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martedì 4 marzo 2025

La FINESTRA DI OVERTON


COME FARTI ACCETTARE CIO' CHE NON VUOI 

La finestra di Overton è un meccanismo psicologico che deriva dalla tendenza della nostra mente ad ancorarsi a un punto di riferimento e utilizzarlo per giudicare i cambiamenti.

 La finestra di Overton altro non è che la “finestra” di possibilità accettabili e considerate normali all’interno dell’insieme di tutte le possibilità.

Quando ci viene proposto qualcosa, la nostra mente considera dove quella proposta si colloca rispetto al nostro punto di riferimento. Se rientra nella finestra di ciò che consideriamo normale, la proposta verrà accettata immediatamente. Se si pone al confine potremmo fare resistenza, ma con le giuste motivazione la accetteremo. Tanto più lontana la proposta si colloca rispetto alla nostra finestra tanto più considereremo l’idea inaccettabile.

Ti sei mai chiesto perché altre persone accettano cose che tu non accetteresti mai? Come possono alcuni cinesi mangiare cani? Perché i matrimoni gay sono normali in certe nazioni e considerate un’aberrazione in altre?

La finestra di Overton determina ciò che è accettabile e la finestra di Overton… si sposta.

La teoria della finestra di Overton

Nel mondo esistono idee, regole e leggi che sono considerate radicali o impensabili, cose che nessuno penserebbe mai di fare, né di proporre, per paura delle conseguenze.

Cosa accadrebbe se un partito politico proponesse che le mogli siano di proprietà dei mariti? Che reazioni ci sarebbero se un’azienda proponesse di vendere carne di cane? Come giudicherebbe la gente un gruppo di persone che pratica il cannibalismo?

Muovendo la finestra di Overton, cioè spingendo piano piano il consenso verso un estremo, è possibile far accettare alle persone ciò che prima avrebbero rifiutato.

Il termine “finestra di Overton” è stato coniato da Joseph P. Overton che affermò che la fattibilità di un’idea politica dipende principalmente dalla sua posizione rispetto a ciò che è accettato dall’opinione pubblica, piuttosto che dalle preferenze personali del politico che la propone. La finestra di Overton incornicia l’intervallo delle norme che un politico può proporre senza apparire troppo estremo dato il clima dell’opinione pubblica del momento.

 La fattibilità di un’idea politica dipende principalmente dalla sua posizione rispetto a ciò che è accettato dall’opinione pubblica, piuttosto che dalle preferenze personali del politico che la propone. La finestra di Overton incornicia l’intervallo delle norme che un politico può proporre senza apparire troppo estremo dato il clima dell’opinione pubblica del momento.

La tecnica della finestra di Overton

La finestra di Overton è semplicemente un modo per identificare quali norme saranno più facilmente accettate dalla popolazione e quindi evitare che delle proposte vengano rigettate, magari con conseguenze negative sulla popolarità di chi le porta avanti.

La finestra di Overton può però cambiare posizione e ciò che era inaccettabile qualche anno prima diventa la preferenza della maggioranza. Ad esempio, nel 2008 lo stato della California votò per rendere illegali i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nel 2015 i matrimoni tra persone dello stesso sesso erano legali e accettati dalla maggioranza della popolazione.

Un modo per visualizzare la finestra di Overton è questa:

finestra di Overton cos'è

Lo spazio all’interno della curva è la finestra di Overton. Tanto più centrale sarà una proposta, tanto più facilmente verrà accettata. Se la proposta è verso la periferia sarà accettata, ma con qualche resistenza. Le proposte appena al di fuori della finestra sono controverse e non saranno accettate subito, ma potrebbero essere accettate in un secondo momento, allo spostarsi della finestra. Le proposte in posizioni estreme rispetto alla finestra di Overton sono considerate inaccettabili.

Come puoi muovere la finestra di Overton

Il fatto che una proposta sia inaccettabile però non significa che sarà impossibile da realizzare. Significa semplicemente che è necessario prima “spostare” la finestra di Overton fino a che quella proposta non entri all’interno.

È così che proposte politiche che vengono considerate estreme e inaccettabili vengono poi accettate senza troppo riserve qualche anno dopo. La finestra si muove e cambia forma, includendo o escludendo idee nel tempo. Quando la finestra cambia, cambia ciò che è politicamente possibile proporre, ciò che è accettato e ciò che non lo è.

Esistono tre fenomeni che spostano la finestra di Overton.

