verso la Pasqua
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di p. Giuseppe Oddone*
La nostra purificazione
La
nostra vita si può paragonare ad un fiume che scorre per gettarsi nell’ oceano
dell’eternità, dell’amore infinito di Dio, nostro creatore, redentore,
santificatore. Il battesimo ci ha comunicato la vita divina, ma i nostri limiti
nell’ esistenza, nella conoscenza, nella volontà di aderire al bene, le nostre
scelte sbagliate inquinano spesso le acque della nostra vita, le intorbidano,
le offuscano sì che esse non assorbono più la luce divina. Solo una creatura,
la Vergine Maria ha percorso il cammino della vita, riflettendo sempre più
intensamente con il passare del tempo l’azzurro infinito dell’amore di Dio.
E’
certo che non potremo fondere le acque della nostra vita con l’oceano purissimo
di Dio Amore, se non saremo perfettamente purificati o in questa vita oppure
oltre i confini del tempo. Che esista anche una purificazione ultraterrena è un
dato di fede, anche se non ne conosciamo le modalità. Ma non dobbiamo
disperare: ci depurano la misericordia di Dio che si manifesta in Gesù
Crocifisso e Risorto per noi, unico mediatore alla destra del Padre, l’amore
della Vergine Maria, e nella Comunione dei Santi la preghiera di tutta la
Chiesa pellegrina sulla terra.
Il periodo quaresimale
Ma
vi è anche una parte che spetta ad ognuno di noi e che la Chiesa ci propone,
soprattutto nel periodo di preparazione alla Pasqua. Il mistero pasquale ha per
così dire due versanti. Il primo è quello della Croce: Gesù obbedisce al Padre,
affronta la sua passione e morte, portando su di sé ed espiando i peccati di
tutta l’umanità, dai suoi inizi fino alla fine dei tempi. Il secondo è quello
della sua Risurrezione, che è la risposta di amore del Padre alla fedeltà del
Figlio: Cristo risorto ci rende già fin d’ora partecipi della vita divina e del
suo infinito dono, che è il suo Spirito.
Nei
giorni che precedono la Pasqua noi camminiamo con Gesù verso Gerusalemme: è un tempo
forte in cui siamo chiamati a prendere coscienza del nostro battesimo, per
rivivere in noi la vita di Cristo. La Chiesa è santa e santificatrice, ma
sempre bisognosa di purificazione nei suoi membri, che devono immergersi nella
sorgente della grazia per riconciliarsi con Dio e con i fratelli, consapevoli
delle conseguenze sociali del peccato.
Gesù
è la sorgente e la Quaresima è il tempo favorevole per approfondire e
rinsaldare la nostra adesione a Lui, che non può essere conosciuto dal di
fuori, prendendo le distanze dal suo mistero di morte e risurrezione, ma condividendo
la sua vita, le sue scelte, la sua Parola che ci illumina, ci apre alla
conoscenza della misericordia di Dio, intensificando il nostro rapporto
personale con Lui.
Tra
le opere di purificazione quaresimale vi è anzitutto il digiuno, anche se per
il cibo è limitato al Mercoledì delle Ceneri ed al Venerdì Santo, e per l’astinenza
dalla carne ad ogni venerdì di questo periodo. Il digiuno si allarga anche ad
altri aspetti della vita per liberarci dall’intemperanza nell’uso del denaro,
del tempo libero, della televisione o dei social, della moda, in sostanza da
tutte le droghe che ci condizionano, con lo scopo di condurci all’equilibrio
interiore di una vita nuova.
Importante
è la preghiera: anzitutto quella personale, nel segreto della propria camera,
ma anche quella liturgica e comunitaria, che ci dona il senso dell’appartenenza
alla Chiesa, popolo di Dio in cammino nella storia.
Infine,
le opere di carità ci aiutano a vincere il nostro egoismo e ad aprirci alle
necessità dei poveri, nei quali Cristo è misteriosamente presente, perché tutto
ciò che noi facciamo ai fratelli in necessità lo facciamo a Lui.
Questo
tempo penitenziale ha il suo vertice nella Settimana Santa: è per tutti noi un
nuovo esodo, un passaggio dalla schiavitù alla libertà, per incontrare nella
Pasqua, Cristo Risorto, Signore dell’universo, della Chiesa, della vita di ogni
credente.
Questo
cammino di purificazione e di conversione aiuta a recuperare il bene compiuto
nel nostro passato, cancella con il pentimento il male che possiamo aver
compiuto, riempie di gioia e di significato il nostro presente, aiuta a
guardare con fiducia al nostro futuro.
