sabato 4 marzo 2023

PELLEGRINI

        
        In cammino 

          verso la Pasqua

 

- di p. Giuseppe Oddone*


La nostra purificazione

La nostra vita si può paragonare ad un fiume che scorre per gettarsi nell’ oceano dell’eternità, dell’amore infinito di Dio, nostro creatore, redentore, santificatore. Il battesimo ci ha comunicato la vita divina, ma i nostri limiti nell’ esistenza, nella conoscenza, nella volontà di aderire al bene, le nostre scelte sbagliate inquinano spesso le acque della nostra vita, le intorbidano, le offuscano sì che esse non assorbono più la luce divina. Solo una creatura, la Vergine Maria ha percorso il cammino della vita, riflettendo sempre più intensamente con il passare del tempo l’azzurro infinito dell’amore di Dio.

E’ certo che non potremo fondere le acque della nostra vita con l’oceano purissimo di Dio Amore, se non saremo perfettamente purificati o in questa vita oppure oltre i confini del tempo. Che esista anche una purificazione ultraterrena è un dato di fede, anche se non ne conosciamo le modalità. Ma non dobbiamo disperare: ci depurano la misericordia di Dio che si manifesta in Gesù Crocifisso e Risorto per noi, unico mediatore alla destra del Padre, l’amore della Vergine Maria, e nella Comunione dei Santi la preghiera di tutta la Chiesa pellegrina sulla terra.

Il periodo quaresimale

Ma vi è anche una parte che spetta ad ognuno di noi e che la Chiesa ci propone, soprattutto nel periodo di preparazione alla Pasqua. Il mistero pasquale ha per così dire due versanti. Il primo è quello della Croce: Gesù obbedisce al Padre, affronta la sua passione e morte, portando su di sé ed espiando i peccati di tutta l’umanità, dai suoi inizi fino alla fine dei tempi. Il secondo è quello della sua Risurrezione, che è la risposta di amore del Padre alla fedeltà del Figlio: Cristo risorto ci rende già fin d’ora partecipi della vita divina e del suo infinito dono, che è il suo Spirito.

Nei giorni che precedono la Pasqua noi camminiamo con Gesù verso Gerusalemme: è un tempo forte in cui siamo chiamati a prendere coscienza del nostro battesimo, per rivivere in noi la vita di Cristo. La Chiesa è santa e santificatrice, ma sempre bisognosa di purificazione nei suoi membri, che devono immergersi nella sorgente della grazia per riconciliarsi con Dio e con i fratelli, consapevoli delle conseguenze sociali del peccato.

Gesù è la sorgente e la Quaresima è il tempo favorevole per approfondire e rinsaldare la nostra adesione a Lui, che non può essere conosciuto dal di fuori, prendendo le distanze dal suo mistero di morte e risurrezione, ma condividendo la sua vita, le sue scelte, la sua Parola che ci illumina, ci apre alla conoscenza della misericordia di Dio, intensificando il nostro rapporto personale con Lui.

Tra le opere di purificazione quaresimale vi è anzitutto il digiuno, anche se per il cibo è limitato al Mercoledì delle Ceneri ed al Venerdì Santo, e per l’astinenza dalla carne ad ogni venerdì di questo periodo. Il digiuno si allarga anche ad altri aspetti della vita per liberarci dall’intemperanza nell’uso del denaro, del tempo libero, della televisione o dei social, della moda, in sostanza da tutte le droghe che ci condizionano, con lo scopo di condurci all’equilibrio interiore di una vita nuova.

Importante è la preghiera: anzitutto quella personale, nel segreto della propria camera, ma anche quella liturgica e comunitaria, che ci dona il senso dell’appartenenza alla Chiesa, popolo di Dio in cammino nella storia.

Infine, le opere di carità ci aiutano a vincere il nostro egoismo e ad aprirci alle necessità dei poveri, nei quali Cristo è misteriosamente presente, perché tutto ciò che noi facciamo ai fratelli in necessità lo facciamo a Lui.

Questo tempo penitenziale ha il suo vertice nella Settimana Santa: è per tutti noi un nuovo esodo, un passaggio dalla schiavitù alla libertà, per incontrare nella Pasqua, Cristo Risorto, Signore dell’universo, della Chiesa, della vita di ogni credente.

Questo cammino di purificazione e di conversione aiuta a recuperare il bene compiuto nel nostro passato, cancella con il pentimento il male che possiamo aver compiuto, riempie di gioia e di significato il nostro presente, aiuta a guardare con fiducia al nostro futuro.

Dante, maestro nel cammino di purificazione

Esemplifico quanto detto prendendo qualche spunto dal Purgatorio di Dante. I dati di fede ci dicono appunto che esiste una purificazione terrena ed ultraterrena e che sono utili i suffragi e le preghiere per i defunti. Ma tutta la cantica del Purgatorio è una meravigliosa costruzione fantastica e poetica per indicare a noi il cammino della salvezza, per cancellare nello spirito di penitenza le tendenze dei sette vizi capitali, radicati nel nostro cuore. Il poeta ne indica le modalità: in primo luogo la devozione alla Vergine Maria, che ci apre l’infinita via che porta a Dio e alla sua bontà infinita che ha sì gran braccia che accoglie chiunque si rivolge a Lui.