Le crisi

Accade qualcosa di grande e al di fuori del controllo delle persone, che diventano disposte ad accettare soluzioni che altrimenti avrebbero rigettato.

Un esempio è l’attacco alle torri gemelle a seguito del quale il governo americano cambiò le leggi sulla privacy nel nome della sicurezza nazionale. Il pubblico non avrebbe mai accettato quelle norme in una situazione normale, ma lo fece di fronte alla paura della minaccia terroristica. La finestra di Overton era stata spostata dalla crisi.

 

È difficile all’interno di un’azienda cambiare il modo di fare delle persone. È più facile fare le cose come sono sempre state fatte, ma i cambiamenti diventano più facili da far accettare se l’azienda entra in crisi. Le persone diventano disposte ad agire diversamente per ovviare al pericolo. Il pericolo della crisi è superiore in intensità al pericolo di accettare un’idea nuova.

Ci sono cose che non vorresti mai fare, ma se ti trovassi in una situazione molto difficile, potresti accettare di cambiare le tue abitudini e persino i tuoi valori pur di migliorare la situazione.

Persuasione graduale

Al contrario della crisi, che fa “saltare” la finestra di Overton in un’altra posizione a causa di un singolo evento, la persuasione graduale sposta la finestra poco alla volta cosicché le persone neppure si rendono conto che la loro idea è stata cambiata.

Questo fenomeno si osserva spesso quando un gruppo di persone possiede un’idea che vuole venga accettata dal resto della popolazione e propone l’idea per stadi. Ad esempio, per i primi gruppi per i diritti gay era impensabile proporre l’approvazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, perché prima era necessario far accettare l’idea dell’omosessualità, poi convincere le persone che l’omosessualità non era una minaccia per la società e via dicendo.

 

Da notare come questi fenomeni sono indipendenti dal valore “morale” dell’idea, né è importate che tu personalmente approvi l’idea. Non è un fenomeno né “buono” né “cattivo”, è semplicemente il modo in cui proposte sociali e politiche vengono ad essere accettate o rigettate. Che queste proposte siano “buone” o “cattive” non importa.

Il leader carismatico

In questo caso la finestra di Overton viene spostata in maniera graduale ma attiva da una singola persona, un leader carismatico che porta avanti l’idea. Le persone saranno più disposte ad accettare l’idea perché questa viene “garantita” da una persona di cui si fidano.

Il ragionamento suona così: “non sono sicuro di questa cosa, ma mi fido di te”, oppure “non avevo mai pensato che quest’idea fosse buona, ma adesso che me lo dici tu sto cambiando idea”.

Esempi estremi di questo fenomeno sono i leader dei movimenti per i diritti civili, da Mandela a Martin Luther King, ma anche i leader dittatoriali, come Hitler o Stalin.

Anche in questo caso, la finestra di Overton non si sposta necessariamente perché l’dea proposta è “migliore”, ma perché viene spinta da un leader carismatico che la rende accettabile. È un fenomeno che capita spesso in politica.

La finestra di Overton applicata a te

Una volta che hai capito come questi fenomeni avvengono, li vedrai accadere continuamente nel panorama politico nazionale e mondiale, ma anche in cerchie più ristrette sia professionali che personali.

Le persone spesso applicano la finestra di Overton inconsapevolmente quando cercano di far cambiare idea agli altri. La persuasione graduale è per esempio molto diffusa. Invece di andare subito al traguardo, sapendo che la proposta verrà rigettata, fai una piccola proposta, così innocente che sarebbe irragionevole rifiutarla. La finestra si sposta, anche se solo di poco, e la prossima volta potrai chiedere di più, finché anche la proposta finale suonerà normale e non più così strampalata, e verrà accettata.

 INBREVE

Immagine

martedì 6 settembre 2022

ATTENTI AGLI OCCHI !


Prevenire i difetti 

della vista:

”occhio alla postura”


“Occhio alla postura non è solo un modo di dire, ma esiste uno stretto legame tra la visione e la posizione del nostro corpo nello spazio. Per comprendere questa particolare relazione si provi a rimanere in piedi su una gamba ad occhi chiusi. Si tratta di un esperimento apparentemente molto semplice, ma la mancanza di informazioni provenienti dalla retina non consente al sistema che controlla l’equilibrio, ossia il sistema vestibolare, di spostate l’asse del corpo sulla verticale. Di conseguenza, il corpo potrebbe non riuscire a modificare l’insieme dei muscoli posturali in modo adeguato al fine di correggere gli scarti rispetto alla verticale per mantenere o ristabilire l’equilibrio (Gentax 1988) (1).

