la fotografia dei consumi e dello sballo
al tempo del lockdown
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di Viviana
Valoisio
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Un quadro tanto dettagliato quanto drammatico. In
particolare, sulla situazione dei minori, a cui viene dedicato un capitolo
apposito circa gli effetti del lockdown e dell’isolamento, i cui effetti a
lungo termine l’Italia ha iniziato a osservare nelle ultime settimane. La
Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze, pubblicata ieri sera
in oltre 400 pagine, è la fotografia da cui partire per ripensare il sistema
dei servizi. Un bilancio che riprende, in buona sostanza, i diversi allarmi
lanciati negli ultimi mesi su come il mondo dell’offerta e della domanda di
sostanze si sia per così dire “adattato” alla pandemia. Ovvero, perfettamente,
visto che nell’anno delle chiusure le droghe hanno continuato ad arrivare con
facilità a chi le cercava: meno le operazioni di sequestro (giù del 13%), molto
di più le sostanze intercettate (un secco +7% rispetto all’anno prima), per un
totale di 58.828 chili. E ben 44 le nuove sostanze psicoattive scoperte sul
territorio italiano, con un aumento delle segnalazioni del +200% nel primo
semestre post-lockdown.
Sul fronte dei consumi, l’impennata ampiamente annunciata è quella che riguarda la cocaina: dei 5.331 utenti arrivati nei Serd da Nord a Sud, il 39% ha chiesto il trattamento per l’abuso primario di cocaina e cocaina fumata (crack), il 27% di eroina, il 19% di alcol e il 9% di cannabis. Il dato della cocaina, per intendersi, per la prima volta super l’eroina e segna un + 2% rispetto al 2019, quello dell’alcol addirittura un +4%, mentre la cannabis è in leggera flessione. Sull’emergenza alcol, soprattutto tra giovani e giovanissimi, la Relazione d’altronde parla chiaro: l’82% degli studenti italiani di età compresa fra i 15 e i 19 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica senza alcuna differenza di genere, il 76% lo ha fatto negli ultimi 12 mesi e il 43% nel corso dell’ultimo. Ubriacature per il 35%, binge drinking per il 16% (che riferisce di aver fatto 5 o più bevute di fila nel periodo di restrizioni, anche qui sostanzialmente senza distinzione rilevante di genere). Un’emergenza nell’emergenza. Non è l’unico focus della Relazione, che analizza anche gli effetti della dipendenza da Internet, visto che il 98% degli studenti di 15-19 anni possiede un dispositivo atto a navigare su Internet e il 47% rimane collegato mediamente più di 4 ore alla rete. E analizzando nello specifico i minori che hanno utilizzato almeno una sostanza illegale nell’anno (il 19%) emerge che oltre la metà degli utilizzatori di sostanze (54%) rimane collegata per oltre le 4 ore quotidiane contro il 45% osservato fra i non consumatori e il 47% tra gli studenti nel loro complesso. Nello specifico, le percentuali di studenti utilizzatori di sostanze risultano più che doppie per quanto riguarda navigare su siti per adulti e svolgere giochi di abilità come solitari e sudoku per oltre 4 ore. È l’altra faccia della medaglia: perché i giovanissimi sempre più spesso giocano anche, d’azzardo possibilmente. Fra gli studenti di 15-19 anni, la percentuale di coloro che lo hanno fatto nel corso degli ultimi 12 mesi è pari al 44% e chi ha giocato online rappresenta l’8,2%. Gli studenti giocatori con profilo “a rischio”, tanto per intendersi, sono il 9,3%.
Tra le note positive della Relazione, la diminuzione
invece delle morti per overdose nell’anno 2020: nel corso del 2020 i decessi
riconducibili all’abuso di sostanze stupefacenti rilevati dalle Forze di
Polizia o segnalati dalle Prefetture hanno raggiunto i 308 casi (267 gli
uomini, 41 le donne), con un decremento del 18% rispetto al 2019. Stabili a
oltre 7mila, invece, i ricoveri, anche questi per lo più legati al consumo di
cocaina ed eroina (23% e 20%).
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