Visualizzazione post con etichetta semplicità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta semplicità. Mostra tutti i post

mercoledì 20 maggio 2020

UN PASSEROTTO


Il popolo degli uccelli è vasto, e tra di essi ce ne sono di maestosi. Il passero non appartiene certo all’assemblea dei «grandi»: pesa un nonnulla, il suo piumaggio è scialbo, il suo cinguettio discreto. Le aquile abbondano sulle bandiere dei paesi conquistatori. Il passero, invece, non incute soggezione, è buffo e grazioso, forse un tantino insolente. Il suo corpo minuscolo esulta di leggerezza e di semplicità, è una strofa viva uscita dal poema del Creato e che modula gioiosamente l’aria della libertà.                                      (Sylvie German)


Anche sul mio terrazzo cittadino i passeri si affacciano, impauriti solo dai più prepotenti merli. 
È una gioia vedere questo uccello, rivestito come un frate francescano (non per nulla in francese è chiamato moineau, da moine, «monaco»), becchettare libero, bagnarsi nelle piccole pozze d’acqua, esprimere la sua felicità di essere in vita, libero, senza preoccuparsi del domani. 
Penso così alle dolci e intense parole che gli ha dedicato la scrittrice francese Sylvie Germain nel suo libretto "Portare il peso del tempo".
Questo uccello aveva attirato anche l’attenzione di Gesù (si legga Matteo 10,29-31) che ricordava come i passeri e gli altri volatili semplici e modesti «non seminano, non mietono né ammassano nei granai, eppure il Padre celeste li nutre» (6,26). 
A noi, sempre incupiti, preoccupati del guadagno, tesi al successo, desiderosi di predominio, essi insegnano la serenità, il distacco, la gioia di vivere, l’armonia col mondo. 
Realtà queste, di cui non conosciamo più il sapore, immersi come siamo in cose sofisticate, in possessi pesanti, in piaceri spossanti. «Il passero» conclude la Germain «ci offre un’immensa lezione: come trasfigurare la povertà in festa, la vulnerabilità in grazia».

G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori

sabato 14 luglio 2018

INVIATI A FARE DEL BENE

“In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì.
 Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”.

Commento di p. Alberto Maggi.
 L'insuccesso nella sinagoga di Nazareth dove Gesù non è stato creduto e ha potuto compiere solo pochi gesti non solo non scoraggia Gesù, ma lo porta ad intensificare la sua attività con modalità differenti. È il capitolo sesto dal versetto 7 al 13, ma c'è un breve versetto che è stato omesso dalla versione liturgica che è importante. Scrive l'evangelista che Gesù percorreva i villaggi insegnando, cosa significa questo? Gesù non mette più piede in una sinagoga. Ormai si è reso conto che i luoghi di culto, i luoghi religiosi sono refrattari all'azione dello Spirito.
               Allora è inutile perdere tempo in quegli ambienti, ma va nei villaggi, cioè nei luoghi dell'emarginazione, nei luoghi della povertà. E questa volta chiamò a sé i Dodici, il dodici rappresenta il numero dei discepoli che in sé raffigura il nuovo Israele e prese a mandarli, dal verbo greco mandare viene la parola apostolo, che non indica un titolo, ma un'attività, è quella di essere inviati, a due a due, non li manda da soli, ma a due, devono essere una comunità che esprime un messaggio, e dava loro potere, cioè autorità, sugli spiriti impuri.
               Lo spirito impuro è già apparso in questo vangelo quando Gesù per la prima volta proprio in una sinagoga ha provato ad annunziare il suo messaggio. Lo Spirito è una forza, quando viene da Dio si chiama Santo, non soltanto per la sua qualità eccelsa, ma per la sua attività di separare le persone dal male; quando viene da realtà contrarie a Dio si chiama impuro.
               Allora Gesù dà loro potere sugli spiriti impuri, questa espressione ha un duplice significato, sia quello ovvio di liberare le persone da questi spiriti, cioè da queste ideologie nazionaliste, religiose, che impediscono di accogliere la buona notizia di Gesù, ma sia di lavorare su se stessi perché per liberare bisogna essere pienamente liberi.
E ordinò, è l'unica volta che Gesù ordina qualcosa ai discepoli, quindi significa che trova resistenza di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone e i sandali, cioè quello che serve per il camminare Gesù chiede i discepoli che lo prendano. Ma poi Gesù dice di non portare né pane né sacca, era la sacca, la bisaccia tipica del mendicante, né denaro nella cintura, cosa significa? Devono essere persone pienamente libere, devono essere dei signori, devono pienamente fidarsi della ricchezza del messaggio che vanno a portare, signori liberi, ma non ricchi.
               Per questo Gesù dice non portare due tuniche, due tuniche era l'abbigliamento dei ricchi. Quello che sei non deve smentire il messaggio che annuncia. Gesù non indica quello che devono dire, ma come devono essere: portatori della buona notizia. E questa libertà deve essere anche interiore. E Gesù continua affermando dovunque entrate in una casa rimanetevi.
               Gli ebrei quando erano in viaggio chiedevano di essere ospitati soltanto a casa di altri ebrei, possibilmente osservanti, per essere sicuri delle regole rituali del puro e dell’impuro. Gesù chiede di essere liberi da tutto questo, di andare nelle case così come sono e li rimanere perché per liberare devono essere pienamente liberi di questi tabù, di queste superstizioni. Finché non sarete partiti da lì.
Ma, avverte Gesù, se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero andatavene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro o meglio contro di loro. Era tipico degli ebrei, quando andavano in terra pagana, rientrare in terra d'Israele di scuotere la polvere dai loro sandali per non portare nulla di impuro nella loro terra.
               Allora cosa sta dicendo Gesù? Sta cambiando l'idea del pagano. Chi è il pagano? Per la religione il pagano è colui che crede in altre divinità, per Gesù il pagano è colui che è incapace di accogliere, è colui che incapace di ospitare. Ebbene, la conclusione, che questi discepoli partiti proclamarono che, s’intende la gente anche se non c'è nel testo, si convertisse, quindi il cambiamento di vita, scacciavano molti demoni, liberavano da tutte queste ideologie che rendevano le persone refrattarie all'accoglienza della buona notizia di Gesù.
               E l'ultimo particolare è importante perché non si curano soltanto della parte spirituale, ma di tutta la persona, l'integrità di tutto l'essere umano. Gesù ha a cuore questo, e ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Questo è il primo ritratto dell'attività dei discepoli. Vedremo poi la prossima volta se Gesù è stato contento o no di questa loro attività.