 I RIFLESSI

Lo scopo principale della relazione postura-occhio, pertanto, è quello di garantire un eccellente funzionamento binoculare della percezione visiva. Infatti si può avere un visus di 10/10 ma non una buona percezione visiva a causa di una scorretta postura. Il sistema muscolare dell’occhio è collegato ai muscoli del collo e di tutto il corpo, e il mediatore è il fascicolo longitudinale mediale. Quest’ultimo con le sue fibre, trasmette impulsi che originano dal nucleo vestibolare e raggiungono i nuclei motori oculari, i nuclei dei muscoli della testa e del collo. Inoltre la posizione dell’occhio nell’orbita è influenzata anche dai riflessi posturali originati nei muscoli della nuca e del collo, quando quest’ultima è inclinata rispetto al resto del corpo. Anche ciò avviene con la mediazione del fascicolo longitudinale mediale. Dovremo, quindi capire e correlare la posizione degli occhi nell’orbita, con riferimento alla posizione della testa e le tensioni simmetriche o asimmetriche dei muscoli del collo.

 I MUSCOLI DEL COLLO

Il fascicolo longitudinale mediale va posto in evidenza perché sarà la chiave di lettura delle diverse patologie ascendenti/discendenti. (Agliata 2010) (2)

Ogni volta che i globi oculari si muovono stimolano le terminazioni nervose che ordinano ai muscoli del collo di contrarsi per consentire alla testa di cambiare posizione per fissare l’oggetto d’interesse. A seguito di questo cambiamento di postura, i recettori del collo inviano informazioni all’organo dell’equilibrio per regolare la tonicità dei muscoli erettori allo scopo di mantenere il corpo nella posizione eretta. Se i recettori dell’occhio e del piede si alterano, provocano uno squilibrio della postura. Se siamo in presenza di ametropie (miopia, astigmatismo, ipermetropia) non corrette, la visione binoculare non ottimale produce una compensazione posturale che modifica la posizione del corpo al punto tale da provocare dolori, asimmetrie e deformazioni.

 VISIONE E POSTURA

Esiste una relazione bidirezionale tra funzione visiva e postura, infatti un’alterazione della funzione visiva comporta una modifica della postura e viceversa. Visione e postura quindi sono due meccanismi all’interno di un unico processo percettivo. La retina, con la visione periferica, invia al cervello informazioni derivanti da tutto l’ ambiente esterno, consentendo la stabilità posturale antero-posteriore. La fovea centrale della retina, punto in cui si concentrano i ricettori della visione diurna, con la visione centrale, analizza in maniera precisa l’oggetto del nostro interesse, fornendoci la stabilità posturale laterale. Dal punto di vista neurologico esistono una serie di collegamenti tra il sistema visivo e le strutture costituenti il sistema di regolazione della postura, ossia il vestibolo, il cervelletto e le aree encefaliche frontali e parietali.

 LA VISIONE

La visione, o anche percezione visiva, è l’insieme di quelle abilità visuo-percettive-motorie che ci permettono di percepire le forme, i colori, esplorare lo spazio mediante i movimenti oculari, valutare le distanze, coordinare i movimenti oculari con quelli del corpo, collaborare con l’orecchio interno per ottimizzare l’equilibrio del corpo, percepire un campo visivo esteso, spostare l’attenzione visiva in zone diverse dello spazio, ecc. ecc.

Oltre alle tante abilità visuo-percettive-motorie, la visione comprende anche complesse elaborazioni da parte di vaste aree del cervello che interagiscono fra loro e con la corteccia visiva primaria al fine di produrre un risultato che sia il più possibile efficiente e stabile: la “percezione”. A differenza della vista che è la capacità di distinguere i dettagli, gli oggetti e le scritte di piccole dimensioni e/o lontane, un’abilità garantita dalla fovea. Il disturbo della vista è un alterazione della capacità visiva che può essere divisa in: difetto visivo o patologia oculare. La patologia oculare, come glaucoma, cataratta ecc., se non trattata tempestivamente può causare anche la perdita della vista. Il difetto visivo (ametropia), comprende la miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia. Nella miopia l’immagine di oggetti lontani si forma nell’occhio al davanti della retina rendendo la loro visione indistinta, mentre la visione degli stessi a breve distanza resta chiara e distinta.

