Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1, 18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Commento al Vangelo
p. Paolo Curtaz
Sono due le
annunciazioni presenti nei Vangeli: una a Maria e l’altra a Giuseppe.
Dio parla ad una
coppia, non ad un singolo.
Ma lo fa
rispettando le diverse sensibilità, al maschile e al femminile. Perché
l’esperienza di fede sempre parte dalla concretezza delle nostre esperienze e
dei nostri percorsi.
L’angelo è lo
stesso, ma il modo, il linguaggio e le modalità che usa sono diverse.
Dio sempre ci viene
incontro.
E rispetta la
nostra straordinaria singolarità.
Parla col
linguaggio che sappiamo intendere.
Si fa breccia fra i
nostri pensieri, i nostri affanni, le nostre paure.
Come quando non
chiudiamo occhio perché è successo qualcosa che ci ha destabilizzato.
E tutta la nostra
vita viene ribaltata da un evento imprevisto. O come quando di colpo ci
troviamo davanti ad evidenze che smascherano una persona di cui ci siamo
fidati, che abbiamo amata.
Non ditelo a
Giuseppe.
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