sabato 18 ottobre 2025

RELAZIONI CHE CURANO

 


Giornata missionaria mondiale

Un’occasione per fare memoria del Mandatum Novum affidato duemila anni fa agli apostoli per riaccendere nel cuore d’ogni fedele la coscienza della vocazione missionaria propria di tutta la Chiesa e d’ogni battezzato



-         di GIULIO ALBANESE

Di questi tempi, siamo tutti pervasi da un profondo smarrimento collettivo e da un diffuso senso d’impotenza rispetto al sacrificio di tanta umanità dolente disseminata nei bassifondi del nostro povero mondo. Le macerie della guerra tra Russia e Ucraina, la tragedia di Gaza, le crisi umanitarie dimenticate che devastano intere regioni dell’Africa e del Sud del mondo più in generale, così come l’esodo di milioni di migranti o le persistenti emergenze ambientali, sono il segno di una civiltà planetaria che da Oriente a Occidente, da Meridione a Settentrione sembra abbia decisamente smarrito il senso di una pacifica convivenza. Ed è proprio in questo contesto che la Chiesa è chiamata a rinnovare la sua vocazione più profonda: essere segno di speranza, testimone dell’amore di Dio che non abbandona nessuno. Domani, 19 ottobre, celebreremo infatti la Giornata missionaria mondiale (Gmm), il cui tema, in linea con le celebrazioni giubilari, è «Missionari di Speranza tra le genti». Non si tratta di uno slogan, ma di un programma di vita, di una conversione del cuore e della mente.

Un’occasione, dunque, per fare memoria del Mandatum Novum affidato duemila anni fa agli apostoli per riaccendere nel cuore d’ogni fedele la coscienza della vocazione missionaria propria di tutta la Chiesa e d’ogni battezzato. Sia chiaro: tutta la Chiesa è missionaria! Così amava ripetere Papa Francesco, affermando nell’Evangelii Gaudium: «Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno» (EG 23).

L a Missio ad gentes non è allora un compito riservato a pochi, ma la forma stessa della vita cristiana: ogni battezzato è inviato, ogni comunità è chiamata ad aprirsi, ogni gesto di bene è seme di Vangelo. Papa Leone XIV, nella sua recente Esortazione apostolica Dilexi te, ha rilanciato questa visione mettendo al centro l’amore di Cristo per i poveri e la necessità di una missione che nasca dalla compassione. «Ti ho amato », dice il Signore: è da questo amore che la Chiesa trae la sua forza e la sua credibilità. La missione non può essere disgiunta dall’amore concreto, dal prendersi cura, dal condividere la sorte dei più fragili. In Dilexi te, papa Prevost ci ricorda che il volto di Cristo si riconosce in quello dei poveri, dei migranti, dei malati, dei dimenticati, e che l’annuncio del Vangelo passa attraverso la costruzione di fraternità reale, di giustizia e di pace. Missionari di speranza, dunque, sono coloro che, pur immersi nelle contraddizioni del mondo, continuano a credere nella forza del bene, a scommettere sulla dignità dell’altro, a testimoniare con la vita che Dio è ancora all’opera nella storia umana. La speranza non è ingenuità ma resilienza, non è illusione ma fede che si incarna, che rialza, che accompagna. Oggi, mentre il mondo sembra aver smarrito la fiducia nel futuro, la missione della Chiesa offre orizzonti nuovi, ricordando che l’amore è più forte dell’odio, che la pace è possibile, che la fraternità non è un’utopia ma un compito personale e comunitario. Essere missionari di speranza tra le genti significa allora seminare il Vangelo nei solchi della storia, non con parole effimere ma con la vita, credendo che ogni gesto di misericordia può cambiare il mondo.

Dilexi te ci invita a tornare a questo cuore pulsante della fede: amati per amare, inviati per servire, portatori di speranza per ogni popolo. La missione continua, e nel suo respiro si rinnova la gioia di essere Chiesa: un popolo in cammino che, anche tra le tenebre, non smette di credere nel trionfo della luce sulle tenebre. Animati da queste convinzioni, in occasione della Gmm, promossa dalle Pontificie Opere Missionarie, rappresentate in Italia dalla Fondazione Missio della Cei, siamo anche chiamati ad offrire le nostre preghiere e il nostro obolo per sostenere le Giovani Chiese, nella cristiana certezza che «la messe è molta, ma gli operai sono pochi» ((Mt. 9,37, Lc 10,2). Come ebbe a dire San Giovanni Paolo II nell’Enciclica missionaria Redemptoris Missio, «la fede si rafforza donandola».

www.avvenire.it

 MISSIONARI DI SPERANZA - Messaggio del Papa



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