 Nell’ipermetropia i raggi di luce provenienti da oggetti distanti, anziché arrivare correttamente sulla retina dell’occhio, si focalizzerebbero in una zona dietro di essa, rendendo quindi sfocata la visione. L’astigmatismo si presenta quando il sistema oculare non è in grado di formare un’immagine puntiforme di un oggetto puntiforme La presbiopia consiste nella diminuzione del potere di accomodazione dell’occhio, che si riscontra nell’età senile, per cui è difficoltosa la visione degli oggetti vicini. Emmetropia infine è la condizione nella quale si raggiunge la rifrazione ideale di un occhio, che quindi non presenta anomalie di rifrazione.

 “L’occhio é il principale organo sensoriale del sistema afferente del Sistema Tonico Posturale e dal quale provengono la maggior parte delle informazioni esterocettive dirette al Sistema nervoso centrale inoltre la vista costituisce la principale sorgente della sensazione cinestetica” (Herman 1985). Ciò significa che l’occhio deve essere in grado di ottenere un’ottima percezione visiva poiché una differenza di acuità visiva può portare un’instabilità posturale, quindi deve funzionare in modo tale che non crei un adattamento posturale di compenso. Il concetto di postura non si riferisce ad una condizione statica, rigida e prevalentemente strutturale. Si identifica, invece, con il concetto più generale di equilibrio inteso come “ottimizzazione“ del rapporto tra soggetto e ambiente circostante, cioè quella condizione in cui il soggetto stesso assume una postura o una serie di posture ideali rispetto alla situazione ambientale, in quel determinato momento e per i programmi motori previsti.

 IL SISTEMA TONICO POSTURALE

Una funzione così importante non può essere affidata ad un solo organo o apparato ma richiede un intero sistema, che chiameremo Sistema-Tonico-Posturale (Stp), cioè un insieme di strutture comunicanti e di processi cui è affidato il compito di lottare contro la gravità, opporsi alle forze esterne, situarci nello spaziotempo strutturato che ci circonda, permettere l’equilibrio nel movimento, guidarlo e rinforzarlo. Per realizzare questo l’organismo utilizza esterocettori che ci posizionano in rapporto all’ambiente (tatto, visione, udito); propriocettori che posizionano le differenti parti del corpo in rapporto all’insieme, in una posizione prestabilita; centri superiori che integrano i selettori di strategia, i processi cognitivi che rielaborano i dati ricevuti dalle due fonti precedenti. Si riconoscono diversi recettori posturali primari con funzione estero e propriocettiva, i quali sono in grado di informare il Sistema Nervoso Centrale del loro stato e indurre una risposta posturale specifica per quel determinato momento, modificando lo stato delle catene cinematiche muscolari e di conseguenza gli equilibri osteo-articolari.

 Gli esterocettori sensoriali captano le informazioni che provengono dall’ambiente e le inviano al Stp. Tre sono i recettori universalmente riconosciuti: l’orecchio interno, l’occhio e la superficie cutanea plantare(3). La visione influenza la postura e viceversa. L’occhio è un organo estorecettivo (attraverso la funzione retinica) ed anche organo propriocettivo legato sia all’attività dei muscoli estrinseci oculari, sia alle vie dell’oculocefalogiria che controllano i muscoli del collo, spalla e occhio. Abbiamo detto che esiste una relazione bidirezionale, dunque l’una influenza l’altra e viceversa.

 L’informazione sensoriale visiva è attiva quando l’ambiente visivo è vicino, se la mira è distante a 5metri, le informazioni che provengono dal recettore visivo sono poco importanti e tali da non essere prese in considerazioni dal Stp. Per fare in modo che il Stp possa utilizzare le informazioni visive è necessario che le informazioni visive siano comparate a quelle che provengono dal vestibolo e dai piedi.

 DISFUNZIONI OCULARI E SUE CONSEGUENZE

Tra le disfunzioni oculari causate dai disordini posturali menzioniamo: deficit della convergenza, eteroforie (o strabismi latenti), alterazioni dei movimenti saccadici, ametropie, disturbi indotti dagli occhiali (errori di centratura ed effetti prismatici indotti). I disordini posturali consistono in: spalla più alta, testa inclinata da un lato, cefalee, cervicalgia- gonalgia, bambini svogliati, difficoltà di concentrazione nella lettura fino alla dislessia, gamba corta nel bambino. Quindi lo squilibrio dei muscoli oculari si ripercuote a livello dei muscoli del collo e del tronco con conseguenti rotazioni del cingolo scapolare e pelvico.

