giovedì 30 marzo 2023

LA DOTTRINA DELLA SCOPERTA


 La “dottrina della scoperta” non fa parte dell'insegnamento della Chiesa cattolica.

 

- di Angela Ambrogetti

 "La “dottrina della scoperta” non fa parte dell'insegnamento della Chiesa cattolica. La ricerca storica dimostra chiaramente che i documenti papali in questione, scritti in un periodo storico specifico e legati a questioni politiche, non sono mai stati considerati espressioni della fede cattolica". É scritto in una “Nota” congiunta dei Dicasteri per la Cultura e lo Sviluppo Umano Integrale pubblicata oggi anche in risposta alle richieste dello scorso luglio in Canada degli indigeni durante il viaggio di Papa Francesco.

 Nel testo si legge che "la Chiesa riconosce che queste Bolle papali non riflettevano adeguatamente la pari dignità e i diritti dei popoli indigeni. La Chiesa è anche consapevole del fatto che il contenuto di questi documenti è stato manipolato a fini politici dalle potenze coloniali in competizione tra loro, per giustificare atti immorali contro le popolazioni indigene, compiuti talvolta senza l'opposizione delle autorità ecclesiastiche. È giusto riconoscere questi errori, riconoscere i terribili effetti delle politiche di assimilazione e il dolore provato dalle popolazioni indigene, e chiedere perdono. Inoltre, Papa Francesco ha esortato: “Mai più la comunità cristiana potrà lasciarsi contagiare dall'idea che una cultura sia superiore alle altre, o che sia legittimo ricorrere a modi di coercizione degli altri”.

 La così detta "dottrina della scoperta", secondo la quale che quando un re cristiano scopriva territori non cristiani li poteva reclamare come suoi, è un tema discusso soprattutto in alcune situazioni.

 Nella nota si ricorda anche però la Bolla Sublimis Deus del 1537 di  Papa Paolo III: “Definiamo e dichiariamo [... ] che [, ... ] i detti indiani e tutti gli altri popoli che in seguito saranno scoperti dai cristiani, non devono in alcun modo essere privati della loro libertà o del possesso dei loro beni, anche se non sono di fede cristiana; e che possono e devono, liberamente e legittimamente, godere della loro libertà e del possesso dei loro beni; né devono essere in alcun modo ridotti in schiavitù; se dovesse accadere il contrario, sarà nullo e non avrà alcun effetto”.

 Conclude la Nota: "Senza mezzi termini, il magistero della Chiesa sostiene il rispetto dovuto a ogni essere umano. La Chiesa cattolica ripudia quindi quei concetti che non riconoscono i diritti umani intrinseci dei popoli indigeni, compresa quella che è diventata nota legalmente e politicamente come “dottrina della scoperta”.

 Gratitudine l'hanno espressa la Conferenza canadese dei vescovi cattolici i quali confermano l'errata interpretazione di chi vuole che la "dottrina della scoperta" sia legata al Magistero

 E i vescovi statunitensi scrivono: " La dichiarazione congiunta è ancora un altro passo nell'esprimere preoccupazione e sollecitudine pastorale per i popoli nativi e indigeni che hanno subito enormi sofferenze a causa dell'eredità di una mentalità colonizzante. Il rinnovato ripudio e la condanna della dichiarazione delle violenze e delle ingiustizie commesse contro i popoli nativi e indigeni, nonché il continuo sostegno della Chiesa alla loro dignità e diritti umani. Nei secoli che seguirono le bolle papali in questione, molti papi proclamarono coraggiosamente i diritti dati da Dio a tutti i popoli, ma dobbiamo anche affrontare quei momenti in cui i cristiani mancavano di tale audacia o chiarezza".

 I Vescovi canadesi e statunitensi insieme al Pontificio Comitato per le scienze storiche stanno insieme esplorando la possibilità di organizzare un Simposio accademico con studiosi indigeni e non indigeni per approfondire ulteriormente la storia Comprensione della 'Dottrina della Scoperta.'

 Aci Stampa

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