venerdì 27 gennaio 2023

MONDI CHE NON COMUNICANO

SCUOLA/ Nessuno schema basta a cambiare ciò che entra dalla finestra della noia

 Anche a scuola un intero mondo muore e uno nuovo tarda a nascere. Studenti e docenti appartengono spesso a mondi che non comunicano. Cosa fare?

 

- di Vincenzo Rizzo


Che cosa succede quando un intero mondo muore e uno nuovo tarda a nascere? I fatti epocali che stiamo vivendo hanno sconvolto i sistemi sociali, perturbando una vita vissuta sul tapis roulant. Si può, tuttavia, continuare a fare finta di niente, trascurando le esigenze fondamentali del proprio cuore: accade a tanti.

Però, il succedersi di macroeventi o di microeventi riapre la questione, chiedendo le risposte di un soggetto responsabile. Capita così di leggere notizie su cose come quella accaduta a Rovigo. Una docente è stata colpita in classe con pallini esplosi da una pistola ad aria compressa. A quanto pare, non c’è stata una comune risposta al grave fatto da parte della comunità educativa con un giudizio condiviso. Ciò che ieri veniva dato per scontato, dunque, ora non lo è più.

Il nichilismo dei cavalieri del nulla, insomma, è entrato in aula attraverso la finestra della noia. Come colmare il vuoto interiore, per ridere insieme e pubblicare una foto diversa sui social? Naturalmente, l’io di chi compie un gesto del genere non esiste, perché in fase adolescenziale e per ciò stesso da proteggere. E poi due anni di pandemia hanno minato la socialità, generando frustrazione e aggressività repressa. Dunque Gorgia aveva ragione? Nessuno può essere messo in questione per i propri atti? L’irresponsabilità etica deve essere tutelata da una società in cui tutto è permesso, basta che non inquini o non crei troppo danno e fastidio mediatico? In fondo, si sa, come dicono i film americani “andrà tutto bene”. Le cose si risolveranno da sole nel tempo, guardando gli influencer e i social.

Di fronte al ripetersi di fatti di questo tipo, impensabili solo alcuni anni fa, il cuore però si ribella e nasce la domanda: “che fare?”. Tale interrogativo viene amplificato da quello che si vede nelle scuole: genitori adolescenti, ragazzi sempre più fragili, pressioni delle famiglie per un successo scolastico a costo zero, docenti sull’orlo di una crisi di nervi. Perciò, ancora una volta, non bastano istruzioni per l’uso o schemi ministeriali nuovi. Occorre guardare nelle nostre scuole con una domanda che ci faccia ricordare, cioè riportare al cuore. “Che cosa ha retto durante la pandemia? Perché?”. Chi nella sua fragilità è stato punto di riferimento per colleghi, alunni, comunità educativa? Qual è stato il suo segreto?

La vita vivente mette in luce, nel tempo, la verità del cuore di ognuno. Rivela le presenze che indicano nella loro caducità un ideale autentico. La strada per uscire dal nulla ed entrare nelle incognite di un mondo pieno di incertezze, dunque, va fatta, seguendo un io vivo e in azione: differente.

 

Il Sussidiario

 

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