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sabato 7 dicembre 2024

AVE, PIENA DI GRAZIA


 Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria


8 dicembre - (II dom Avvento C)

Vangelo: Lc 1, 26-38

 

Commento del Patriarca di Gerusalemme, Card. Pierbattista Pizzaballa

 L’evangelista Luca incornicia l’episodio dell’annunciazione con alcuni elementi che offrono chiavi di lettura preziosi e capaci di gettare una luce su tutta la scena.

Il primo elemento su cui ci soffermiamo è dato dal richiamo alla gravidanza della cugina Elisabetta, e a tutto quanto era stato raccontato immediatamente prima dell’annuncio a Maria.

Il nostro brano, infatti, inizia con una precisazione temporale: siamo al sesto mese (Lc 1,26), ed è il sesto mese proprio dal concepimento di Giovanni battista. Il discorso dell’angelo Gabriele a Maria, poi, si conclude con il richiamo esplicito ad Elisabetta e alla sua gravidanza (Lc 1,36-37); ed è proprio in seguito a queste parole che Maria acconsente alla proposta del Signore, per cui l’angelo può partire da lei (Lc 1,38).

L’evento miracoloso della gravidanza di Elisabetta, dunque, apre e chiude l’episodio dell’annunciazione e si rivela importante per la risposta di Maria.

Perché? Cosa vuole dire?

Quanto successo ad Elisabetta rivela qualcosa di fondamentale, su Dio e sulla nostra relazione con Lui. Dice, cioè, che “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).

L’esperienza che spesso il popolo della salvezza si è trovato a fare è quella di trovarsi davanti a qualcosa di impossibile: è impossibile che Dio salvi, che apra il mare, è impossibile che Dio perdoni, è impossibile che Dio ritorni. È impossibile che Dio nutra nel deserto, è impossibile che Dio continui ad amarci.

La storia della relazione tra Dio e l’uomo è fatta di tanti impossibili, una litania di situazioni senza speranza, che però, ad un certo punto, diventati di nuovo possibili.

E questo fino a scoprire ogni volta che ciò che rende “impossibile” il cammino dell’uomo verso Dio non è tanto la sua lontananza, quanto la nostra paura, come abbiamo visto domenica scorsa: una paura che blocca la vita, la paura che non sia più possibile accogliere il dono di Dio, che non sia più possibile cominciare una cosa nuova.

Questa è la grande paura che ci abita, che la nostra vita sterile, proprio come quella di Elisabetta.

Lo dice anche l’angelo Gabriele, con chiarezza: “Tutti dicevano sterile Elisabetta”: l’uomo, da solo, non può se non constatare la propria sterilità, ma la gravidanza di Elisabetta dice il contrario, dice che nulla è impossibile a Dio.

È questo il messaggio che ritorna dall’inizio alla fine del brano, è questo il motivo per cui Maria può non avere più paura (Lc 1,30).

Il secondo elemento riguarda il messaggero che Dio ha mandato a portare l’annuncio, ovvero l’angelo Gabriele. Nel Libro di Daniele e nella tradizione biblica, la presenza di questo angelo ha sempre un legame con gli ultimi tempi, con i tempi della fine.

Anche in questo caso lo è: un tempo si conclude, e ne inizia un altro. Si conclude il tempo della preparazione e dell’attesa, e si apre il tempo del compimento, si apre il tempo della pienezza.

Infine, ci soffermiamo sul luogo dove la scena si svolge: Nazaret (Lc 1,26).

Nazaret è un luogo piccolo, sconosciuto, marginale, da dove è difficile aspettarsi qualcosa di buono (cfr Gv 1,46). Ebbene, proprio da lì hanno inizio i tempi ultimi, quelli dove si compie ciò che è impossibile agli uomini.

Dio sceglie un luogo insignificante, perché questo è il suo stile, lo stile del suo Regno, che non viene nella potenza, non attira l’attenzione, ma si cala dentro la quotidianità ordinaria di una giovane donna di un paesino sconosciuto.

Maria, in tutto questo, entra in scena con una domanda: come (Lc 1,34)?

Come può accadere che l’impossibile diventi possibile e che inizi una nuova fase nella storia della relazione tra Dio e l’uomo?

