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sabato 15 novembre 2025

FIDARSI DI DIO

 


Di fronte alle insidie della storia 

occorre fidarsi 

della promessa di Dio. 


Commento al Vangelo nella XXXIII domenica del Tempo ordinario - Anno C

di Padre Gianpiero Tavolaro, Comunità Monastica di Ruviano

Mal 3,3-19-20a; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19


Quando l’evangelista Luca compone la sua opera si mostra molto attento a cogliere la vita della comunità dei credenti in Cristo all’interno del ben più vasto orizzonte della storia. Diversi sono gli eventi ai quali, in modo più o meno esplicito, egli fa riferimento: il Tempio di Gerusalemme è stato distrutto (e questo è un segno potente della novità che è Cristo e del “salto” che egli realizza rispetto alla prima economia della salvezza); la vita della Chiesa è fiorente, ma esposta a delle minacce; il sangue dei primi testimoni è stato versato (come, in Atti, attestano le morti violente di Stefano e di Giacomo). È dentro questo quadro di riferimento che si inserisce il discorso che Gesù fa, al capitolo 21, sollecitato dall’ammirazione di alcuni per la grandiosità del Tempio e per le sue bellezze: alla cosiddetta piccola apocalisse del capitolo 17 (riguardante il “destino” personale), segue ora la grande apocalisse (riguardante il corso della storia tutta). Si tratta di una rivelazione che riguarda le ultime cose: non tanto la fine della storia, quanto piuttosto il suo fine.

Di fronte alle paure, alle derive e ai possibili inganni degli uomini sull’attraversamento della storia, Gesù afferma, in modo inequivocabile, che la storia ha un senso, cioè una direzione, per cogliere la quale, senza indulgere a facili e banali allarmismi, occorrono la fedeltà e la perseveranza, attraverso cui si manifesta la disponibilità ad attraversare la storia fidandosi della promessa stessa di Dio. Per quanto difficile e segnato da contraddizioni interne ed esterne, il camminare della Chiesa nella storia richiede che tutto vada assunto con verità, ma anche nella lucida consapevolezza che tutto è “relativo” a un più grande progetto di Dio, non perché “le cose di quaggiù” non abbiano valore, ma perché, al contrario, in Dio può acquisire senso anche ciò che può sembrare non averne: solo così è possibile sottrarsi al rischio di vivere in un’illusione che anestetizza i credenti, facendoli vivere “fuori” dalla storia, o in una delusione che, producendo smarrimento, li trasforma in uomini disperati, prigionieri dei non-sensi dell’oggi. 

l cammino del credente, secondo Luca, è esposto al rischio di trappole che il mondo tende e in cui si può cadere e Gesù ne individua tre attraverso cui il male cerca di aggredire chi crede. La prima trappola è costituita dalla menzogna e dall’inganno, che pretendono perfino di indossare le maschere del volto di Dio. Gesù che, fin dal principio dell’evangelo, ha chiamato alla sequela (cf. Lc 5,11.27; 9,59; 14,27), qui mette in guardia dalle sequele sbagliate, che portano morte. Tremendo, a tale proposito, è l’uso del suo nome: il credente può essere intrappolato perfino da chi si serve del nome di Cristo, invece di farsene servo. Per questo, più avanti, sempre in questa grande apocalisse, Gesù presenta la sua Chiesa come fatta da coloro che saranno perseguitati «a causa del mio nome».

La seconda trappola che il mondo tende nella storia alla comunità dei credenti è la persecuzione, quella stessa cui è stato sottoposto il Maestro. Se la Chiesa pronunzierà parole di mondano “buon senso”, essa avrà l’applauso dei sapienti secondo il mondo e non patirà persecuzione; se, al contrario, annuncerà con forza e parresía la parola scomoda del Vangelo («la parola della croce», 1Cor 1,18), allora patirà persecuzione e accanimento. Nella persecuzione, però, in maniera paradossale, sperimenterà la potenza della presenza del Signore, che è fedele compagno di viaggio nel cammino della Chiesa nella storia. La terza trappola che il mondo tende alla Chiesa è quella della divisione, che penetra nelle relazioni più sacre che l’uomo può vivere: «Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici». L’odio del mondo per le vie che lo contraddicono può arrivare fino a questo punto, dal momento che il mondo non tollera chi gli si oppone, in qualunque modo.

Di fronte a tutto questo occorre perseverare, essere pazienti: questa è stata la via percorsa da Gesù di fronte al rifiuto del mondo e questa è la via che egli propone ai suoi. La storia sarà salvata e custodita da un piccolo resto, capace di resistere agli inganni, alle divisioni, alle persecuzioni: un piccolo resto capace di pagare di persona. Questa è parola di speranza e di consolazione, che dà ai passi dei credenti la forza e il coraggio di attraversare la storia senza fuggirla, ma vivendola portando in essa la bellezza del Vangelo.

Clarusoonline

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