La Dad negli istituti cattolici
Zani: per alcune realtà uno strumento provvidenziale
Lo
sviluppo delle tecnologie, il mutato contesto culturale e la pandemia impongono
nuove formule didattiche anche in Università e Facoltà ecclesiastiche, tra
queste l'insegnamento a distanza. Su questa modalità interviene l'Istruzione
della Congregazione per l’Educazione cattolica. Il segretario del Dicastero
descrive il lavoro svolto e gli obiettivi: "Ribadiamo comunque la grande
importanza di una didattica in presenza"
-
- - di Adriana Masotti e Salvatore Cernuzio
-
La
Congregazione per l’Educazione cattolica ha diffuso in questi giorni un’Istruzione per l’applicazione della modalità dell’insegnamento a
distanza nelle Università e Facoltà ecclesiastiche. Firmata dal
cardinale prefetto Giuseppe Versaldi e dall’arcivescovo segretario Angelo
Vincenzo Zani, ed emanata lo scorso 13 maggio, entrerà in vigore il primo giorno
dell’Anno accademico 2021-2022 o dell’Anno accademico 2022, a seconda del
calendario delle diverse regioni del mondo.
Nella
prima parte del testo si dà ragione delle novità suscitate nel campo della
formazione dai cambiamenti nella comunicazione ben precedenti la pandemia che,
però, ha dato certamente un forte impulso alla didattica a distanza nella
scuola e nelle Università. “L’impatto della comunicazione digitale sul mondo
della formazione e dell’istruzione”, si legge nell'Istruzione, ha messo in evidenza,
fin dai primi anni 2000, l’ampio panorama della materia in questione.
L’educazione a distanza non è “soltanto un fattore di innovazione tecnologica
ma anche un elemento capace di trasformare profondamente la cultura accademica
e di riscrivere la logica dei processi di educazione e di apprendimento, nonché
gli obiettivi della formazione”.
La
Veritatis gaudium
Già
nella costituzione apostolica di Papa Francesco Veritatis gaudium, su università e facoltà
ecclesiastiche, promulgata il 29 gennaio 2018, ricorda il testo, aveva
"manifestato il proprio interesse per questa modalità" e la
Congregazione aveva concesso ad alcuni Istituti Superiori di Scienze Religiose
la possibilità di impartire alcune discipline a distanza a determinate
condizioni. Le Facoltà e le Università ecclesiastiche hanno ora la possibilità,
previa approvazione del Dicastero, di elaborare ordinamenti degli studi in cui,
si legge nell’Istruzione, “una parte dei corsi può essere svolta nella forma di
insegnamento a distanza”. Scopo di questo testo è “offrire linee guida e norme
per l’applicazione” di tale modalità.
Zani:
dialogo tra Congregazione e istituzioni
Monsignor
Angelo Zani spiega a Vatican News le novità, gli obiettivi e
gli aspetti principali delle normative introdotte dal documento.
Sappiamo
che la comunicazione digitale ha un forte impatto sul mondo della formazione e
dell’istruzione, come si è reso evidente durante la pandemia. E già nella Veritatis
Gaudium si parlava di una nuova modalità che le università avrebbero
potuto sperimentare. La materia, quindi, non è una novità, perché allora questa
istruzione?
La Veritatis
Gaudium del gennaio 2018 aggiornava la costituzione apostolica Sapientia
Christiana del 1979. Essendo passati tanti anni, quasi quaranta, è
chiaro che doveva tenere conto della grande evoluzione avvenuta in questi
decenni. Non sono state introdotte normative specifiche nella costituzione che
dava già il quadro generale, ma si accennava alla necessità di rendere
pubbliche norme più specifiche su questo argomento. Quindi, non siamo di fronte
a un tema totalmente nuovo… È nuovo nella formulazione, negli orientamenti, ma
non è nuovo nell’esperienza che tutti stiamo sperimentando già da alcuni anni. È
chiaro che il fenomeno della pandemia ci ha colti tutti di sorpresa,
soprattutto nel marzo 2020, quando abbiamo dovuto dare disposizioni immediate
per permettere alle nostre università di tenere gli esami con gli studenti a
distanza e via dicendo. Poi nei mesi successivi abbiamo fatto delle norme
transitorie, quando abbiamo visto che il Covid-19 avrebbe condizionato la vita
delle istituzioni, non solo a Roma, ma in tutto il mondo. Abbiamo rinnovato
tali norme nel maggio scorso per consentire alle oltre 500 istituzioni di studi
superiori ecclesiastici che abbiamo nei cinque continenti di rispondere a
questa emergenza così particolare. Se non avessimo avuto norme transitorie il
sistema avrebbe collassato e ci si sarebbe trovati di fronte anche ad un grosso
problema giuridico: la validità dei corsi, dei titoli ecc.
Quando
è iniziato il lavoro che ha portato a questa istruzione?
