un problema molto italiano:
l'appello di Save the
Children
L'organizzazione internazionale a difesa
dell'infanzia e dell'adolescenza, chiede al Governo un piano straordinario e
una “dote educativa” per tutti i bambini e i ragazzi danneggiati dalla
pandemia. I rischi di una nuova chiusura delle scuole: diminuzione delle
competenze, perdita degli apprendimenti, emersione di disturbi psicologici,
perdita di socialità e rischio di abbandono scolastico
Diminuzione delle competenze, perdita degli apprendimenti, emersione di disturbi psicologici, perdita di socialità e rischio di abbandono scolastico: queste secondo Save the Children, organizzazione internazionale in difesa dell'infanzia, le gravi conseguenze della possibile chiusura delle scuole in Italia, ventilata da molti, che deve invece rimanere solo l’ultima opzione per assicurare il diritto alla salute e il diritto all’educazione di tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti.
Sguardo all'Italia
“Alla ripresa lunedì, in gran parte
d’Italia, di un anno scolastico pieno di incognite, è sconfortante vedere la
facilità con la quale si pensa di poter 'chiudere le scuole' per un mese -
afferma Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia Europa di Save the
Children - in un Paese in cui sono regolarmente aperte tutte le attività
produttive anche non essenziali. Non parliamo delle giuste e concrete
preoccupazioni espresse da dirigenti scolatici e docenti che operano sul campo
affrontando problemi serissimi, ma della difficoltà che
ancora oggi hanno molti rappresentanti istituzionali nel comprendere
la portata della catastrofe educativa che la pandemia sta comportando al
livello globale - con più di 10 milioni di bambini, e soprattutto di bambine che,
nel mondo, rischiano di non tornare mai più a scuola - e che colpisce anche il
nostro Paese”. L’organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per
salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, segnala
che nel nostro Paese i dati Invalsi hanno già registrato un
aumento del numero di ragazzi e di ragazze che alla fine del percorso di
istruzione non raggiungono il livello mimino di competenze in italiano e
in matematica, passato su base nazionale dal 7 al 9,5% degli studenti, con
punte in Calabria e in Campania del 22,4% e del 20,1%.
Non solo competenze
Al calo di apprendimento si associa la
perdita di socialità con gravi problemi di carattere psicologico e relazionale
che affliggono gran parte degli adolescenti. In una consultazione promossa da
Save the Children qualche mese fa, coinvolgendo oltre mille docenti, in
maggioranza della scuola primaria e secondaria di primo grado, la metà
degli insegnanti interpellati ha rilevato nella classe una generale perdita
degli apprendimenti (55,3%), 1 su 4 ha notato l’emersione di disturbi
psicologici in almeno un caso tra i suoi studenti, e 1 su 5 constata un forte
impatto della povertà su famiglie e bambini che frequentano la scuola,
mentre il 6,5% segnala nella propria scuola almeno un caso di abbandono
scolastico.
Gli esclusi dalla Dad
Occorre ricordare che nei periodi di
interruzione della didattica in presenza,
tra aprile e giugno 2020, secondo l’Istat, sarebbero stati
circa 600mila i ragazzi delle scuole primarie e secondarie che non
hanno partecipato alle video lezioni, con un minimo di esclusi al Centro (5%) e
un massimo nel Mezzogiorno (9%) e un picco del 12% (più di 1 su 10) degli
iscritti alle primarie. E tutto questo in un Paese che ha uno dei tassi più
elevati, in Europa, di dispersione scolastica, con più del 13% dei ragazzi tra
i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola senza conseguire un diploma di
scuola superiore. Un quadro che si fa ancora più critico se si considera
l’impressionante aumento del numero dei giovani “NEET”, più di due milioni di
ragazzi e ragazze, tra i 15 e i 29 anni che oggi in Italia sono fuori
da ogni percorso di studio, formazione e lavoro, quasi il doppio dei loro
coetanei nella medesima condizione in Europa. “Ogni giorno di scuole
chiuse provoca danni, e questi danni si moltiplicano per i bambini, le bambine
e gli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati, allargando le
disuguaglianze. L’interruzione della scuola in presenza va dunque considerata
come l’ultima opzione da assumere, in modo circostanziato e puntuale, solo
quando tutte le altre strade siano state percorse – a partire dalla
informazione e dalla sensibilizzazione a tappeto delle famiglie sui vaccini –
per tutelare contemporaneamente il diritto alla salute e il diritto all’educazione
di tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti”, continua Raffaela Milano.
Un Recovery educativo
Considerando la gravità del quadro
sanitario, con la consapevolezza che i prossimi mesi saranno in ogni caso
difficili e che molte scuole sono e saranno chiuse per periodi più o meno
lunghi per limitare i contagi, Save the Children chiede al Governo il varo
di un piano straordinario di sostegno all’educazione che preveda, sin
da subito, il monitoraggio nazionale di tutte le aperture/chiusure degli
istituti scolastici disposte ai diversi livelli e la messa a punto, per i
bambini e gli adolescenti che hanno visto la loro frequenza scolastica
interrompersi a causa della pandemia, di una “dote educativa”,
rappresentata da un monte ore di sostegno allo studio gratuito fruibile in
gruppo o individualmente durante l’anno scolastico e per tutto il periodo
estivo e che comprenda non solo il recupero delle materie scolastiche, ma anche
opportunità culturali e relazionali. È urgente, infatti, mettere in campo un
serio piano di “ristoro” educativo che, al pari di quanto si è fatto
per le attività produttive, intervenga per limitare i danni di lungo periodo
che rischiano di colpire intere generazioni e interrompere definitivamente i
percorsi educativi dei bambini, delle bambine e degli adolescenti che vivono
nei contesti più poveri e svantaggiati.
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