venerdì 13 gennaio 2023

LA MODA DEGLI ANGLICISMI

 ITALIANO 

scritto

 IN INGLESE

 Per scrivere il Piano Scuola 4.0, che spiega agli insegnanti come usare la tecnologia in classe, il Ministero dell’Istruzione e del Merito italiano ha usato il vocabolario inglese. Il documento e talmente pieno  di parole come roadmap, outcome e smart  che se i docenti non conoscono a menadito la lingua inglese rischiano di capirci ben poco.

Per questo l’Accademia della Crusca ha suggerito al Ministero di aggiungere un dizionarietto per spiegare i termini presi in prestito dall’inglese (detti anglicismi) oppure di tradurre in italiano tutte le parole del Piano Scuola.

L’operazione non sarebbe difficile visto che molti dei vocaboli stranieri adoperati potrebbero essere sostituiti con alternative italiane.

Per esempio: che motivo c’è di scrivere “step” invece di “passo” o “labs” al posto di “laboratori”? Perché usare “team” quando si può dire “gruppo”, “feedback” invece di risposta e “target” al posto di “obiettivo”

Forse a qualcuno sembra più moderno ma per tanti altri è solo incomprensibile.

Tra gli esperti di lingua italiana all’Accademia della Crusca c’è Valeria Dalla Valle che – insieme ai colleghi del gruppo Incipit – studia le parole straniere  entrate nell’italiano. “Alcune, come computer, monitor, hostess o rock – ci spiega – sono usate perché nel nostro dizionario non ci sono termini che indicano lo stesso concetto. Sono necessarie e a nessuno verrebbe in mente di sostituirle. Oggi, però, le parole inglesi sono scelte anche quando esistono alternative italiane: è una moda. Dire “call center”, “bikers” o “location” al posto di “centralino”, “motociclisti” e “luogo” impedisce alle persone che non sanno questa lingua di capire. Per questo gli anglicismi inutili non dovrebbero essere usati dalle istituzioni, che debbono essere sempre chiare coi cittadini.

Oggi conoscere l’inglese è necessario. Infarcire di parole straniere i nostri discorsi, anche quando esistono termini italiani con lo stesso significato, invece, ha poco senso. “Anzi-dice Della Valle- se continuiamo a farlo, la nostra lingua diventerà più povera. Non nasceranno più nuovi vocaboli e i giovani scorderanno tante parole, a partire da quelle tipiche delle materie tecniche e scientifiche”.

www.avvenire.it 

 

 


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