Dante, maestro nel cammino di purificazione
Esemplifico
quanto detto prendendo qualche spunto dal Purgatorio di Dante. I dati di fede
ci dicono appunto che esiste una purificazione terrena ed ultraterrena e che
sono utili i suffragi e le preghiere per i defunti. Ma tutta la cantica del
Purgatorio è una meravigliosa costruzione fantastica e poetica per indicare a
noi il cammino della salvezza, per cancellare nello spirito di penitenza le
tendenze dei sette vizi capitali, radicati nel nostro cuore. Il poeta ne indica
le modalità: in primo luogo la devozione alla Vergine Maria, che ci apre
l’infinita via che porta a Dio e alla sua bontà infinita che ha sì gran braccia
che accoglie chiunque si rivolge a Lui.
Lo
stimolo penitenziale incomincia sempre con una meditazione sulla santità della
Madre di Dio. Contemplando l’umiltà di Maria e la sua purezza di vita nel
mistero dell’Annunciazione intraprendiamo la via per liberarci dalla superbia e
dalla lussuria, nella sua prontezza a correre dalla cugina Elisabetta riceviamo
uno stimolo per vincere la nostra accidiosa pigrizia, nel mistero del Natale e
nel presepe contempliamo la sua povertà ed il suo distacco dall’avidità dei
beni terreni, nell’incontro di Maria con Gesù fra i dottori nel tempio la sua
dolcezza e la sua mitezza, nella sua presenza alle nozze di Cana troviamo un
esempio di attenzione agli altri per vincere il vizio dell’invidia e della
gola. Il cammino di purificazione è poi correlato allo spirito delle
beatitudini evangeliche – Maria è la perfetta discepola – che vengono
proclamate solitamente al termine di ogni cornice e messe in relazione con il
vizio capitale da espiare. C’è poi la preghiera personale e corale tratta dalla
liturgia e dalla tradizione della Chiesa: il salmo del Miserere, la Salve
Regina, il Padre Nostro, le litanie dei Santi, l’Agnus dei, la preghiera del
tramonto.
Ma
per purificare se stessi occorre rivedere anche le proprie esperienze culturali
del passato, le antiche amicizie, eliminando gli elementi negativi: così fa il
poeta Dante con l’amico Casella, con Oderisi da Gubbio, con Forese Donati;
ripensa inoltre al suo impegno politico, alla sua militanza fra i poeti del
dolce stilnovo; ne comprende il valore, ma anche i limiti e si orienta più
decisamente verso Dio.
Al
termine del suo cammino il poeta è certo che il suo passato negativo è
completamente cancellato e dimenticato da lui e da Dio, e che il bene fatto
nella vita con la grazia divina è riaffiorato nella sua coscienza e presentato
al Signore. E’ finalmente “puro e disposto a salire le stelle”, pronto per
l’incontro con Dio ed i suoi Santi nel Paradiso.
Passione e Risurrezione in A. Manzoni
Anche
Alessandro Manzoni, tornato alla fede a 25 anni, dopo una crisi personale che
lo allontanò dalla pratica religiosa, sentì profondamente la necessità di
rivivere in sé il mistero della passione e risurrezione di Gesù e di celebrare
nella poesia il dono della redenzione, la grazia che salva, venuta agli uomini
con il sacrificio dell’Uomo-Dio: vuole ora un’arte che sollevi alla Verità, che
egli ha trovato dopo una lunga riflessione. E la verità è collegata alla fede,
alla vita della Chiesa, alla sua liturgia. Nascono così gli Inni Sacri.
Nell’inno
“La Passione”, nell’ultima strofa, rivolgendosi a Maria, sintetizza il cammino
di comunione con la croce di Cristo, con il santo patire che ci redime ed è
pegno dell’eterna gioia del paradiso.
E
tu, Madre, che immota vedesti
Un
tal Figlio morir sulla croce,
Per
noi prega, o regina de' mesti,
Che
il possiamo in sua gloria veder;
Misti
al santo patir del tuo Figlio
Ci
sian pegno d'eterno goder.
Alla Vergine Maria, modello di vita per i
credenti e nostra potente avvocata presso Dio, è riservata in tutti gli Inni una
parte importante accanto a Cristo. Così anche ne “La Risurrezione”, il primo
degli Inni sacri, con un ritmo festivo e gioioso, quasi a celebrare anche la
sua risurrezione personale, ossia il suo ritorno alla fede, il Manzoni così si
esprime.
Dall’altar si
mosse un grido:
Godi, o Donna alma del cielo;
Godi; il Dio cui fosti nido
A vestirsi il nostro velo,
È risorto, come il disse:
Per noi prega: Egli prescrisse,
Che sia legge il tuo pregar.
O fratelli, il
santo rito
Sol di gaudio oggi ragiona;
Oggi è giorno di convito;
Oggi esulta ogni persona.
La Pasqua è gioia
condivisa, è festa e convito, che anticipa quello del cielo. Ecco a cosa porta
tutto il cammino quaresimale di conversione e purificazione, specificato negli
ultimi due versi della poesia: chiunque confida nel Signore potrà
salvarsi, e come lui risorgere.
Nel Signor chi si confida
col Signor risorgerà.
* P. Giuseppe Oddone, Assistente Ecclesiastico
Nazionale AIMC
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