lunedì 27 giugno 2022

PARLARE A VANVERA. CONVIENE?

 Se dici ciò che vuoi, 

devi ascoltare in risposta ciò che non vuoi.

 Quintiliano

 Ci sono persone che sono pronte a perdere un amico o a rovinarsi una reputazione pur di non tralasciare una battuta fulminante. Di simili situazioni era già consapevole l’antichità classica che aveva coniato delle frasi come questa di Quintiliano che stigmatizzava il propositum potius amicum quam dictum perdendi (che è appunto quello che dicevamo). Qui, sempre in questa linea, suggerisco invece un proverbio greco che ho sopra tradotto e che in antico italiano rimato era stato reso così: «Chi dice quel che non dovria, sente quel che non vorria». In pratica è una variante del nostro «rendere pan per focaccia» o, come ancora ironizzavano gli antichi greci, è un «io ti dico aglio e tu mi rispondi cipolla».

 A proposito di questa realtà, che riguarda le nostre relazioni con gli altri, vorrei mettere l’accento su un tema, l’autocontrollo. Con la scusa di evitare complessi, sensi di colpa, condizionamenti esterni e così via, si è introdotto un tipo di educazione che, a partire dal bambino, cerca di lasciare libero sfogo alle reazioni primarie. Certo, è giusto evitare ipocrisie e formalismi eccessivi, ma è anche vero che dal cuore e dalla mente dell’uomo escono anche pulsioni oscure, istinti brutali, parole armate, pensieri aggressivi. 

Soppesare il discorso e le azioni diventa, quindi, una scelta di sapienza, un esercizio che è bene espresso dal Salmista: «Veglierò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua, porrò un freno alla mia bocca» (Salmo 39,2). Altrimenti, una volta fuggita dalle labbra, quella parola offensiva inizierà il suo cammino che non sarà certo inoffensivo, anche per chi l’ha detta.

 G. Ravasi,
Breviario laico
, Mondadori

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