Lo stimolo penitenziale incomincia sempre con una meditazione sulla santità della Madre di Dio. Contemplando l’umiltà di Maria e la sua purezza di vita nel mistero dell’Annunciazione intraprendiamo la via per liberarci dalla superbia e dalla lussuria, nella sua prontezza a correre dalla cugina Elisabetta riceviamo uno stimolo per vincere la nostra accidiosa pigrizia, nel mistero del Natale e nel presepe contempliamo la sua povertà ed il suo distacco dall’avidità dei beni terreni, nell’incontro di Maria con Gesù fra i dottori nel tempio la sua dolcezza e la sua mitezza, nella sua presenza alle nozze di Cana troviamo un esempio di attenzione agli altri per vincere il vizio dell’invidia e della gola. Il cammino di purificazione è poi correlato allo spirito delle beatitudini evangeliche – Maria è la perfetta discepola – che vengono proclamate solitamente al termine di ogni cornice e messe in relazione con il vizio capitale da espiare. C’è poi la preghiera personale e corale tratta dalla liturgia e dalla tradizione della Chiesa: il salmo del Miserere, la Salve Regina, il Padre Nostro, le litanie dei Santi, l’Agnus dei, la preghiera del tramonto.

Ma per purificare se stessi occorre rivedere anche le proprie esperienze culturali del passato, le antiche amicizie, eliminando gli elementi negativi: così fa il poeta Dante con l’amico Casella, con Oderisi da Gubbio, con Forese Donati; ripensa inoltre al suo impegno politico, alla sua militanza fra i poeti del dolce stilnovo; ne comprende il valore, ma anche i limiti e si orienta più decisamente verso Dio.

Al termine del suo cammino il poeta è certo che il suo passato negativo è completamente cancellato e dimenticato da lui e da Dio, e che il bene fatto nella vita con la grazia divina è riaffiorato nella sua coscienza e presentato al Signore. E’ finalmente “puro e disposto a salire le stelle”, pronto per l’incontro con Dio ed i suoi Santi nel Paradiso.

Passione e Risurrezione in A. Manzoni

Anche Alessandro Manzoni, tornato alla fede a 25 anni, dopo una crisi personale che lo allontanò dalla pratica religiosa, sentì profondamente la necessità di rivivere in sé il mistero della passione e risurrezione di Gesù e di celebrare nella poesia il dono della redenzione, la grazia che salva, venuta agli uomini con il sacrificio dell’Uomo-Dio: vuole ora un’arte che sollevi alla Verità, che egli ha trovato dopo una lunga riflessione. E la verità è collegata alla fede, alla vita della Chiesa, alla sua liturgia. Nascono così gli Inni Sacri.

Nell’inno “La Passione”, nell’ultima strofa, rivolgendosi a Maria, sintetizza il cammino di comunione con la croce di Cristo, con il santo patire che ci redime ed è pegno dell’eterna gioia del paradiso.

E tu, Madre, che immota vedesti

Un tal Figlio morir sulla croce,

Per noi prega, o regina de' mesti,

Che il possiamo in sua gloria veder;

Misti al santo patir del tuo Figlio

Ci sian pegno d'eterno goder.

 Non solo Dio Padre contempla il Figlio che muore per la nostra Redenzione. Il poeta, profondamente sensibile al dolore ed al grido dei poveri e dei sofferenti, si immedesima in Maria, la contempla ritta ed immota accanto alla croce, la invoca con una toccante implorazione, perché associ la sofferenza umana a santi patimenti del Figlio. Ma la prospettiva rimane la vita eterna con Dio: la visione della sua gloria e l’eterna gioia del Paradiso.

Alla Vergine Maria, modello di vita per i credenti e nostra potente avvocata presso Dio, è riservata in tutti gli Inni una parte importante accanto a Cristo. Così anche ne “La Risurrezione”, il primo degli Inni sacri, con un ritmo festivo e gioioso, quasi a celebrare anche la sua risurrezione personale, ossia il suo ritorno alla fede, il Manzoni così si esprime.

Dall’altar si mosse un grido:
Godi, o Donna alma del cielo;
Godi; il Dio cui fosti nido
A vestirsi il nostro velo,
È risorto, come il disse:
Per noi prega: Egli prescrisse,
Che sia legge il tuo pregar.

O fratelli, il santo rito
Sol di gaudio oggi ragiona;
Oggi è giorno di convito;
Oggi esulta ogni persona.

La Pasqua è gioia condivisa, è festa e convito, che anticipa quello del cielo. Ecco a cosa porta tutto il cammino quaresimale di conversione e purificazione, specificato negli ultimi due versi della poesia: chiunque confida nel Signore potrà salvarsi, e come lui risorgere.

Nel Signor chi si confida

col Signor risorgerà.

 

 

* P. Giuseppe Oddone, Assistente Ecclesiastico Nazionale AIMC

 

 

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