I VACCINI E LA DIMENSIONE ETICA DELLA POLITICA
Il
paradosso di cui si tace
Mentre
nei Paesi occidentali si litiga sul diritto di non vaccinarsi – i giornali sono
pieni delle polemiche su questo punto –, al resto del mondo viene di fatto
negato il diritto di vaccinarsi. È il paradosso evidenziato da una presa di
posizione dell’Oms – l’Organizzazione mondiale della sanità –, che proprio in
questi giorni ha fatto alle nazioni ricche la proposta di ritardare la
somministrazione della terza dose dei vaccini, per cederne una parte a quelle
povere, che non sono state finora in grado di garantire ai loro abitanti
neppure la prima dose.
La
richiesta – peraltro subito respinta su entrambe le sponde dell’Atlantico – si
collocava in un contesto in cui i Paesi industrializzati già da tempo si sono
accaparrati l’80% delle dosi disponibili. Una mossa preventiva che ha creato
una evidente disparità.
E
tuttavia il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nella sua
ultima dichiarazione, non ha insistito su questo punto, riconoscendo la
legittimità della preoccupazione dei governi occidentali di garantire la salute
dei loro cittadini. «Però» – ha aggiunto – «non possiamo accettare che Paesi
che hanno già utilizzato la maggior parte dei vaccini vogliano utilizzarli
ancora di più, mentre le popolazioni più vulnerabili del mondo continuano a
rimanere senza protezione».
Sta
di fatto che nei Paesi ricchi è già vaccinata il 51% della popolazione, a
fronte dell’1,36% dei Paesi poveri. In tutta l’Africa, solo il Marocco dispone
di vaccini per più del 20% della popolazione. Negli altri Stati africani,
secondo i dati dell’Unicef, non si arriva neppure al 5%. In alcuni, come il
Mali, il Chad e il Congo, si è addirittura al di sotto dell’1%.
Sono
cifre impressionanti, indice di una disparità che nessun argomento può
giustificare. La rivista «Nature» ha previsto che la maggior parte degli
abitanti dei Paesi poveri potrà accedere al vaccino solo fra due anni. Se tutto
va bene… E Ma di tutto questo i nostri giornali e le nostre televisioni non
parlano, o parlano pochissimo.
A
completare questo quadro inquietante, arriva adesso la notizia che le
multinazionali farmaceutiche produttrici di Pfizer e Moderna – ovviamente
appartenenti al quel mondo ricco che non si preoccupa delle sorti di quello
povero – hanno chiesto e ottenuto dall’Unione Europea un consistente incremento
di prezzo sui loro vaccini. Ogni dose di Pfizer passerà da 15 a 19,50 euro,
mentre ogni dose di Moderna da 19 a 21 euro.
Le
logiche della politica attuale
Non
sono un “complottista” e non penso che ci siano dietro tutto quello che sta
accadendo delle macchinazioni ordite da “oscuri poteri”. Non c’è bisogno di
queste ipotesi fantascientifiche per spiegare i paradossi di un pianeta che
continua ad essere, anche nei momenti di emergenza come questo, diviso tra
ricchi e poveri e in cui i primi prosperano mentre i secondi muoiono. Basta
rendersi conto che gli egoismi nazionali e i meccanismi del profitto – quelli
sì, internazionali – agiscono inesorabilmente, se lasciati a se stessi, per
segnare la disparità tra chi è più forte e chi è più debole. Le motivazioni
umanitarie hanno un loro ruolo, soprattutto nei discorsi ufficiali, ma incidono
solo nella misura in cui non si pongono in contrasto con gli interessi
particolaristici degli Stati più forti.
Questo
non annulla, evidentemente, le differenze tra regimi democratici e totalitari,
tra Stati che calpestano apertamente i diritti umani e Stati che cercano in
qualche modo di tutelarli, anche se tra molte contraddizioni, tra politiche
spudoratamente imperialiste e politiche più attente al rispetto dei popoli. Ma
queste distinzioni, che sarebbe qualunquistico negare, non impediscono alla
politica – almeno a quella che abbiamo sotto gli occhi – di ispirarsi in ultima
istanza alla legge del più forte. La verità e la giustizia, nei casi migliori,
non sono del tutto ignorate, come non lo è il bene comune, ma solo nella misura
in cui non entrano in contrasto con gli interessi di parte.
Per
non essere “idioti”
Di
questa situazione ci si può rendere conto oppure no. Nella seconda ipotesi ci
si può dedicare con totale passione a risolvere i problemi della propria vita –
tutelarsi dal contagio, vaccinarsi oppure no, salvaguardare il proprio lavoro
nei tempi della pandemia, ecc. – ignari della loro relatività rispetto a quelli
di miliardi di persone che vedono messa in gioco la loro sopravvivenza a causa
della povertà.
I
greci avevano un termine, per indicare le persone che pensano solo alle cose
proprie – in greco “idia” –, che è passato nella nostra lingua come un
generico insulto, ma che andrebbe recuperato nel suo significato etimologico: “idiotai”,
idioti. In questo senso, “idiota” sarebbe colui che crede di potersi salvare da
solo, ignorando i problemi degli altri, oppure, come membro di una comunità
politica, di poter realizzare gli interessi di quest’ultima senza curarsi di
quelli del pianeta.
Se
invece ci si rende conto della situazione, l’alternativa è tra rassegnarsi,
magari evitando di pensarci – molti lo fanno –, oppure cercare di allargare ad
altri la propria consapevolezza che c’è nel mondo attuale qualcosa di
profondamente sbagliato, e tentare di creare, insieme, le condizioni per un
cambiamento radicale.
È
possibile questo? La sola via che vedo è un profondo
rinnovamento della politica. A cominciare dal basso. I capi di governo che oggi
respingono la proposta dell’Oms di rinviare la terza dose del vaccino per
aiutare chi è più povero, non sono, ovviamente, degli egoisti, e forse
personalmente praticano forme di carità vero i bisognosi. Ma sanno bene che
l’opinione pubblica dei loro Paesi li crocifiggerebbe se essi si
preoccupassero. Soprattutto nei Paesi democratici, è il consenso a generare e
legittimare il potere politico.
Perciò,
se non cambiano la mentalità e gli atteggiamenti pratici degli elettori, non
c’è da stupirsi che quelli degli eletti siano quelli che sono. Aristotele
pensava che la politica fosse una parte – la più elevata – dell’etica. Dopo
Machiavelli, noi abbiamo separato le due cose. Così, oggi molti italiani
avrebbero gravi scrupoli morali se, vedendo una persona annegare, non facessero
nulla per salvarla, ma apprezzano che il loro governo si accaparri i vaccini,
anzi protesterebbero esasperati se decidesse di darne una parte a chi non ne
ha.
Il
problema dei vaccini ci pone davanti all’urgenza di educare i cittadini a
recuperare la dimensione etica della politica. Si scoprirebbe, allora, che la
morale non consiste nel sacrificarsi per gli altri, ma nel comprendere che il
nostro bene, al di là delle apparenze immediate, non può prescindere da quello
altrui. Anche a proposito dei vaccini, è stato osservato che, in un mondo ormai
globalizzato, è illusorio credere di salvarsi dal Covid da soli. È interesse
anche dei ricchi che i poveri abbiano la possibilità di vaccinarsi. Forse
anche di questo, e non solo della obbligatorietà o meno del vaccino, dovremmo
prima o poi avere il coraggio di parlare.
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