 Ma è vero anche il contrario, ossia una malocclusione può determinare una posizione viziata della testa, quindi il sistema visivo dovendosi adattare a tale nuova posizione modificherà l’asse oculare abituale. Possiamo dire che sebbene i due apparati, oculomotore e stomatognatico, sono funzionalmente distinti, esiste una correlazione sia a livello neurofisiologico, in quanto i nuclei dei nervi oculomotori e del trigemino trovano una contiguità a livello mesencefalico, sia a livello neuro-muscolare in relazione al sistema delle catene muscolo-connettivali. La Posturologia è uno spettacolo olistico dove ogni attore ha la sua parte. L’ortottista risulta fondamentale per fornire soluzioni e spiegazioni ai vari problemi legati alla sfera visiva ma non esclude la possibilità di interagire con altre figure professionali.

 I TEST

Tra i Test da eseguire ricordiamo:

 Test della dominanza oculare; Test della convergenza;

Test delle forie;

Test dei movimenti oculari;

Test croce di Maddox;

Risulta utile la collaborazione multidisciplinare tra specialisti differenti con lo scopo di esaminare insieme il paziente sotto tutti gli aspetti, per scegliere così il trattamento terapeutico personalizzato. Tutti noi professionisti dobbiamo convergere le nostre potenzialità sull’obiettivo di far raggiungere alla “Persona” uno stato di salute e benessere che duri nel tempo. La nostra attenzione deve essere ancora maggiore quando si ha di fronte un paziente giovane specialmente in età scolare dove gli atteggiamenti abitudinari scorretti possono risultare difficilmente correggibili.

 Nel caso in cui un paziente presenti deficit di convergenza o ametropie spiccate in un solo occhio siamo consci che questo avrà maggiori ripercussioni sull’assetto posturale che si traduce in rotazioni del cingolo scapolare. Per far si che il training ortottico sia efficace sul piano posturale è necessario che il punto prossimo di convergenza sia posto alla radice del naso, che l’esoforia da lontano e l’exoforia da vicino devono essere inferiori a due diottrie, non deve esserci nessun difetto verticale, che l’ampiezza fusiva deve essere superiore a 45 diottrie (se è possibile a 75) ed equilibrata da lontano e da vicino, a destra e a sinistra. Concludo che non è sufficiente analizzare solo la vista, l’appoggio plantare o l’occlusione, ma si deve porre attenzione a tutto l’organismo. E’ determinante la collaborazione tra diverse figure professionali, ciascuna con le proprie competenze per una corretta visione e funzione visiva.

 BIBLIOGRAFIA

2 Agliata G. Le afferenze posturali Abbiabè edizioni Na 2010

1 Joint S.K., Stewart-Brown S.L., Screening della vista in età prescolare, Dipartimento di Sanit5Marazziti P. La postura scorretta, Medicina e Benessere 2008à Pubblica, Università di Oxford 2014

3 Roncagli V.; EASV: European Academy of Sports Vision- articoli e pubblicazioni, La vista e l’apprendimento scolastico 2008.

 *ortottista  - GiornaleSanità

martedì 16 febbraio 2021

UNA VISIONE PER EDUCARE


 “DIPENDE.....” 

Come cambia 

l’educazione oggi


-         Di Roberto D’Alessio

educatore scout

-          

Si può educare senza avere l’idea di ciò che è bene e di ciò che è male? O, ancora, senza domandarsi quale tipo di uomo e di donna e di convivenza sociale vogliamo? Baden-Powell direbbe certo di no, dal momento che pensava che la fraternità scout avrebbe cambiato il mondo e portato la pace tra i popoli. struire una visione personale e collettiva o di delega all’uomo forte, al capo che incarna la visione più opportuna e semplice.

Il tema è importante, perché la maggioranza dell’opinione pubblica odierna risponderebbe, al contrario, che è possibile con due accezioni: “l’educazione è un tirar fuori dall’altro, sarà poi lui a scegliere”; oppure direbbe che “è troppo difficile avere certezze nella complessità odierna, e bene o male dipendono dalle circostanze: non ci sono regole generali”. In ambedue i casi non importa l’idea di uomo buono o cattivo, di società giusta o sbagliata: l’educazione si riduce ad affiancare o a curare i traumi o a favorire il tempo libero: assistenza, terapia, accompagnamento, non educazione!