(tratto da www.ildialogo.org)

domenica 4 giugno 2017

PENTECOSTE: CHIAMATI ALLA TESTIMONIANZA

Lo Spirito Santo ha manifestato la sua presenza agli uomini sotto forma non soltanto di colomba, ma anche di fuoco. 
Nella colomba viene indicata la semplicità, nel fuoco l’entusiasmo per il bene.
 Papa Gregorio I  (o Gregorio Magno, 540 – 604)

Lo Spirito realizza l’unità: collega, raduna, ricompone l’armonia: «Con la sua presenza e la sua azione riunisce nell’unità spiriti che tra loro sono distinti e separati» (Cirillo di Alessandria, Commento sul vangelo di Giovanni, XI, 11). Cosicché ci sia l’unità vera, quella secondo Dio, che non è uniformità, ma unità nella differenza....
Lo Spirito del perdono, che tutto risolve nella concordia, ci spinge a rifiutare altre vie: quelle sbrigative di chi giudica, quelle senza uscita di chi chiude ogni porta, quelle a senso unico di chi critica gli altri. Lo Spirito ci esorta invece a percorrere la via a doppio senso del perdono ricevuto e del perdono donato, della misericordia divina che si fa amore al prossimo, della carità come «unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato» (Isacco della Stella, Discorso 31) ....
Camminare insieme, lavorare insieme. Amarci. Amarci. E insieme cercare di spiegare le differenze, metterci d’accordo, ma in cammino! Se noi rimaniamo fermi, senza camminare, mai, mai ci metteremo d’accordo. E’ così, perché lo Spirito ci vuole in cammino.
Chiediamolo allo Spirito Santo, fuoco d’amore che arde nella Chiesa e dentro di noi, anche se spesso lo copriamo con la cenere delle nostre colpe: “Spirito di Dio, Signore che sei nel mio cuore e nel cuore della Chiesa, tu che porti avanti la Chiesa, plasmandola nella diversità, vieni. Per vivere abbiamo bisogno di Te come dell’acqua: scendi ancora su di noi e insegnaci l’unità, rinnova i nostri cuori e insegnaci ad amare come Tu ci ami, a perdonare come Tu ci perdoni. Amen”.
Papa Francesco
Leggi: PENTECOSTE - Omelia 
          PENTECOSTE - Vegiia


martedì 25 gennaio 2011

LA VIRTU' DEL SAPERE OZIARE

“Il lavoro nobilita l’uomo, rendendolo libero”. E’ questa la vera rivoluzione che la regola di San Benedetto, Ora et labora, mise in atto sovvertendo l’antica e scontata differenza classista tra otium e negotium. Quando il primo era prerogativa della nobiltà e il secondo dannato e amaro destino per gli umili o schiavi. Una rivoluzione dal respiro lungo, che ha accompagnato nel corso dei secoli la riscoperta dell’otium quale attività nobile del pensiero, nella contemplazione della verità, delle arti e della bellezza in genere. Rendendo primaria, già nel XV secolo, la necessità a praticarlo e coltivarlo. E che oggi fa dire al professor Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna, presidente dell’Agenzia nazionale per le Onlus, nonché consulente economico di Benedetto XVI: “Che i tempi sono maturi per vivere il negotium in funzione dell’otium“. In pratica, vivere l’otium come il fine e il negotium come lo strumento per perseguirlo....

Leggi: Le virtù dell'economia dell'ozio

Come educare noi stessi e i nostri alunni al sano ozio?