Tutto questo è possibile semplicemente perché il Signore è con lei (Lc 1,29), perché Lui trova sempre nuovi modi per compiere quell’alleanza che da sempre ha desiderato stabilire con le sue creature.

E anche quando queste hanno cercato di rendere impossibile questa relazione, Lui ha ricominciato, sempre in modo nuovo, sempre da capo.

Una cosa ha sempre cercato: la collaborazione con l’uomo, la sinergia con le creature.

Perché la salvezza è impossibile all’uomo da solo, ma neanche Dio può realizzarla senza la nostra collaborazione, ovvero senza la nostra fede, senza che qualcuno apra lo spazio del corpo e del cuore per accogliere la presenza di Dio che prende dimora nella storia degli uomini.

 

+ Pierbattista

Patriarcato Latino di Gerusalemme

 

 

giovedì 7 dicembre 2023

VERGINE MADRE

 


Vergine Madre, figlia del tuo figlio

Umile ed alta più che creatura

Termine fìsso d'eterno consiglio

Tu sei colei che l'umana natura

Nobilitasti sì, che il suo fattore

Non disdegnò di farsi sua fattura

Nel ventre tuo si raccese l'amore

Per lo cui caldo ne l'eterna pace

Così è germinato questo fiore

Qui sei a noi meridiana face

Di caritate, e giuso, intra i mortali

Sei di speranza fontana vivace

Donna, sei tanto grande e tanto vali

Che qual vuoi grazia e a te non ricorre

Sua disianza vuol volar sanz'ali

La tua benignità non pur soccorre

A chi domanda, ma molte fiate

Liberamente al dimandar precorre

In te misericordia, in te pietate

In te magnificenza, in te s'aduna

Quantunque in creatura è di bontade.


Dante Alighieri

martedì 6 dicembre 2022

PIENA DI GRAZIA

Il Vangelo della Liturgia della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ci fa entrare nella sua casa di Nazaret, dove riceve l’annuncio dell’angelo (cfr Lc 1,26-38). Tra le mura di casa una persona si rivela meglio che altrove. E proprio in quella intimità domestica il Vangelo ci dona un particolare, che rivela la bellezza del cuore di Maria.

L’angelo la chiama «piena di grazia». Se è piena di grazia, vuol dire che la Madonna è vuota di male, è senza peccato, Immacolata. Ora, a questo saluto Maria – dice il testo – rimane «molto turbata» (Lc 1,29). Non è solo sorpresa, ma turbata. Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione. Ricordiamo che Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell’adulazione, della visibilità (cfr Lc 20,46). Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell’angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio.

Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso. Com’è il cuore di Maria? Ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa. Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri.

Ricordiamoci che questa perfezione di Maria, la piena di grazia, viene dichiarata dall’angelo tra le mura di casa sua: non nella piazza principale di Nazaret, ma lì, nel nascondimento, nella più grande umiltà. In quella casetta a Nazaret palpitava il cuore più grande che una creatura abbia mai avuto. Cari fratelli e sorelle, è una notizia straordinaria per noi! Perché ci dice che il Signore, per compiere meraviglie, non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e anche aperto agli altri. Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: cioè in famiglia, al lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare. Ma, mi domando, ci crediamo? Oppure pensiamo che la santità sia un’utopia, qualcosa per gli addetti ai lavori, una pia illusione incompatibile con la vita ordinaria?

Chiediamo alla Madonna una grazia: che ci liberi dall’idea fuorviante che una cosa è il Vangelo e un’altra la vita; che ci accenda di entusiasmo per l’ideale della santità, che non è questione di santini e immaginette, ma di vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, come la Madonna, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo. Per favore, non perdiamoci di coraggio: a tutti il Signore ha dato una stoffa buona per tessere la santità nella vita quotidiana! E quando ci assale il dubbio di non farcela, o la tristezza di essere inadeguati, lasciamoci guardare dagli “occhi misericordiosi” della Madonna, perché nessuno che abbia chiesto il suo soccorso è stato mai abbandonato!

Francesco

www.vatican.va

 

 

sabato 7 dicembre 2019

CON MARIA, LA NOSTRA VITA SI COLORA DI ARMONIA E DI BELLEZZA INFINITA

-  Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.    

