mercoledì 24 dicembre 2025

TRASMETTERE IL DESIDERIO

 



“La scuola deve

 trasmettere 

il desiderio 

per contrastare

 il disagio giovanile”. 


Insegnanti chiamati a testimoniare passione e vocazione in aula

 

-di Andrea Carlino

 

Lo psicoanalista Massimo Recalcati ha presentato al Festival Internazionale dell’Economia 2025 di Torino una lettura del disagio giovanile basata su 35 anni di ricerca clinica.

 L’analisi collega la sofferenza psichica delle nuove generazioni alle trasformazioni sociali ed economiche contemporanee. Il quadro delineato evidenzia come il malessere giovanile non rappresenti una colpa individuale ma il sintomo di una società che ha smarrito il senso della Legge.

Neolibertinismo e neomelanconia: i due paradigmi del malessere

Recalcati identifica due modelli dominanti che definiscono la condizione attuale dei giovani. Il paradigma neolibertino si fonda sul “discorso del capitalista” e produce legami sociali frammentati. Il consumo compulsivo di oggetti-gadget sostituisce il desiderio autentico e genera una “clinica dell’antiamore” in cui i giovani cercano rifugio nelle dipendenze per evitare l’incontro reale con l’altro. Il paradigma securitario rappresenta la seconda polarità e si manifesta come ritiro dalla vita. Il fenomeno degli Hikikomori esemplifica questa tendenza: molti giovani scelgono di uscire dalla scena sociale, spaventati dalla competizione e dal principio di prestazione. Il ritiro produce una “glaciazione delle passioni” attraverso l’innalzamento di mura psichiche.

Il ruolo della scuola nella trasmissione del desiderio

La scuola deve trasformarsi in luogo di testimonianza per superare le forme di schiavitù descritte. Recalcati distingue il capriccio dal desiderio, che nella psicoanalisi “assomiglia alla vocazione: una potenza indistruttibile che orienta la vita e trasforma il dovere in una manifestazione del proprio talento”. La trasmissione del sapere avviene per contagio: gli studenti necessitano di adulti che testimonino con la propria vita la possibilità di vivere “accesi”. 

Gli insegnanti entrati in aula annoiati o senza desiderio non riescono a trasmettere il fuoco del sapere. 

Le organizzazioni scolastiche devono abbandonare il privilegio del rendimento quantitativo per valorizzare il soggetto nella sua unicità, passando dalla cura del numero alla cura del “nome proprio”. Gli adulti sono chiamati a sostenere la “follia” del desiderio dei figli anche quando questo implica lo scioglimento dei legami familiari.

 Orizzonte Scuola

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