Save the Children: sui minori migranti non si può dire "non sapevamo"
In occasione della
Giornata Mondiale del Rifugiato, l’Organizzazione sottolinea le responsabilità
dell’Europa che resta a guardare le violenze senza garantire adeguata
protezione e accoglienza a chi ha meno di 18 anni. La denuncia è contenuta in
un nuovo rapporto realizzato lungo le rotte tra Oulx, Ventimiglia, Udine e
Trieste, con cui si chiede all’Italia e alle istituzioni europee una protezione
immediata, un monitoraggio efficace ed indipendente delle frontiere e progetti
di assistenza umanitaria nei luoghi di transito. L'intervista a Raffaella
Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children:
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di Andrea De Angelis
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Si
alza forte la voce per chi, troppo spesso, non ha voce. L'eco arriva in tutta
Europa, partendo dai luoghi delle rotte migratorie che caratterizzano il
vecchio Continente. La voce di quei minori che si spostano a piedi, nascosti
sotto i camion o sui treni, trasportati in macchina in autostrada dai passeur, attraversano
boschi e montagne pericolose come il cosiddetto Passo della morte tra Italia e
Francia, spesso di notte, per superare confini blindati. Persone che vengono
respinte una, due, decine di volte, nonostante abbiano meno di 18 anni, anche
tra Paesi Membri dell’Ue. Anime che non si arrendono. Sono tanti i racconti dei
minori stranieri non accompagnati, a volte poco più che bambini, che parlano
delle atrocità subite o a cui hanno dovuto assistere, soprattutto lungo la
rotta balcanica: ragazzi che raccontano di essere stati derubati, picchiati,
denudati in Croazia, detenuti e sottoposti a violenze in Bulgaria. Queste
testimonianze sono state raccolte da Save the Children - l’Organizzazione
internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e
garantire loro un futuro - nel suo nuovo Rapporto “Nascosti in piena
vista. Minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa”, a cura del
giornalista Daniele Biella, accompagnato sul campo dal fotoreporter Alessio
Romenzi. L'occasione è la Giornata Mondiale del Rifugiato del prossimo 20 giugno.
Persone
invisibili
Il
Rapporto lancia un allarme sui moltissimi minori soli che si muovono come
fossero fantasmi. Minorenni invisibili che sono continuamente esposti al
rischio di incidenti, traffico di esseri umani, violenze psicologiche e
fisiche, anche per mano istituzionale. Una volta arrivati in Italia, minori e
famiglie continuano a essere vittime di respingimenti alle frontiere interne,
che in particolare per i minori soli sono illegali. Nel mese di
aprile sono stati 107 i minori stranieri non accompagnati che hanno fatto
ingresso in Italia dalla rotta balcanica intercettati e accolti nel sistema di
protezione italiano. La punta di un iceberg ben più consistente. Sempre
ad aprile, 24 di loro hanno invece lasciato volontariamente le
strutture di accoglienza del Friuli Venezia Giulia per raggiungere la frontiera
ovest italiana, al confine con la Francia, a Ventimiglia o a Oulx. Altrettante,
si legge nel Rapporto, sono le segnalazioni di respingimenti da parte della
polizia di frontiera francese.
Impossibile
non vedere
Tutto
questo avviene quasi alla luce del sole. Ma solo per chi lo vuole vedere. Le
frontiere sono ancora più chiuse dallo scoppio della pandemia e la libera
circolazione del trattato di Schengen sembra il ricordo di un passato
lontano. “Non si può più dire “non sapevamo”. E soprattutto, ribadiscono
gli autori del Rapporto, è necessario cambiare rotta subito: gli Stati membri
dell’Unione Europea potrebbero gestire virtuosamente questi flussi di minori
vulnerabili. Non solo in nome della solidarietà, che è un valore fondante, ma
anche per cogliere l’opportunità di rendere parte attiva della società tutti
questi ragazzi determinati a costruirsi un futuro. La Commissione europea
si dovrebbe impegnare per arrivare ad una Raccomandazione agli Stati Membri o
ad altro atto di rango europeo che richieda di adottare e applicare politiche
volte ad assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini
esterni e interni dell’Europa e sui territori interni e a promuovere il loro
benessere e sviluppo, anche mediante strategie tese all’inclusione scolastica e
formativa.
