mercoledì 30 agosto 2023

SCHADENFREUDE

 
Le persone stanno diventando 

sempre meno empatiche?

Schadenfreude è quando ci si compiace delle disgrazie altrui. Gli esperti spiegano quali sono i fattori che potrebbero portare a un deficit di empatia che interessa ampie porzioni della popolazione.

 

-         di DARYL AUSTIN

La Schadenfreude, ovvero il compiacersi per le disgrazie altrui, è un sentimento comune di questi tempi. Gli esperti indicano i tre fattori che oggi più frequentemente possono alimentare questa emozione in ampi gruppi di persone.

Quando una commerciante d’arte di Manhattan mostrò interesse per la sua arte, Paul Weiner pensò che la sua carriera fosse finalmente a un punto di svolta. Quando l’influente gallerista lo scoprì su Instagram, l’artista attraversava un periodo di difficoltà, e faticava a sopravvivere a Brooklyn. “All’inizio pensavo che fosse interessata al mio lavoro”, racconta Weiner, “ma non c’è voluto molto perché le sue intenzioni diventassero evidenti”. Poco dopo che avevano iniziato a parlare, l’attenzione della gallerista si è spostata dall’arte di Weiner al fatto che non poteva permettersi di comprare i colori o di pagare un necessario intervento del dentista. “Si compiaceva della mia miseria”, afferma Weiner, “voleva sentire sempre più aneddoti sulle mie difficoltà”.

Anche se all’epoca non sapeva come chiamarlo, Weiner era vittima della cosiddetta Schadenfreude, un termine che in tedesco descrive il sentimento per cui si prova piacere per le disgrazie altrui.

Non è un sentimento nuovo. Un vecchio detto giapponese, ad esempio, recita: “La sfortuna degli altri ha il sapore del miele”, e il filosofo del XIX secolo Friedrich Nietzsche affermò: “Vedere gli altri soffrire fa bene”. Secondo i ricercatori delle università Johns Hopkins, Columbia, Berkeley Haas e Harvard, al giorno d’oggi sono tre i fattori che scatenano questa emozione con maggiore frequenza in ampie fasce della popolazione. Tra questi, il surplus di lavoratori d’élite (un tema trattato da The Atlantic il mese scorso), le reazioni personali alla pandemia e l’uso sfrenato dei social media.

“La Schadenfreude esiste da sempre, ma aumenta o diminuisce a seconda della prevalenza delle emozioni che la innescano nelle persone”, afferma Silvia Montiglio, docente alla Johns Hopkins University e studiosa di Schadenfreude.

Tali emozioni sono spesso radicate in un senso di ingiustizia, superiorità morale, invidia o nel concetto per cui qualcuno “si merita” ciò che gli capita, spiega Montiglio. E così succede che sorridiamo quando il collega che ci sta antipatico viene rimproverato dal capo o quando vediamo che l’auto sportiva che ci ha appena superato di gran carriera viene fermata dalla polizia. La Schadenfreude è anche il motivo per cui gran parte del mondo ha sogghignato e condiviso meme quando il sommergibile Titan è scomparso il mese scorso, prima di scoprire che i suoi quattro ricchi passeggeri erano morti. “Le gerarchie sociali da tempo creano un terreno fertile per la Schadenfreude”, afferma Montiglio.

Poche posizioni adeguate per lavoratori qualificati

Una ricerca pubblicata di recente mostra che il “confronto con chi sta meglio”, spesso tra poveri e ricchi, comunemente contribuisce a generare il sentimento di Schadenfreude. Ma accade anche che a provare questa emozione siano più frequentemente le persone della stessa condizione sociale. In un articolo pubblicato sul The Atlantic, Peter Turchin, ricercatore dell’Università di Oxford, ha recentemente definito la “sovrapproduzione di lavoratori d’élite” come un fenomeno che si verifica “quando una società produce troppe persone super-ricche e molto istruite e non abbastanza posizioni adeguate per soddisfare le loro ambizioni”. Il ricercatore sostiene che questo sia uno dei due fattori che hanno portato più di una società al collasso nel corso della storia, e afferma che questa dinamica si sta ripresentando nel nostro tempo.

Montiglio concorda sul fatto che la Schadenfreude sia più diffusa oggi, e descrive l’attuale mercato del lavoro avanzato come più competitivo di qualsiasi altro abbia mai sperimentato prima. La docente afferma che questo fa sì che chi ne fa parte intimamente si rallegri quando un collega viene scartato per una posizione o una promozione perché ciò significa che aumentano le proprie probabilità di avanzamento.