 In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Commento di padre Antonio Rungi
Con Maria, la nostra vita si colora di armonia e bellezza infinita.

La solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria che si celebra con data fissa l'8 dicembre, quest'anno capita nella seconda domenica di Avvento. Con questa seconda tappa verso il Natale la Madonna Immacolata ci offre l'opportunità di vivere meglio con lei l'attesa del Messia e predisporre il cuore e la mente ad accogliere la nascita di Gesù, nell'annuale ricorrenza del Natale.
Tuttavia, la festa dell'Immacolata è un motivo per tutti noi per riflettere sul grande mistero di questa singolare donna, Madre di Dio, preservata dal peccato originale e che ha detto il suo Si certo e convinto a Dio, nell'Annunciazione della nascita del suo Figlio. Il sì di Maria è il punto di partenza per la comprensione del dogma dell'Immacolata Concezione, proclamato da Pio IX l'8 dicembre 1854.
Con esso, infatti, si afferma nella Chiesa più prepotentemente la devozione alla Beata Vergine Maria sotto il titolo di Immacolata. Devozione già forte e sentita, da secoli, nella Chiesa e mai, fino a quel momento, definita come dogma di fede. Da questa data in tutto il mondo, Maria viene venerata sotto questo titolo che caratterizza in modo singolare la devozione mariana tra il popolo santo di Dio. Il dogma dell'Assunzione al Cielo verrà successivamente a distanza di circa 100 anni, nel 1950. Per comprendere ed entrare meglio in questa solennità è bene attenersi a quanto ascoltiamo nel Vangelo di questa solennità, che riguarda l'Annunciazione e il Sì di Maria a Dio. Maria si dichiara, dopo un momento di legittimo dubbio da un punto vista umano, tutta disponibile alla volontà di Dio e al progetto di Dio sulla sua vita, che poi diventerà vita per tutta l'umanità, in quanto nel suo grembo verginale, per opera dello Spirito Santo, proprio in quel momento, prenderà vita nostro Signore Gesù Cristo. L'espressione che l'Arcangelo Gabriele usa per chiamare Maria è ben nota, anche perché è inserita nella preghiera mariana dell'Ave Maria, che prosegue esattamente con le parole dell'Arcangelo: ?Piena di grazia, il Signore è con te?. Cosa significhi questa definizione angelica, biblica, teologica è facile capirlo mediante lo studio che ne hanno fatto i teologi e il magistero per arrivare poi alla definizione del dogma dell'Immacolata. Maria è piena di grazia, in quanto Madre di Dio e Madre della Chiesa e proprio perché Madre di Dio non ha conosciuto la fragilità del peccato d'origine e di conseguenza tutti gli altri possibili peccati, connaturali alla natura umana debilitata dalla colpa originale. In realtà, il dogma dell'Immacolata Concezione non fa altro che confermare quello che l'Arcangelo dice nel momento del sì di Maria. Lei è la piena di grazia perché porta nel suo grembo il Salvatore e Redentore.
La festa di questo giorno, oltre che mettere in risalto la bellezza e la singolarità di questa Donna, Tutta bella e pura, richiama a noi suoi figli il fondamentale dovere di conformarci a Cristo, mediante Maria. Conformarci a Cristo con il nostro sì, non sempre definitivo, come è stato quello di Maria, in ogni momento della nostra vita. Non bisogna attendere particolari momenti per rispondere alla chiamata di Dio, al servizio della sua parola, che si è fatta carne; non bisogna sentire un particolare richiamo ad essere, come Maria, missionari di Cristo nel mondo, ma tutta la nostra esistenza deve essere una missione cristiana e mariana. Maria, si sa, è stata preservata dal peccato originale e da ogni altro peccato per i meriti di Cristo e in vista della Redenzione. 