Cambiano
le frontiere, non i problemi
La
voce di questi ragazzi coraggiosi ma ‘invisibili’ è stata raccolta da un team
di ricerca di Save the Children per fare luce su una rotta delicata e
complessa, due mesi trascorsi tra Oulx, Ventimiglia, Udine e Trieste,
ripercorrendo le tracce di minori e famiglie nei luoghi di passaggio formali e
informali, lungo i sentieri di montagna in entrata dalla Slovenia e in uscita
verso la Francia, ascoltando le loro voci, così come quelle delle persone e
organizzazioni della società civile che li stanno aiutando, oltre alle
istituzioni territoriali che hanno competenza lungo quelle frontiere. Il
tentativo è quello di sintetizzare un lavoro sul campo che vuole gettare luce
su ciò che quotidianamente accade alla Frontiera Nord d’Italia, interessata da
un passaggio continuo di minorenni stranieri non accompagnati, che entrano ogni
giorno in Friuli-Venezia Giulia, tra Trieste e Udine, dove arrivano a piedi
dalle montagne carsiche o lasciati nelle strade di provincia da soggetti che
lucrano senza scrupoli.
Dalla
parte dei più piccoli
"Stiamo
parlando di minorenni, di adolescenti talvolta poco più che bambini che
tecnicamente si definiscono minori stranieri non accompagnati, ma in sostanza
sono persone che hanno affrontato un viaggio da sole, dal proprio Paese verso
l'Europa, o lo sono rimaste durante questo viaggio". Lo afferma
nell'intervista a Vatican News Raffaela Milano, Direttore dei Programmi
Italia-Europa di Save the Children.
Ragazze
e ragazzi che arrivano in Europa, dunque, senza figure di riferimento.
"L'Europa ha sottoscritto una dichiarazione per l'infanzia in cui afferma
di considerare prioritario il loro interesse, di queste persone. Nessuno
escluso", sottolinea Milano. "In realtà molto spesso questi giovani
affrontano una nuova odissea, entrando in un circuito di nuove sofferenze e
rischiando di essere sfruttati dai trafficanti". Il report dà voce ai loro
racconti e mette in luce una realtà "che risulta essere invisibile solo
per chi non vuole vederla".
Il
Papa, un faro per questi ragazzi
In
più occasioni il Papa ha sottolineato l'importanza di rispettare i diritti
delle persone migranti, di tutelarle ed accoglierle. "Per noi Francesco è
un faro, lo è per tutte le persone che si occupano di questi temi e per gli
stessi minori migranti, indipendentemente dal loro credo religioso",
afferma Milano. "Il Papa ha lanciato per i minori soli degli appelli di
grandissima forza, ha parlato delle responsabilità dei Paesi per tutte le
sofferenze di questi ragazzi che vanno dallo sfruttamento al lavoro minorile.
Francesco - conclude - con il suo esempio e la sua parola è una ispirazione
fondamentale in questi tempi così difficili".
Storie
di persone e famiglie
Nel
Rapporto sono numerose le storie raccontate. Di singoli, come di intere
famiglie. Negli ultimi tempi si registra un aumento dei traumi psicologici
di alcuni minori, in prevalenza pakistani. Che questi traumi possano essere
legati alle esperienze subite lungo la rotta balcanica, lo dimostrano diversi
racconti tra cui quello di Abdel, neomaggiorenne arrivato l’anno scorso in
Italia, ora in prosieguo amministrativo in comunità. C'è poi la storia di
Gyasi, 17 anni, nato in Ciad. Ha una gamba ferita da una pallottola sparatagli
da un poliziotto libico quando è scappato dal centro di detenzione. Un mese
prima era sopravvissuto dopo tre giorni in mare su un gommone con il motore in
panne, era stato recuperato dalla Guardia costiera libica e ricondotto nel
centro di detenzione in cui aveva passato i successivi 20 mesi. Una volta
ripartito, è arrivato in Sicilia e dopo la quarantena a Ventimiglia. Il team di
Save the Children lo incontra dopo una notte passata in un container, con
decine di persone migranti, adulti e bambini, al posto di polizia di frontiera
francese di Mentone, al confine con l’Italia, dove era stato chiuso dopo il
respingimento alla frontiera, assieme al suo compagno di viaggio del Sudan
anch’esso minorenne: “Ho dichiarato la mia data di nascita, 2004, quella con
cui sono stato registrato allo sbarco in Sicilia. Ma non mi hanno creduto e mi
hanno riportato in Italia scrivendo sul refus d’entrée una
data che mi fa risultare maggiorenne”. Altri minori denunciano la stessa
prassi, respinti come maggiorenni oppure per la mancanza di tampone molecolare
anti-Covid o del possesso dell’importo minimo di soldi per soggiornare in
Francia. Ancora respingimenti, anche di famiglie intere. È il caso di
quella incontrata al rifugio Massi, nei pressi della stazione di Oulx, alta
Valle di Susa. Una famiglia irachena con un bimbo di due anni e una di 10 anni,
cardiopatica, è stata respinta dalla polizia francese la notte precedente
mentre stava provando a passare il confine sulle montagne. La sera dopo si è
rimessa in viaggio, di nuovo verso le montagne attorno al colle del Monginevro.
A due anni dalla partenza dall’Iraq, dopo avere attraversato a piedi tutti i boschi
dei Balcani.
Messaggio per la 107ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2021
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