Diverse reazioni alla pandemia globale

Oltre all’elevata domanda per un numero limitato di posizioni lavorative, un’altra ragione per cui la Schadenfreude viene percepita più di frequente ha a che fare con la pandemia. “La pandemia ha creato una tempesta perfetta di superiorità morale, atteggiamenti di vanto e una malattia che causa danni e disgrazie gravi”, afferma Montiglio. In effetti, è probabile che la Schadenfreude sia alla base di gran parte dei casi di derisione e stigmatizzazione a cui tutto il mondo ha assistito quando le persone che non si sono vaccinate hanno contratto il COVID o quando coloro che si sono attenuti alle raccomandazioni si sono ammalati comunque.Julia Garcia, madre di due figli di San Jose, in California, ha vissuto in prima persona questi sentimenti, quando suo cugino si è ammalato di coronavirus. “Era stato così presuntuoso nelle sue affermazioni su Facebook, dicendo che non aveva bisogno del vaccino”, racconta. Aveva preso in giro i membri della nostra famiglia che avevano fatto il vaccino, e sosteneva che tutta la questione del virus era stata ingigantita dai media. “Quando alla fine si è ammalato, la cosa mi ha fatto in un certo senso piacere”, spiega Garcia. “Solo quando si è ammalato gravemente ed è finito in ospedale, mi sono sentita pentita di quella reazione”.

 Oltre alla pandemia, Garcia fa una riflessione su quello che probabilmente è l’ambito in cui maggiormente viene alimentata la Schadenfreude: i social media.

Social media e Schadenfreude

Colin Leach, psicologo della Columbia University e autore di ricerche sulla Schadenfreude, sostiene che il piacere della Schadenfreude si intensifica quando il sentimento è provato nei confronti di qualcuno che non ci piace e aggiunge che i social media spesso favoriscono l’esternazione di queste emozioni.

I social media sono anche il contesto in cui spesso si fanno paragoni e proliferano le invidie. “L’invidia alimenta la Schadenfreude più di qualsiasi altra emozione”, afferma Montiglio. Inoltre, molte persone leggono le notizie e si informano sui social media, ed è lì che, come mostrano le ricerche, in molti vengono a sapere di disgrazie altrui, che si tratti del mancato successo di una celebrità o del divorzio dei vicini.

A volte, nei social media la Schadenfreude viene usata per manipolare l’ideologia degli utenti, spesso in ambito politico. “Provocare i liberali” è uno slogan (usato da alcuni conservatori negli Stati Uniti) concepito per coltivare la Schadenfreude”, afferma Susanna Siegel, docente di filosofia all’Università di Harvard.

I tentativi politici di strumentalizzare la Schadenfreude e di sfruttare le ideologie in questo modo sono spesso efficaci perché la Schadenfreude può rendere emotivamente più gratificante vedere qualcuno dell’altro schieramento fallire, che la propria squadra avere successo. “Ritengo che si siano verificati fenomeni di questo tipo durante le elezioni del 2020”, afferma Sa-kiera Hudson, docente assistente presso l’Università della California a Berkeley Haas, che ha pubblicato una ricerca a supporto di questa teoria. “Le persone possono sentirsi più motivate dalla possibilità di danneggiare i propri avversari che da quella di aiutare i propri alleati”, spiega.

Non lasciare che la Schadenfreude prenda il sopravvento

Ma la Schadenfreude non solo ha un effetto negativo sulle divisioni crescenti all’interno della società, il più delle volte danneggia a livello individuale chi prova questo sentimento. Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer una volta ha definito la Schadenfreude “un segno distintivo di un cuore completamente cattivo”; e anche se questa associazione è forse un po’ eccessiva, considerando che tutti proviamo questo sentimento in una certa misura di tanto in tanto, la Schadenfreude non è certo una virtù.

“Essenzialmente, la Schadenfreude è una malevola noncuranza per l’umanità altrui”, afferma Leach. Un antidoto per curarla è mettersi nei panni degli altri. “La reazione più benevola alle disgrazie altrui è la simpatia, che può derivare dall’empatia”, spiega Leach. Hudson concorda, e consiglia di evitare qualsiasi persona o luogo che strumentalizzi le emozioni, spinga a fare paragoni sociali o proponga una visione basata sul contrasto e la contrapposizione. “Coltivate un’atmosfera in cui tutti abbiano dei benefici e la Schadenfreude avrà meno modo di attecchire”, afferma.

Per le persone che si accorgono di provare Schadenfreude e vogliono liberarsene, Leach suggerisce di riconoscere che questa emozione è spesso alimentata dal proprio senso di inadeguatezza, “quindi può essere utile disgiungere i sentimenti che proviamo per noi stessi da quelli che proviamo per la fortuna di altri”, spiega, consigliando inoltre di mettere in discussione qualsiasi convinzione personale sul fatto che una persona colpita dalla sfortuna “se la sia cercata” o se la sia meritata. “Prima di affermare che una disgrazia è giusta, dobbiamo essere sicuri che lo sia davvero, e non solo in base a una nostra soddisfazione cinica per la sventura altrui”, afferma Leach.

E se questi passi sono troppo difficili, Siegel consiglia almeno di tenere per sé la propria felicità per le disgrazie degli altri. “Se vi sentite in conflitto con la vostra Schadenfreude, è un buon segno”, dice. “È la celebrazione smisurata del dolore altrui che si colloca a livello della crudeltà”.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.

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