mercoledì 29 marzo 2023

PEDOPORNOGRAFIA IN RETE


Gli orchi? Sempre più hi-tech.

 Pedofilia, fascia 8-12 a rischio





EDUCAZIONE, PREVENZIONE, VIGILANZA
RESPONSABILITA' DELLE FAMIGLIE,  DEGLI EDUCATORI 
E DELLE ISTITUZIONI
- Rapporto METER - L'associazione guidata da don Fortunato Di Noto rivela che lo scorso anno sono aumentati gli scambi di cartelle compresse online, anche a pagamento. La quantità di foto e video resta incalcolabile e per l'identificazione dei pedofili si chiede maggiore collaborazione tra le aziende che gestiscono i server. Il sacerdote: non dimentichiamo che dietro ogni rappresentazione c'è un bambino abusato

 - di Michele Raviart - Città del Vaticano

 I dati dello scambio di materiale pedopornografico sono inquantificabili. Si tratta di un fenomeno mondiale che vede in America e in Europa la maggior parte delle segnalazioni alle polizie mondiali. Aumentano gli scambi attraverso le cartelle compresse condivise, che contengono foto e video all’interno di piattaforme di file hosting (servizio che permette di caricare su internet file che possono poi essere scaricati e condivisi da altri utenti) che sono più che raddoppiate (1.734 segnalazioni nel 2022 rispetto alle 637 nel 2021). È quanto emerge dal rapporto 2022 sulla pedofilia di Meter Onlus, pubblicato oggi.

Alcuni dati del rapporto Meter 2022

Diminuiscono le foto – da quasi tre milioni e mezzo a circa due milioni – e i video – da poco più di un milione a 900 mila – anche se questa diminuzione non corrisponde ad una minore circolazione del materiale in rete. Le segnalazioni alle polizie di tutto il mondo riguardano server che in 12.771 casi su 15.660 si trovano in America, mentre sono 1.299 i link in Europa, secondo il database di Meter. Quasi 50 mila i link nel cosiddetto “dark web”. Quello che è necessario, spiega il presidente di Meter onlus, don Fortunato Di Noto, è una maggiore collaborazione internazionale, soprattutto per riuscire a superare le resistenze delle aziende che ospitano i server nel fornire i dati di chi usufruisce, scambia e lucra su questo materiale.


Don Di Noto, che cosa emerge dal rapporto Meter di quest'anno?

Il fenomeno della pedofilia e della pedopornografia, ahimè, resta sempre un fenomeno sottaciuto e ci sono numeri inquantificabili perché oltre ad aumentare i link segnalati alle varie polizie, non soltanto quelle italiane ma anche quelle estere, non dobbiamo dimenticare che il fenomeno si è spostato nelle cosidette “cartelle compresse”, dove i pedopornografi non solo trafficano il materiale, ma soprattutto lucrano su questo materiale. Questa è la prima cosa che emerge dal monitoraggio della rete. I numeri sono veramente inquantificabili, tra milioni e milioni di foto e di video. C'è l'aumento della presenza delle donne che abusano dei bambini e c'è la presenza anche dell'utilizzo, è brutto dirlo, degli animali. Oltre a questo, i social network ancora oggi sono terra fertile per quanto riguarda la realtà dell'adescamento dei bambini. L'età si abbassa sempre di più, ma oltre a questo c'è la questione impellente della necessità di una particolare regolamentazione globale per quanto riguarda l'accesso ai dati da parte delle forze di polizia, perché i server provider si arrogano l'idea che prevalga più la privacy che la tutela stessa dei bambini. È un impegno che deve continuare costantemente da parte di tutti, non soltanto da realtà associative come Meter.

Che cosa sono le cartelle compresse e come si diffondono?

Le cartelle comprese sono i cosiddetti file “rar”, cioè sono delle cartelle in cui sono contenute le immagini e i video e che vengono allocate in server provider e quindi anche in piattaforme per lo scambio, per la vendita, e per la eventuale possibile detenzione nella rete. Sono fenomeni che cambiano e mutano anno dopo anno e credo che questo sia fondamentale stabilirlo. La pedopornografia criminale ha questa capacità di adattarsi e di utilizzare le tecnologie a proprio vantaggio.

Abbiamo parlato di server. C’è una possibilità di rintracciarli? Dove sono dislocati?

Noi abbiamo monitorato lo scorso anno 34 Paesi. Quando c'è la collaborazione dei server provider automaticamente c'è la possibilità di poter accedere, quando forniscono i dati, all’identificazione dei soggetti che non solo caricano, divulgano, possiedono materiale, ma che in una percentuale altissima hanno anche abusato dei bambini. Di conseguenza, la possibilità di poter avere i dati da parte delle polizie di mezzo mondo dipende anche dalla legislazione che le nazioni hanno nei loro ordinamenti. Questo è fondamentale per far comprendere che l'azione di contrasto nasce dalla collaborazione internazionale. Senza collaborazione internazionale è una lotta impari. Non si può pensare altrimenti di togliere il materiale e rimuoverlo dai server provider perché, ripeto, i pornografi continueranno sempre di più a diffondere ad abusare e anche a lucrare sulla pelle dei bambini.

Nel rapporto si legge che diminuiscono le foto e i video in circolazione, ma questa diminuzione non corrisponde a una minore circolazione del materiale in rete. È una buona notizia che diminuiscono le foto e i video o è un'impressione fallace?

È un dato fallace perché quello che noi abbiamo potuto mettere nel report è quello che noi attraverso il nostro database abbiamo cercato di conteggiare, ma abbiamo già detto che ci sono i “.rar”, le cartelle, che sono numeri inquantificabili. Il fenomeno della diffusione del materiale pedopornografico nel mondo è veramente qualcosa di molto, molto, grave e molto pesante. E non dimentichiamo mai che dietro una foto c’è sempre un bambino. Non dimentichiamo che dietro un video ci sono bambini già abusati che hanno vissuto il dramma dell'abuso. Come direbbe Papa Francesco, sono stati uccisi psicologicamente, perché l'abuso, la pedofilia, è un omicidio psicologico.

 Vatican News

ORCHI IN RETE 


 

 

Nessun commento:

Posta un commento