Oggi la libertà
è messa sotto scacco
dalle tecnologie digitali»
«Viviamo in un mondo
meno libero, serve più coraggio».
«Intanto
significa avere un pensiero: non è affatto scontato. Si può essere liberi senza
averne, ma oggi pensare è necessario e difficilissimo. Occorre informarsi,
distinguere fra notizie vere, verosimili o false. Serve coraggio, perché
viviamo in un mondo che a me sembra meno libero di trent'anni fa.
Non
che allora ci fossero grandi democrazie, ma oggi sento un peso diverso: è
difficile parlare senza cercare audience o consenso. Il pensiero libero, che va
oltre il consenso, è merce rara in un mondo dominato da tecnologie valutative.
Nel libro ho anche voluto scrivere parole nette sul dolore del nostro tempo: mi
indigna vedere bambini deportati, affamati, uccisi, in un esodo biblico: solo
il termine dovrebbe far rabbrividire chiunque, al di là di ideologie o
religioni. Se non c'è indignazione, non c'è libertà».
«Oggi
la libertà è messa sotto scacco non solo da dittatori e regimi, ma dalle
tecnologie digitali che modellano i nostri comportamenti.
L'intelligenza
artificiale non chiede permesso: entra e cambia anche il nostro modo di
pensare. Su questo mi aspetto dai giovani una ribellione, qualcuno che dice:
“Io voglio pensare con la mia testa, non con un algoritmo”».
«Tutto
porta all'educazione. Se in Russia esistono oltre duecento campi di
rieducazione per bambini ucraini rapiti, significa che lo pensano anche i
dittatori…Montessori diceva: “Educare è libertà, oppure non è”. Cent'anni fa il
nemico era l'autoritarismo pedagogico e lei ha dovuto rovesciare questo e
trovare un'idea di educazione autorevole e non autoritaria. Oggi è diverso: non
c'è più un avversario concreto, ma un algoritmo. E ha una forza micidiale. Non
è pessimismo da vecchi: Geoffrey Hinton, padre dell'IA, ha detto di sentirsi
come Oppenheimer nel '44. Se lo dice lui, ascoltarlo».
«Ogni
giorno leggiamo di ragazzi che si accoltellano, si picchiano, si bullizzano.
Un'adultizzazione precoce e inquietante. Ci sono bambini di otto anni fuori di
notte, ragazzine di dodici con addosso centinaia di euro. Non è marginalità
sociale: è un vuoto spaventoso. Una frustrazione senza futuro, perché noi
gliel'abbiamo tolto. L'ho scritto anni fa: il “disagio dell'agio”. Una profezia
che si è avverata».
È un mondo senza speranza?
«La
storia ci insegna che l'umanità è uscita da tragedie enormi. Dopo la Seconda
guerra mondiale abbiamo ricostruito bellezza e progresso. Ma dovremo aspettare
un'altra catastrofe per riscoprirci? Ci vuole un nuovo Rinascimento, fatto
dagli individui, uomini e donne che agiscano oltre gli interessi distopici
degli Stati, con responsabilità personale e cercando la verità».
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