La visione. 

La relazione educativa presuppone per noi un patto in cui, esplicitamente o implicitamente a seconda del livello di concettualizzazione possibile, gli obiettivi, le prospettive, gli orientamenti, fin i sogni, siano dichiarati: da “qui i patti, le carte firmate, gli impegni assunti. Poi sarà un gioco, una lotta, un confronto di libertà reciproca, nel contesto di una esperienza comune, di una vita che cresce e che ci offre molteplici occasioni di realizzare o meno le nostre idee. Educare ha bisogno dunque di una visione, non astratta, non generica, non idealista di ciò che è bene e di ciò che è male. La visione è propriamente questo: un punto di vista sulla vita e sul mondo, che mi consente di esprimere valutazioni e giudizi, orientamenti per il futuro. Se vogliamo, un punto di vista ottimistico ma coerente, attuale ma anche capace di vedere le conseguenze, indicatore del futuro che verrà, concreto, pratico ma al contempo nutrito di speranza e valori. Possiamo dedurre questa visone dalla cultura odierna? dall’opinione pubblica corrente? No, troppo debole, troppo relativa, troppo dipendente dall’aria che tira, dagli interessi particolari, dal contingente, dai vari “dipende”, insomma. E troppo soggettiva e individualista per diventare visione collettiva. Lo stato di confusione causato da visioni particolari, senza criteri di priorità condivisi e senza luoghi dove agire il confronto, genera incertezza e l’incertezza paura: è una condizione di tutti, quasi inevitabile, ma le persone ne soffrono veramente; da qui nascono i desideri sbagliati di rinuncia a costruire una visione personale e collettiva o di delega all’uomo forte, al capo che incarna la visione più opportuna e semplice.

 I due ancoraggi

 L’azione educativa vera ha invece due ancoraggi: 1) alla realtà concreta sulla quale è radicato il punto di partenza, il linguaggio compreso, il patto fiduciario iniziale; 2) alla visione di fondo fatta di una valutazione del presente e di una prospettiva sul futuro. Il processo educativo cresce e si sviluppa costantemente tra i due ancoraggi. Il primo ancoraggio, alla realtà, è meno difficile oggi: o c’è o non c’è; o ne siamo capaci o falliamo lo start-up. La realtà è lì, basta starci dentro e provare e riprovare. Il secondo ancoraggio è più difficile. Lavorare oggi sul giudizio di bene e male e sulla visione di prospettiva richiede un costante discernimento, un costante porsi domande. Non da soli, come vedremo. Se il percorso educativo va avanti, si attua anche progressivamente un lavoro di traghettamento, dalle visioni personali alla visione collettiva comune. Per questo non basta leggere insieme un documento, anzi non serve a nulla: la visone comune nasce dalla esperienza comune, dal condividere fatti, percorsi, valutazioni, dal lavorare assieme, dal fare esperienze vitali insieme e trarne insieme conseguenze di giudizio (è bene, è male) e di volontà (decisioni di fare o non fare, comportamenti da evitare o da ripetere). Il mondo occidentale contemporaneo, detto post-ideologico, fatica a fare questa sintesi, ad assumere una visione complessiva condivisa; è frammentato, scisso. Paradossalmente è un mondo iper-connesso sulle informazioni, ma sconnesso sui valori che nutrono le visioni. La tecnologia che connette può essere il veicolo di nuove visioni, ma non può essere lei la sintesi di senso.

Teoria della pratica

Come costruire una propria visione e passare da una visione personale a una collettiva

 Questo lavoro costante, diviso in livelli solo per marcare l’inizio (fidarsi) e la fine (scegliere, elaborare), si svolge in alcuni luoghi di volontariato (cioè dove vado volontariamente, per voluntas o che, sempre per libera scelta, cerco di costruire come luoghi di elaborazione di giudizio). Ognuno deve averne almeno un paio: il tempo dell’individualismo non li ha previsti. Ognuno deve trovarli e soprattutto spingerli a funzionare così. Il nome di questi luoghi è molto vario, sono luoghi del discernimento altrettanto essenziali dei luoghi di sopravvivenza o di svago: piccolo gruppo di chiesa, di amici studio/lavoro/associazione, comunità educatori, genitori o staff pensanti, assistente, coppia… e via di questo passo.