Lei è stata associata a Cristo nella sua Pasqua di morte e risurrezione, perché pensata da Dio, dall'eternità, ad essere la Madre di Cristo e dell'umanità. L'Immacolata Concezione è perciò una festa di adesione, anzi dell'adesione a Cristo nel progetto di rivoluzionare il mondo con l'amore e con il sacrificio della croce. Con questa festa ci lasciamo coinvolgere dalla nostra Madre, assumendo per noi lo stesso modello di comportamento nella purezza, nella tenerezza, nella bontà del cuore, nell'essere madri e padri con un cuore nariano. Maria, Madre del Signor e Madre della Chiesa, modello di vita umana e cristiana a cui ci rifacciamo nella vita quotidiana, ispiri a vivere ogni giorno, sempre più coerentemente, gli impegni del nostro battesimo, che è lotta al peccato, è affermazione del bene, è schiacciare la testa ai tanti tentacoli delle insidie del Demonio e di Satana, per fare affermare la forza dell'amore e del bene, la grazia di Cristo nella storia di ognuno di noi e nella storia della Chiesa che, in questo momento, ha bisogno di purificazione e di rinnovamento spirituale. Non a caso la festa dell'Immacolata è anche un forte richiamo a coltivare in noi i valori spirituali, soprannaturali, i valori della purezza e della semplicità del cuore e della mente, che hanno attinenza con la vita di ogni bambino, di ogni adulto e di ogni anziano che ama davvero la Madonna e a Lei si ispira tutti i giorni. 
Nessuno è escluso da questo cammino spirituale che siamo chiamati a fare, in ragione di quella consacrazione battesimale, che abbiamo ricevuta e che ci deve rendere capaci di vivere sempre più coerentemente con il messaggio dell'Avvento e del Natale di Gesù, che ci viene proposto anche mediante l'icona della Madonna Immacolata: lotta al male ed affermazione del bene in ogni momento della vita, a partire dal momento del concepimento fino all'ultimo istante della vita terrena e all'ultimo respiro della nostra ed altrui, sempre e comunque, vita degna di essere difesa e non offesa. Tutta la nostra vita, va improntata alla scuola mariana della purezza, bellezza e della grazia. Non ci può essere vero cristiano, se egli non vive come Maria il suo continuo donarsi a Dio, nella pienezza del proprio essere e del proprio agire. Non ci può essere un vero cristiano che rispecchiandosi nella Tutta Bella e Pura, non avverta in lui la necessità di una purificazione piena e totale del suo cuore e della sua mente, per essere coerente con quello che effettivamente è. Non ci può essere, più in generale, un vero cristianesimo se non guardiamo costantemente a Colei che ci ha portato Cristo ed è stata preservata dal peccato originale ed è stata associata al mistero della redenzione, perché effettivamente pensata da Dio per una speciale missione, come ci fanno intendere i testi biblici mariani, contenuti nella liturgia della parola di questa solennità. Da Maria possiamo attingere, oggi e sempre, la forza per rinnovarci, incamminarci e poi camminare verso l'eternità, dove lei ci attende, in corpo ed anima, in quanto assunta in cielo, appena lasciata questa terra, sempre per i meriti di Cristo, unico Salvatore del mondo. 
A lei ci rivolgiamo in questo giorno speciale, perché possiamo vivere intensamente la nostra vita cristiana, secondo il modello mariano, che nell'Immacolata, trova spiegazione e ragione di tante nostre autentiche aspirazioni al bene. Due sono gli orientamenti che Maria ci detta: il primo è quello di andare verso Dio, elevandoci dalle miserie e debolezze umane; il secondo è andare verso i fratelli per risollevare quei fratelli e sorelle bisogni di aiuto di ogni genere. In questo senso insieme a Maria possiamo cercare e trovare il fratello con il volto sofferente che ha necessità di gesti di tenerezza e vicinanza; in Maria possiamo riscoprire la bellezza di essere figli di Dio, santi ed immacolati al suo cospetto nella carità. Egli che ci ha predestinati ad essere figli adottivi, mediante Gesù Cristo, nato nel grembo verginale e purissimo di Maria, possa continuare la sua azione di grazia in noi per essere santi ed immacolati in un mondo come il nostro, che ha dimenticato certi valori fondamentali della vita umana ed è sempre più lontano da uno stile di vita autenticamente cristiano e mariano. 
La Madonna dal cielo guidi il cammino dei piccoli, dei giovani, degli adulti, degli anziani, degli ammalati e soprattutto delle persone più fragili e vulnerabili, che spesso vengono offese nella loro dignità umana, nella felice intuizione che è quella di essere dalla parte del vero e che hanno bisogno di ritrovare se stesse in un mondo che emargina, denigra ed umilia.