benedizioni
che abbiamo ricevuto dalle tue mani
e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana,
siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te,
che sei la nostra vera casa,
là dove ogni lacrima sarà tersa,
dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio.

S.B. Ieronymos  (Patriarca della Chiesa Ortodossa di Atene):
O Dio di ogni spirito e ogni carne, che hai calpestato la morte, distruggendo il potere del diavolo, donando la vita al cosmo, alle anime dei tuoi servi che hanno lasciato questa vita.
Tu stesso, o Signore, dona loro riposo in un luogo di luce, in un luogo di verdi pascoli, in un luogo di ristoro, da cui il dolore e la tristezza e il lutto sono scomparsi.
Tu, nostro Dio buono e amorevole, perdona ogni peccato da essi commesso in pensieri, parole od opere, poiché che non c’è alcun uomo che possa vivere senza peccare, perché Tu solo sei senza peccato: la tua giustizia, e la tua legge è verità.
Poiché Tu sei la Resurrezione, la Vita, e il Riposo dei tuoi servi, o Cristo nostro Dio; a Te rendiamo Gloria, come al tuo Padre Eterno, al tuo Spirito tutto santo, buono e creatore della Vita, ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.

S.S. Bartolomeo  (Patriarca di Costantinopoli):
Signore di misericordia, di compassione e di ogni consolazione, Ti preghiamo per i nostri fratelli che vivono in situazioni difficili e ci rivolgiamo alla Tua Bontà.
Nutri i neonati; istruisci i giovani; accresci le forze degli anziani; infondi coraggio ai deboli; riunisci coloro che sono divisi; naviga insieme ai naviganti; viaggia con i viaggiatori; difendi le vedove; proteggi gli orfani; libera i prigionieri; guarisci gli infermi. Ricordati, O Signore, di quanti lavorano nelle miniere, sono in esilio, hanno un lavoro duro, tutti coloro che vivono ogni genere di afflizione, di necessità, di pericolo; e di tutti coloro che implorano la tua amorevole bontà; di tutti quelli che ci amano e di quelli che ci odiano; effondi su tutti la tua infinita misericordia, rispondendo alle loro invocazioni per ottenere salvezza.
Ti preghiamo ancora, O Signore della vita e della morte, di concedere l’eterno riposo alle anime dei tuoi servi defunti, alle anime di quanti hanno perso la vita nell’esodo dalle regioni lacerate dalla guerra, o nel corso del viaggio verso luoghi di sicurezza, di pace e prosperità.
Perché tu, O Signore, sei il soccorritore degli indifesi, la speranza dei disperati, il salvatore degli afflitti, il porto del viaggiatore, e il medico dei malati. Tu sei tutto per tutti, tu che conosci ogni persona, le sue richieste, la sua casa e la sua famiglia, e le sue necessità. Libera questa isola, O Signore, e ogni città e paese, dalla fame, da ogni flagello, dal terremoto, dalle inondazioni, dagli incendi, dalla spada, dall’invasione di nemici stranieri e dalla guerra civile.
Amen.