Che “tempo” fa?

- Tempo del relativismo culturale: Varie visioni e giudizi di bene e di male si confrontano senza criteri e priorità condivise

- Tempo del soggettivismo etico: Ognuno dà valore solo a ciò che pensa, sente, lo emoziona, indipendentemente dai fatti;  abitudine a dare giudizi partendo dai fatti, dalle esperienze vissute, dai dati raccolti.

-Tempo dell’individualismo esasperato: L’individuo (io) è più importante della persona (io, tu, egli, noi... loro); mi salvo da solo, a prescindere dagli altri.

 Riconoscere il bene e il male: Dare nome al bene e al male non è affatto facile: ad esempio, è più facile parlare di bene comune in generale che non di beni comuni in concreto. Questo schema (dedotto dal libro “Cosa dobbiamo fare?” del cardinale C.M. Martini) ci può aiutare descrivendo i tre livelli di male che si presentano agli occhi “aperti” di un educatore. Sia chiaro: la domanda su cosa è male non è fatta per distinguere buoni e cattivi (altri ci penseranno e noi sappiamo che tutti siamo un po’ buoni e un po’ cattivi, per cui vale la pena di usare incessantemente perdono e misericordia su di noi e i nostri fratelli), ma per scoprire quel male di cui siamo conniventi e per vincere misteriosamente il male col bene.

*Male del singolo: È tantissimo, si somma e per questo è molto pericoloso. Cosa fare? Correzione fraterna, lotta di opposizione, credere nella possibilità di recupero, esemplificare il contrario.

* Male collettivo: Situazioni di corruzioni generalizzate, criminalità organizzata, guerre, … Spesso istituzionalizzato in strutture di peccato che quasi ti costringono a essere connivente. Cosa fare? Consapevolezza, discernimento, preghiera, denuncia pubblica.

* Male globale: Forme collettive di male che si auto giustificano e si legittimano in teorie e che soffocano il valore della ragione e deridono la fede. Cosa fare? Il male non è eliminato ma trasformato in bene da esempio e forza della morte di Gesù Cristo in Croce. Penetrare il male e lasciarsene penetrare (nessuna fuga dal mondo): è lotta che ci impegnerà tutta la vita operando il bene.

I temi “crinale” (o “generatori”)

Nella mia esperienza sono tutti i temi di confine, o perché scandiscono le tappe della crescita nell’età evolutiva (ad es. le tappe verso la autonomia e la responsabilità sociale, che devono fare i conti con genitori che mangiano la vita dei figli, iper-proteggendoli) o perché marcano un confine geo-politico: privato pubblico; diritti e doveri (ad es. il “crinale” tra luoghi da presidiare e flussi di persone, cose che li attraversano). Dentro questa grande categoria, alcuni temi e situazioni assurgono per quella specifica vita, in quel tempo, in quella nazione, per i misteri della comunicazione di massa e della psicologia collettiva, a fatti emblematici, cioè si impongono a tutti come eventi decisivi e sintetici. Non è che siano più importanti di altri, ma lo sono in quel momento storico, in quel luogo geografico, nella nostra vita. Invece di negarli, dicendo che non è vero che sono così importanti, è più utile attraversarli, percorrerli e rinforzare cosi la nostra visione, perché questi temi rendono immediatamente evidente le conseguenze dei comportamenti nostri e altrui, ci obbligano a scegliere e a dichiarare da che parte stiamo.

Un esempio delle due tipologie: Come si lavora sui temi “crinale”? a) Scavo e approfondimento sulla base della esperienza diretta. b) Cosa pensa l’opinione pubblica. c) La nostra opinione e decisioni conseguenti.

È chiaro che alle diverse età questo processo può durare un anno o una uscita: l’importante è che dalla esperienza diretta si parta e si ritorni. Ai lettori che sono educatori, lascio la felicità di costruire i propri strumenti e modelli.

 

Bibliografia

Luigi Melesi, Liberaci dal male, Ed. Don Bosco. Uno dei più grandi educatori contemporanei descrive il costante lavoro di costruzione e ricostruzione di una visione etica coi detenuti del carcere di San Vittore nei suoi 30 anni di cappellania.

Gabriele Gabrieli, Il cammino è la meta, la preghiera universale per la pace. Storico capo scout e animatore interculturale di comunità, ci offre il suo taccuino di strada in cui si legge l’esperienza scout incrociata a quella dei popoli sinti e rom.

 

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