Il capitale semantico della società: dalla parola che fa eguali a Barbiana, alla comunicazione significativa
Ogni lingua stabilisce un
sistema di significati sconfinato e assai eterogeneo se rapportato ad altri
sistemi: ecco perché, sulla spinta delle teorie di A. von Humboldt e per
tutta la successiva prima metà del Novecento, è nata e poi si è consolidata la
teoria del relativismo linguistico, ovverosia l’idea che la lingua possa
influenzare il pensiero, determinare le concezioni e veicolare ovvero
modificare la percezione della realtà da parte di ogni singolo individuo
(Sapir, Whorf 2017).
Le diversità linguistiche
sono pertanto divenute il mezzo per spiegare almeno parzialmente le differenze
cognitive o culturali delle varie società, atteso che idee e concetti possono
subire l’influenza della lingua e quest’ultima, sovente, utilizza i suoi
strumenti per plasmarli. La lingua è dunque un agente trasformativo
della realtà, include in sé la visione del mondo e la modifica oppure ne
cambia i presupposti, stabilendo successivamente le modalità del pensiero di
coloro che la utilizzano (Prato 2019): tra linguaggio e pensiero – come già
ammoniva L.S. Vygotsky – sussiste infatti una relazione dinamica e un rapporto
di stretta reciprocità perché i parlanti e gli scriventi decodificano la realtà
mediante la lingua; del resto la nota ipotesi di E. Sapir e B. Whorf, linguisti
e antropologi, conosciuta anche come ipotesi della relatività
linguistica, asserisce che ogni lingua determina la struttura cognitiva di
chi la pratica. In altri termini, una data lingua, per mezzo del suo
vocabolario e delle sue strutture grammaticali, tende a influenzare il sistema
cognitivo e il modo di percepire il mondo: di conseguenza, chi parla e scrive
lingue diverse avrà una differente concezione della realtà.
Ogni lingua è tutt’altro
che un mero mezzo d’accesso al pensiero; è piuttosto uno strumento attraverso
cui il pensiero prende forma ed esercita un’influenza diretta sulla cognizione.
Ne consegue che le
differenze tra le lingue testimoniano sempre le diverse sfumature attraverso le
quali i vissuti degli individui vengono percepiti, cosicché accettare la
diversità etnolinguistica significa anzitutto accettare le diversità tanto
sociali quanto culturali tra i popoli; è indubbio che, oggi, intervenire
educativamente nei linguaggi parlati o scritti significa anche intervenire
sulle condizioni sociali di parlanti e scriventi.
Compito dell’istruzione è
intendere gli altri e farsi intendere, in modo da possedere gli strumenti
necessari per poter affrontare la quotidianità, con tutte le sue difficoltà e i
suoi fallimenti. La parola fa eguali, salva, emancipa e ben lo
aveva intuito don Lorenzo Milani con la sua scrittura collaborativa e
riflessiva, antesignana dell’attuale cooperative learning,
della peer education, della didattica laboratoriale e di quella per
competenze. Attualmente sui banchi di scuola non ci sono più gli ospiti di
Barbiana, ma ci sono i figli degli immigrati, i bambini e i ragazzi che portano
il fardello di situazioni familiari disastrose, i bisogni educativi speciali
non certificati, i numerosissimi minori non accompagnati, gli apolidi, i
dispersi, gli abbandonati o i figli delle guerre: insomma le nuove povertà
educative.
L’ottavo sacramento
Il compito della scuola,
che don Milani definiva l’ottavo sacramento, è inseguire un ideale di
giustizia ed equità sociale e tradurlo in una serie di azioni pratiche e
concrete, a supporto di ogni discente. Perché la scuola che sa accogliere è
anche quella che sa prendersi cura di ogni esigenza e soprattutto che sa mettere
lo studente al centro dell’apprendimento.
Del resto la scuola non
deve essere soltanto un luogo di trasmissione dei saperi, ma deve farsi spazio
di ricostruzione del senso; l’educazione non è più soltanto un processo di
istruzione, ma è un atto di ricomposizione semantica del mondo: là dove i linguaggi
si moltiplicano e si frammentano, la scuola deve diventare il luogo in cui si
genera il capitale semantico della società, ovverosia
l’insieme dei significati condivisi che permettono a una comunità di pensare,
comunicare e progettare il proprio futuro (Fundarò 2025). Questa è la più
intima eredità di Barbiana.
Il nostro tempo è
attraversato da una profonda crisi del significato, dovuta all’infodemia che la
rivoluzione digitale ha generato; per cui l’aumento della mole informativa non
corrisponde a un aumento di conoscenza, semmai la disgrega e la parcellizza.
