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di Paolo Ferrario
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Una
scuola davvero inclusiva deve bandire il termine «inclusione» dal proprio
vocabolario, se vuole parlare al 100% degli alunni e non soltanto a una parte.
Si apre con una provocazione, non soltanto semantica ma soprattutto pedagogica,
“Un’altra didattica è possibile. Esempi e pratiche di ordinaria didattica
inclusiva”, l’ultimo libro che Dario Ianes, docente di Pedagogia e didattica
speciale all’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro studi Erickson di
Trento, ha scritto con Andrea Canevaro, delegato del rettore dell’Università di
Bologna per gli studenti con disabilità, già docente di Pedagogia speciale
all’Alma Mater.
«Una
scuola che non ha più bisogno dell’inclusione è innanzitutto una scuola fondata
sull’equità», scrive Ianes nell’introduzione al testo, sottolineando che «il
tema dell’equità è il motore motivazionale della scuola che vogliamo, una
scuola fondata sui diritti umani e sulla giustizia sociale, una scuola che, in
nome di questi valori, sa anche essere contro oltre che pro».
Per
essere inclusiva, universale, la scuola deve saper
riconoscere l’unicità di ciascun alunno. Sembra ovvio e scontato
e, infatti, la scuola spesso lo dimentica, finendo per dare lo
stesso libro, la stessa lezione, gli stessi tempi di
apprendimento e le stesse modalità di
valutazione
a tutti indistintamente. «Se vogliamo davvero muoverci verso
l’universalità – sottolinea Ianes – dovremmo essere ossessionati dallo
scoprire, comprendere e valorizzare in ogni modo le differenze dei nostri
alunni. Le differenze – ricorda il pedagogista – sono la normalità, sono la
biodiversità che arricchisce gli ecosistemi dove si apprende e ci si
relaziona».
Al
centro della ricerca di Ianes c’è anche la figura dell’insegnante di sostegno che,
a giudizio del docente universitario, deve «evolvere» verso un «cambio di
paradigma». Anzi, come sostiene da tempo, «la figura dell’insegnante di
sostegno, come tradizionalmente intesa, va abolita del tutto, evolvendola in
due direzioni: la normalizzazione piena e la specializzazione vera». Secondo
Ianes, dato che «l’85% degli attuali insegnanti di sostegno diventa
contitolare curricolare», tanto vale «ripensare radicalmente» il loro ruolo,
«liberandolo dal vincolo della certificazione e facendolo diventare insegnante
curricolare a tutti gli effetti», per farlo «lavorare in compresenza didattica
inclusiva con tutti gli alunni». Dove è già stata
sperimentata, questa innovazione, ricorda Ianes, «ha
dimostrato non solo di essere possibile, ma anche di comportare vantaggi
sia per gli alunni con disabilità sia per i loro compagni di
classe». La nuova didattica proposta da Ianes e Canevaro,
insomma,
funziona e fa bene a tutti ma ha bisogno, in definitiva, di un «grande cambio
di paradigma necessario». Deve, in sostanza, «superare il binomio alunno
speciale-insegnante speciale, per fare in modo che la “specialità” necessaria
si diffonda e diventi patrimonio di tutti i contesti di vita degli alunni».
Canevaro, Ianes,
Un' altra didattica è possibile. Esempi e pratiche di ordinaria didattica inclusiva,
Ed. Erichson, 2022
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