"Meravigliarsi di tutto è il primo passo della ragione verso la
scoperta".
Usando questo motto come una sorta di
emblema per la sua ricerca, il celebre scienziato francese Louis Pasteur
(1822-1895) riuscì a gettare le basi della moderna microbiologia e immunologia.
Così è avvenuto anche per tanti altri studiosi che hanno conservato, accanto al
rigore della loro razionalità, la freschezza della loro capacità di stupirsi di
fronte alle sorprese dell’essere e dell’esistenza. È, questa, una dote che è
necessaria anche per la fede e per l’amore. Credere è entrare in un orizzonte
ave la ragione è necessaria ma non sufficiente. Devi capire ma al tempo stesso
scoprire percorsi inattesi che ti conducono verso mete mai scontate e sempre
aperte a nuovi territori dello spirito.
Similmente quando si ama, non si
può ridurre tutto a un programma o a un calcolo. C’è sempre l’imprevisto, anche
amaro e lacerante, ma c’è pure la sorpresa piena di luce, di gioia, di bellezza.
La nostra vita acquista un sapore diverso quando si diventa capaci di rimanere
affascinati davanti alla bellezza, di sostare a contemplare un paesaggio, di
stare in ascolto di una musica. C’è una frase molto significativa e suggestiva
dello scrittore inglese Chesterton: «Il mondo perirà non per mancanza di
meraviglie, ma per mancanza di meraviglia». La brutalità del capo chino soltanto
su interessi immediati, sulle banalità o sulle cose da possedere spegne non solo
la poesia ma la stessa vita dell’anima.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori
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