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di Valentina Rorato
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Per
imparare bisogna partecipare attivamente alla lezione, collaborare e
confrontarsi con i compagni e anche sbagliare. È questa la filosofia che
racchiude il metodo di Julin Anquetin-Rault, insegnante e autrice del
libro «A scuola si impara dai compagni – la classe autonoma come risposta alle
sfide educative», che suggerisce di mandare in pensione le vecchie lezioni
frontali, durante le quali gli studenti possono esercitare solo un ascolto
passivo. Che cosa significa dare ai ragazzi l’autonomia di imparare? Lo abbiamo
chiesto al pedagogista Daniele Novara e all’insegnante Michela
Procaccianti, che si sono occupati della pre e della postfazione del libro.
La
classe autonoma
«Che
a scuola s’impari dai compagni dovrebbe essere scritto a lettere cubitali in
ogni ingresso scolastico», racconta Novara. «Il gruppo crea un’osmosi nei
processi di apprendimento, ossia si creano degli incastri, degli effetti domino
estremamente importanti che rendono l’apprendimento un gioco di squadra tra gli
alunni, dove l’insegnante ha un’azione propulsiva e di regia. Nel mio
metodo, l’insegnante arriva in classe non con lo "spiegone", la
famigerata lezione frontale, ma con una situazione stimolo, che genera una
domanda, una problematizzazione e quindi un lavoro di ricerca e di
apprendimento».
«Quando si è autonomi per imparare prima di tutto si è consapevoli delle
proprie capacità e delle proprie difficoltà - spiega Procaccianti
-. Molto spesso questa consapevolezza però manca, perché si ha paura ad
ammettere i propri limiti e perché la dimensione genitoriale a volte offusca o
rende un po’ più opaca la visione. Ci sono genitori che faticano ad
accettare la mancata eccellenza di un figlio.
Nel momento in cui si raggiunge questa
consapevolezza si diventa anche autonomi, ma non bisogna confondere l’autonomia
con il fare tutto da soli. Posso, infatti, sempre chiedere un supporto alla
figura di riferimento, che può essere il docente o anche un compagno, anche
perché è più facile chiedere aiuto all’amico che al maestro o al professore».
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