Già
dal 2018, da quando abbiamo pubblicato Veritatis Gaudium, abbiamo
cominciato il lavoro di elaborazione di queste disposizioni. Una ventina di
esperti da tutto il mondo hanno lavorato per circa tre anni per raccogliere,
sulla base di esperienze esistenti in università pubbliche, approvate anche ad
experimentum dalla nostra Congregazione, i dati utili per elaborare
questo documento che porta la data del 16 maggio, Giornata delle Comunicazioni
sociali.
Si
parla dunque di formazione a distanza ma nell'istruzione si chiarisce che è
necessario garantire comunque agli studenti momenti di incontro tra loro e con
i docenti.
Noi
partiamo dall’importanza fondamentale dell’insegnamento in presenza, così come
emerso dall’esperienza del Covid. Vediamo un desiderio da parte di tanti
studenti di tornare finalmente nelle classi delle scuole e delle università per
avere un insegnamento presenziale. Noi partiamo da questo principio e riteniamo
che l’insegnamento in presenza sia per gli studi ecclesiastici fondamentale,
soprattutto per il primo ciclo che è quello di formazione teologica o
filosofica di base, attraverso il quale si formeranno coloro che un domani
saranno docenti, insegnanti, pastori, evangelizzatori. Nel primo ciclo solo
poche discipline, magari secondarie, possono essere date con un insegnamento a
distanza. Mentre nel secondo ciclo, quello di specializzazione, e soprattutto
nel terzo ciclo del dottorato, l’utilizzo dell’insegnamento a distanza è
previsto in percentuale più elevata. Il criterio fondamentale è stato quindi
quello di applicare l’insegnamento a distanza con gradualità. Non è che questa
istruzione dice: va bene, possiamo fare tutto a distanza… Ci sono indicazioni
molto precise in merito.
Utilizzando
l'insegnamento a distanza, le università - si legge nel testo -
"potrebbero ampliare la formazione accademica per raggiungere tutti i
soggetti del popolo di Dio inseriti nell'attività di
evangelizzazione". Ci dice qualcosa di più su questo?
Questa
è proprio una delle chiavi di lettura per l’istruzione, cioè lo sguardo
particolare da adottare verso certe realtà specifiche per le quali
l'insegnamento a distanza risulta essere uno strumento provvidenziale. Spiego
meglio: i nostri studi sono destinati a tutti ma alcune realtà non sono
raggiungibili con un servizio accademico attraverso le istituzioni. Pensiamo ai
tanti monasteri in giro nel mondo, le clausure, la vita contemplativa… c’è tutto
un insegnamento a distanza destinato soprattutto a loro. Pensiamo anche agli
agenti pastorali e agli stessi vescovi che possono fare corsi di aggiornamento,
di cooperazione, o le cosiddette periferie umane. Abbiamo anche dei titoli di
studio che possono essere conseguiti attraverso corsi speciali. Ci sono poi
molti professionisti che vogliono acquisire una formazione teologica,
filosofica o antropologica e che bussano alle porte delle nostre istituzioni:
non possiamo chiedere a queste persone di frequentare come i giovani studenti
che cominciano il loro iter accademico.
Nuove
modalità di insegnamento, richiedono dunque nuove regole e nuove strumenti?
L’istruzione
non offre normative chiuse, ermetiche, che non si cambieranno mai: siamo
all’inizio di un processo che potrebbe avere grosse evoluzioni. Pensiamo
all’intelligenza artificiale, a tutto quello che stiamo vivendo nel mondo.
L'insegnamento a distanza necessita anche di strutture informatiche e
telematiche sofisticate, di piattaforme sicure nelle università che non siano
manipolabili. L’istruzione tiene conto anche di queste problematiche e
soprattutto del fatto che gli studi delle nostre istituzioni vengono valutati
attraverso un sistema professionalizzato, riconosciuto a livello
internazionale, circa la qualità dell’insegnamento accademico e dei risultati
accademici. Quindi l’insegnamento a distanza non può far venire meno la qualità
delle nostre istituzioni.
Che
cosa vi aspettate in quanto a ricezione di queste norme, anche da Università
nel mondo che non hanno tante possibilità?
Da
una parte, questa istruzione era ampiamente attesa. Abbiamo avuto segnalazioni
e richieste, ma abbiamo preferito attendere e prolungare le norme transitorie
già attuate l’anno scorso per rispondere a questa emergenza che riguarda tutti.
Dall’altra parte, la richiesta dell’insegnamento a distanza veniva manifestata
da tempo, come dicevo. Ci aspettiamo perciò una buona ricezione… È chiaro che
ci sono differenze tra Paese e Paese, tra istituzione e istituzione, vedremo allora
come accompagnare questa applicazione, intervenendo specificatamente. Le nostre
normative hanno infatti un valore mondiale, ma nel mondo ci sono situazioni
diverse che esigono un intervento da parte nostra. Comincia perciò un dialogo
molto intenso di collaborazione tra il nostro Dicastero e le singole
istituzioni accademiche.
Vatican
News
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