Educare, pertanto,
significa anche e soprattutto costruire la competenza semantica, cioè la
capacità di attribuire significati condivisi, costruire relazioni di senso e
riconoscere le connessioni tra le informazioni. La scuola, in questa
prospettiva, ha l’obbligo di custodire e implementare il capitale
semantico, cosicché – nella selva dei linguaggi frammentati – si possa
perseguire l’unità del senso, condurre verso la responsabilità della
parola e dare forma al pensiero.
La sfida educativa dei
nostri giorni – come ben hanno intuito L. Floridi (2024) e A. Fundarò (2025) –
non è reperire dati e informazioni, ma piuttosto comprenderli, interpretarli e
trasformarli in conoscenza, poiché la competenza semantica presuppone tre
dimensioni fondamentali: la capacità di decodificare testi e messaggi,
l’attitudine a valutare la verosimiglianza delle informazioni e, non in ultimo,
la creatività cognitiva, ossia l’abilità nel generare nuovi significati a
partire dai dati disponibili.
Capitale semantico
D’altronde il capitale
semantico è quella sommatoria di contenuti che consente di dare un
senso alle esperienze vissute, alimentando processi di interpretazione,
comunicazione e comprensione reciproca: l’eredità invisibile fatta di parole
condivise, esperienze sedimentate, simboli riconoscibili; in un mondo dove i
devices sanno già comunicare e il web veicola la conoscenza, il vero traguardo
è comprendere, selezionare, interpretare i messaggi orali e scritti in modo da
restituire significati comprensibili a tutti e combattere la disinformazione.
Oltretutto ragionare sulle parole, usate nelle più disparate situazioni, ci
aiuta a capire un po’ meglio come funziona la lingua.
Ora, se il fine ultimo
dell’istruzione è creare individui consapevoli, il traguardo che la scuola deve
imporsi è quello di emancipare le persone dai gioghi culturali e sociali, per
poi condurle verso lo sviluppo d’una coscienza critica utile a far valere
sempre quei diritti fondamentali troppo spesso vilipesi e calpestati. Ecco dove
nasce la pedagogia dell’aderenza assai cara al Priore di
Barbiana: partendo dall’ambiente in cui vive, lo studente costruisce la propria
conoscenza e il docente, nell’organizzare i significati, struttura con il
discente un ambiente d’apprendimento efficace e operativo. Dal
particolare all’universale allievo e maestro pattuiscono regole comuni.
Quindi, costruito un
apprendimento significativo, la pedagogia dell’aderenza accompagna
verso lo sviluppo di quella che C. Rinaldi (2024) definisce «intelligenza
sensibile» – naturale evoluzione dell’intelligenza emotiva di M.
Goleman – che, trascendendo l’empatia, raggiunge un livello assai profondo di
comprensione sensoriale.
Non si tratta solamente
di comprendere ciò che il nostro interlocutore prova sul piano emotivo,
ma di ascoltare anche i suoi segnali più sottili e corporei che
costituiscono un fondamentale feedback comunicativo. La comunicazione efficace
non è fatta soltanto da un uso sapiente delle parole, ma anche dalla capacità
di ascolto attivo, che consente di accogliere l’altro, di creare un clima di
fiducia reciproca, di mettersi in frequenza comprendendone i messaggi e
stabilendo quelle connessioni indispensabili al superamento di attriti e
incomprensioni.
In conclusione vale la
pena osservare che, da sempre, l’identità di un popolo o di una cultura è
legata inscindibilmente alla lingua, in quanto scrigno di valori culturali e
punti di vista differenti resi manifesti per il tramite degli strumenti
lessicali e delle regole grammaticali. Tuttavia lingua e identità sono concetti
mobili, in continua evoluzione, ed ecco che il capitale semantico fornisce
gli strumenti concettuali per dare senso alla realtà e creare un senso di
appartenenza.
Biblio-sitografia
Bramante, R.P., Ascolto
attivo: una competenza silenziosa, , 24 ottobre 2025.
Fundarò, A., Il
capitale semantico dell’educazione: costruire identità e senso nell’era
digitale, , 31 ottobre 2025.
Genovese,
G.A., , Erickson.it, 23 gennaio 2025.
Laudisa, E., , GoodJob.Vision,
4 febbraio 2024.
, Rivista.ai, 31 ottobre
2024
Prato, A., , IstitutoEuroArabo.it,
2019.
Rinaldi, C., ,
Milano, Egea, 2024.
Ronchi, M., ,
econopoli.ilsole24ore.com,16 ottobre 2025.
Sapir, E., Whorf,
B., , Cassarai, M., Crucianelli, E. (ed.), Roma, Castelvecchi, 2017.
Scarampi, D., L’ottavo
sacramento: una scuola che accoglie. La lezione di don Milani, Firenze,
Giunti Scuola, 2021.
Scarampi,
D., , Lingua italiana, Treccani.it., 2023.
Nessun commento:
Posta un commento