che sono necessarie
per la nostra felicità
La
nostra felicità non è riconducibile alla sola nostra soddisfazione individuale:
hanno infatti un ruolo centrale la felicità attiva, capace di procurare
felicità agli altri, e la partecipazione politica, cioè la dimensione sociale e
pubblica della nostra felicità Le sette leve dell’economia civile possono
ricomporre le diverse felicità frammentate in un’unica integrale orientata al
Bene Comune
-di
LEONARDO BECCHETTI e LORENZO SEMPLICI
Lo
studio presentato nel terzo capitolo della settima edizione del Rapporto
sul BenVivere e la Generatività dei Territori (Aree Vaste) – nato da
un’idea di Federcasse BCC-CR, realizzato con il coordinamento scientifico di
NeXt Nuova Economia per Tutti per il Festival Nazionale dell’Economia Civile ed
edito ECRA, – individua le 7 leve dell’economia civile dimostrando come le
stesse contribuiscano alle felicità (soddisfazione di vita, senso di vita,
felicità attiva) e alla partecipazione politica. Le 7 leve dell’economia civile
individuate sono: la generatività in atto, le intelligenze multiple
(relazionale, emotiva, esistenziale, contempl-attiva sociale e contempl- attiva
individuale) e una concezione di rapporti tra libertà individuale ed interesse
generale lontana da pulsioni libertarie e legata al personalismo comunitario.
Quattro sono i risultati che emergono dall’analisi.
Primo
risultato.
La
generatività, l’abitudine all’analisi e alla rilettura del contesto (intelligenza
contempl-attiva sociale legata al discernimento), l’intelligenza emotiva
(capacità di comprendere se stessi, le proprie emozioni, motivazioni e
obiettivi, in una logica di empatia, resilienza e visione positiva della vita),
l’intelligenza relazionale (capacità di comprendere gli altri, le loro
emozioni e motivazioni, in una logica di reciprocità, attitudine al dono,
gratuità e riconoscimento), così come il ritenere giusto per l’ordine sociale l’orientare
intenzionalmente la propria libertà al perseguimento dell’interesse generale
(personalismo comunitario) sono i cinque elementi che consentono di aumentare
tutte e tre le forme di espressione e di sviluppo dell’essere cittadini dati
dalla: 1) felicità attiva (cioè quella felicità che dipende dalla
capacità di procurare la felicità degli altri), che rappresenta la forma di
comunità della cittadinanza e la dimensione civile della felicità; 2) soddisfazione
di vita, che rappresenta la forma personale/privata e la dimensione edonica
della felicità; 3) partecipazione politica, che rappresenta la forma
sociale e la dimensione Pubblica della Felicità, necessaria per la cura del
Bene Comune: non c’è Bene Comune senza partecipazione.
Secondo
risultato.
Sulla
dimensione civile della felicità (la felicità attiva) impattano positivamente
anche altri elementi che, invece, non incidono sulla dimensione edonica:
l’intensità elevata di pensiero/ riflessione/meditazione (intelligenza
esistenziale) e l’intensità elevata di riflessione sulle conseguenze delle
proprie scelte sul Bene Comune (intelligenza contempl-attiva individuale).
Vale a dire che la dimensione della comunità necessita di una capacità di
contempl-azione e di discernimento che precede l’azione, di un momento di
assunzione di consapevolezza. La dimensione della comunità presuppone lo
sguardo introspettivo proiettato verso l’esterno. Cosa che non è necessaria
nella dimensione personale/ privata (edonica), che ad oggi risulta essere
quella prevalente.
Terzo
risultato.
L’approccio del
liberalismo impatta solo proprio sulla dimensione rilevante ad oggi (la
soddisfazione di vita), mentre l’approccio collettivista solo sulla dimensione
pubblica (la partecipazione politica). Al contrario, l’approccio del
personalismo comunitario impatta su tutte le dimensioni (edonica, civile e
pubblica), ed è l’unico approccio che contribuisce alla forma di espressione e
di sviluppo dell’essere cittadini che oggi è maggiormente in crisi: la
dimensione comunitaria, data dalla Felicità Attiva.
Quarto
risultato.
Sul
Senso di Vita – dimensione eudamonica della felicità – rimangono valide le
evidenze legate al contributo positivo e significativo delle intelligenze
relazionale, emotiva, contemplattiva individuale e della generatività. Per
quanto concerne invece le intelligenze esistenziale e contempl-attiva sociale,
i livelli che risultato significativi sono quelli moderati e non più quelli
elevati. Questo perché, altrimenti, si corre rispettivamente il rischio di
overthinking - riflessione sì, ruminazione no – e di avvitare le discussioni
facendoci percepire il senso di impossibilità e, con esso, la riduzione del
nostro senso di vita. Inoltre, per avere un personalismo comunitario capace di
impatto positivo e significativo sul senso di vita è necessario che lo stesso
sia associato (interagisca) con livelli sopra la media delle intelligenze
emotiva e relazionale, questo perché altrimenti si corre il rischio di un
disallineamento fra senso di giustizia e senso di vita. Vale a dire che per
fare in modo che il senso di giustizia in cui la mia libertà viene
intenzionalmente orientata all’interesse generale (personalismo comunitario)
non incida negativamente con lo scopo della mia vita è necessario essere dotati
di intelligenza relazionale ed emotiva, cioè di quelle intelligenze che
consentono di non vivere il senso di giustizia in modo privativo, solo come
dovere, ma come ricerca del senso della propria vita.
Lo
studio ha quindi messo in evidenza come la nostra felicità sia molto più
complessa della sola soddisfazione e di come le 7 leve dell’economia civile
possano contribuire, in misura e forme diverse, a ricomporre la felicità
frammentata e dicotomica del nostro tempo in una felicità integrale e
funzionale al Bene Comune, che è bene di tutti e di ciascuno.
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