Il Papa: Intelligenza
artificiale, si tratta di un crocevia epocale
È la “nuova frontiera”
che stringe in un rapporto complesso l’uomo e la macchina. Alla plenaria della
Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Paglia legge il discorso preparato
da Francesco sulle potenzialità e rischi delle nuove tecnologie: la Chiesa è
chiamata a contributo di riflessione perché ciò che automatico sia a servizio e
leda mai la dignità della persona
di Alessandro De Carolis
– Città del Vaticano
Quello che è certo, e
al Papa è ben chiaro, è che si tratta di un crocevia epocale. Come quando,
scrive, l’uomo ha inventato la macchina a vapore, l’elettricità, la stampa.
Adesso è la stagione dell’intelligenza artificiale, l’epoca in cui a prendere
decisioni anche importanti sono spesso, insieme, l’uomo e un algoritmo, ovvero
una relazione tutta da esplorare. Francesco non presenzia alla plenaria della
Pontificia Accademia per la Vita, la lieve indisposizione che
da ieri lo ha indotto a modificare gli impegni non gli consente di
salutare di persona le molte personalità presenti – dal presidente del
Parlamento europeo al direttore generale della Fao – e i tanti esperti che in
questi giorni hanno preso parte al Workshop dal titolo "The “good”
Alghoritm? Artificial Intelligence: Ethics, Law, Health".
Digitale e pensiero
critico
Nel discorso che al suo
posto legge il presidente dell’Accademia, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, il
Papa mette subito in chiaro un aspetto, la tecnologia che popola la “galassia
digitale” è “un dono di Dio”. Ma è anche una risorsa dai risvolti complessi, in
cui il rapporto tra “l’apporto propriamente umano e il calcolo automatico” va
studiato bene perché non sempre è facile “prevederne gli effetti” e “definirne
le responsabilità”. Per questo l’approccio del Papa alla questione è di tipo
problematico. Le nuove tecnologia, afferma, non sono “strumenti neutrali” e per
la loro stessa natura arrivano a “rendere labili confini finora considerati ben
distinguibili: tra materia inorganica e organica, tra reale e virtuale, tra
identità stabili ed eventi in continua relazione tra loro””.
Digitale e democrazia
A livello personale,
osserva, “l’epoca digitale cambia la percezione dello spazio, del tempo e del
corpo”, mentre “l’omologazione si afferma come criterio prevalente di
aggregazione”, cosicché “riconoscere e apprezzare la differenza diventa sempre
più difficile”. A livello socio-economico, sottolinea Francesco, emerge il
profilo di “utenti sono spesso ridotti a ‘consumatori’, asserviti a interessi
privati concentrati nelle mani di pochi”.
Dalle tracce
digitali disseminate in internet, gli algoritmi estraggono dati che consentono
di controllare abitudini mentali e relazionali, per fini commerciali o
politici, spesso a nostra insaputa. Questa asimmetria, per cui alcuni pochi
sanno tutto di noi, mentre noi non sappiamo nulla di loro, intorpidisce il
pensiero critico e l’esercizio consapevole della libertà. Le disuguaglianze si
amplificano a dismisura, la conoscenza e la ricchezza si accumulano in poche
mani, con gravi rischi per le società democratiche.
L’uomo prima della
funzione
Francesco riconosce i
tanti vantaggi della tecnologia, le scienze biologiche devono tanto
all’intelligenza artificiale. Tuttavia, sostiene, “è nostro impegno tutelare e
promuovere, non solo nella sua costitutiva dimensione biologica, ma anche nella
sua irriducibile qualità biografica”.
La correlazione e
l’integrazione fra la vita vivente e la vita vissuta non possono essere rimosse
a vantaggio di un semplice calcolo ideologico delle prestazioni funzionali e
dei costi sostenibili. Gli interrogativi etici che emergono dal modo in cui i
nuovi dispositivi possono – appunto – “disporre” della nascita e del destino
delle persone richiedono un rinnovato impegno per la qualità umana dell’intera
storia comunitaria della vita.
L’etica incontra
l’algoritmo
E qui il Papa chiama in
causa il ruolo antico e sempre nuovo della Chiesa, far sì che la persona,
immagine di Dio, sia il centro e non il margine di ogni conquista umana. Nel
caso degli apparati tecnologici questo vuol dire che non basta la coscienza di
chi li inventa, ma serve formare pure quella di chi li usa.
Si intravede una nuova
frontiera che potremmo chiamare “algor-etica”. Essa intende assicurare una
verifica competente e condivisa dei processi secondo cui si integrano i
rapporti tra gli esseri umani e le macchine nella nostra era. Nella comune
ricerca di questi obiettivi, i principi della Dottrina Sociale della Chiesa
offrono un contributo decisivo: dignità della persona, giustizia, sussidiarietà
e solidarietà.
Aggiornare diritti e
doveri
Francesco vede l’“algor-etica”
come “un ponte” in grado di “far sì che i principi si inscrivano concretamente
nelle tecnologie digitali, attraverso un effettivo dialogo transdisciplinare”.
E chiede agli esperti di “un’azione educativa più ampia”
Nel momento presente,
peraltro, sembra necessaria una riflessione aggiornata sui diritti e i doveri
in questo ambito. Infatti, la profondità e l’accelerazione delle trasformazioni
dell’era digitale sollevano inattese problematiche, che impongono nuove
condizioni all’ethos individuale e collettivo. Certamente la Call
che oggi avete firmato è un passo importante in questa direzione, con
le tre fondamentali coordinate su cui camminare: l’etica, l’educazione e il
diritto.
VATICAN NEWS
Leggi: DISCORSO PONTIFICIO
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