sabato 23 giugno 2018

IL SOGNO DI PETER, LA SPERANZA DEL POPOLO. SFIDARE LA MORTE PER COSTRUIRE IL FUTURO

LETTERA DAL SUD SUDAN
Padre Mario Pellegrino , un giovane missionario comboniano, opera nel Sud Sudan, Paese vilentato da guerre tribali, ove anche andare a scuola significa sfidare la morte.
L'UMEC-WUCT collabora con padre Mario al fine di aiutare i giovani (alcuni dei quali seminaristi) a recarsi nelle nazioni vicine per poter studiare.
Peter è un ragazzo che viene da un’isola in mezzo alle paludi a circa un’ora di canoa dal mio villaggio, Nyal. Peter è un giovane come tanti altri, sogna in grande, ha chiari obiettivi per il suo futuro. Come tutti i ragazzi del mio villaggio sogna di studiare, perché sa che solo attraverso l’educazione potrà dare una svolta alla sua vita. Qui a Nyal l’educazione è poverissima, non ci sono insegnanti preparati e la maggior parte di loro sono assenti dalla scuola perché non pagati dal governo che li considera nemici ribelli.
Peter ci crede, vuole davvero realizzare il suo sogno e decide: lascia casa, mamma e papà e parte in canoa per un lunghissimo viaggio che lo porterà fino all’Uganda; li potrà entrare come rifugiato politico in quanto proveniente da un paese che soffre per causa della guerra; li avrà una vita difficilissima, senza i genitori, con libertà limitata e con scarsità di cibo ed economiche. Ma li potrà finalmente studiare e costruire un futuro migliore. Peter parte, tante lacrime quando lascia la sua mamma e i fratelli; un ultimo abbraccio, un bacio sulla fronte e via in canoa. Il cuore batte forte. E’ un viaggio molto lungo, stancante e davvero rischioso. 
Peter dovrà attraversare alcune zone in cui l’esercito SPLA è presente con l’ordine di far fuori tutti coloro che come Peter appartengono alla tribù Nuer, coloro che sono considerati ribelli dai potenti. Peter è già lontano da qui, circa 2 giorni di viaggio dal mio villaggio. 
Ad un certo punto c’è un’imboscata, si sentono degli spari, gente che scappa da tutte le parti. Peter è spaventato, abbraccia lo zio ed i compagni che lo accompagnano nel suo viaggio. Terrore, si sentono forti grida ed il rumore assordante degli spari, tutti cercano di nascondersi dai soldati. Mi arriva la notizia: Peter è stato fatto fuori dai soldati del governo che hanno ucciso non soltanto il suo corpo, ma anche tutti i suoi sogni e progetti di vita. Un’altra vita violentata dall’impero della crudeltà. Incontro la madre, l’abbraccio forte, piangiamo insieme. Il suo cuore è trafitto, così come quello di tante mamme che in questi anni di guerra ed atrocità continuano a piangere i corpi ed i sogni distrutti dei loro figli.
Prepariamo per il funerale, andrò nell’isola per pregare con la famiglia. E’ sabato mattina, triste mi preparo per il viaggio. Ad un certo punto, uno dei miei catechisti, correndo e con un sorriso smagliante si avvicina a me gridando forte: “Mario! Mario!!!”. Perplesso, mi gli chiedo cosa sia successo. E lui, pieno di gioia mi abbraccia forte e mi dice: “Peter è vivo!”. Le lacrime iniziano a grondare dai miei occhi, mentre, come i discepoli dinnanzi alle parole delle donne dopo la risurrezione di Gesù, mi chiedo: “com’è possibile?”. 
Scopriamo che Pietro è riuscito a scappare dagli spari dei soldati e si è nascosto per un lungo tempo in una foresta dove è riuscito a sopravvivere per miracolo. Una gioia raramente provata prima pervade il mio cuore, una luce luminosa si accende, emozioni fortissime mi avvolgono: davvero il Dio della Vita è Vivo. Comincio il viaggio in canoa verso l’isola e appena arrivato incontro la madre di Peter. La guardo negli occhi e con gli occhi ancora lacrimanti le grido: “tuo figlio vive!”. Una gioia irresistibile e contagiosa scoppia nel suo cuore, la gioia inimmaginabile di una madre che scopre che riabbraccerà il figlio tanto amato che pensava fosse morto. Tutta l’isola comincia una festa incredibile, una delle più belle mai vissute in vita mia. Il mio cuore continua a battere forte. La gente piange di gioia e ringrazia danzando il Dio della Vita. “Dio ha visitato la nostra isola”, “il nostro Dio ci ha ridato il nostro figlio”, grida la gente durante la preghiera che da funerale si è trasformata in preghiera di gioia e ringraziamento. Ma, come nel caso dei discepoli dopo la risurrezione, alcuni ancora dubitano, altri non riescono a credere che Peter sia vivo. 
Dopo due settimane, Pietro riesce a tornare qui nel villaggio e lo incontro per la prima volta. Ho sentito un’emozione fortissima nell’abbracciarlo forte, a stento ho potuto trattenere le lacrime. Pietro è vivo davvero! “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5). Ma non tutto è andato bene; del gruppo che viaggiava con Peter con la speranza di raggiungere la scuola in Uganda, tre ragazzi sono stati uccisi in quest’imboscata dell’esercito, tre vite innocenti sono state crocifisse ancora una volta da gente che ha venduto cuore e coscienza.
La guerra è il peggior mostro che io abbia mai incontrato in vita mia, non credo che esista niente di peggio. La guerra è la distruzione della vita, è la sua negazione. Coloro che vogliono la guerra sono maledetti, ha detto Papa Francesco. 
Io non mi arrendo, io non me ne vado, voglio continuare a gridare, voglio continuare a lottare per la Vita, io appartengo a questa gente. Credo con tutto il cuore nel Dio della Vita, nel Dio della Pace che ci invia a costruire Vita e che è presente e lotta contro l’Impero della morte. Si, la Vita è più forte della morte, niente è più potente dell’amore. Il sogno di Dio, il sogno di Vita e di Pace non verrà mai ucciso, trionferà, davvero!
Unisco il mio grido ai tanti Peter che in Sud Sudan anelano per la Pace, lottano per realizzare ciò in cui credono, anche a costo della vita. Così ha fatto il nostro fratello Gesù di Nazareth che è andato fino in fondo nel suo sogno di dire a tutti che il Papà è a fianco dei poveri e degli oppressi della storia, che è il loro Dio; e per questo ha pagato con la sua propria vita. Una vita donata, una vita spezzata, una vita risorta, una vita piena, degna di essere vissuta. 
Questo Gesù è vivo e lotta con i Peter della storia. Il sangue di questi tre ragazzi ammazzati si unisce a quello delle migliaia di vittime che sono state uccise in Sud Sudan in questi anni di guerra e diventa un grido al cuore di Dio e ai nostri cuori, un grido che non si può non ascoltare, dinnanzi al quale non si può rimanere indifferenti. E’ un seme che muore e che per questo porterà frutti di pace per questo popolo oppresso.
Cari amici, non rinunciate ai vostri sogni, sognate in grande, lottate per ciò in cui credete, costruite Vita, offritevi per un mondo diverso, siate coraggiosi. Non abbiate paura, il Dio della Vita non vi abbandonerà mai!
            Vi voglio bene, pregate per me, Mario

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