PAPA FRANCESCO
ALLA CONGREGAZIONE
PER L'EDUCAZIONE
" .... L’educazione è una realtà dinamica, è un movimento, che porta
alla luce le persone. Si tratta di un peculiare genere di movimento, con
caratteristiche che lo rendono un dinamismo di crescita, orientato al pieno
sviluppo della persona nella sua dimensione individuale e sociale. Vorrei
soffermarmi su alcuni suoi tratti tipici.
Una proprietà dell’educazione è quella di essere un movimento
ecologico. È una delle sue forze trascinanti verso l’obiettivo formativo
completo. L’educazione che ha al centro la persona nella sua realtà integrale
ha lo scopo di portarla alla conoscenza di sé stessa, della casa comune in cui
è posta a vivere e soprattutto alla scoperta della fraternità come relazione
che produce la composizione multiculturale dell’umanità, fonte di reciproco
arricchimento.
Questo movimento educativo, come ho scritto nell’Enciclica Laudato
si’, contribuisce al recupero dei «diversi livelli dell’equilibrio
ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri,
quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio». Ciò
richiede, naturalmente, educatori «capaci di reimpostare gli itinerari
pedagogici di un’etica ecologica, in modo che aiutino effettivamente a crescere
nella solidarietà, nella responsabilità e nella cura basata sulla compassione»
(n.
210).
Quanto al metodo, l’educazione è un movimento inclusivo.
Un’inclusione che va verso tutti gli esclusi: quelli per la povertà, per la
vulnerabilità a causa di guerre, carestie e catastrofi naturali, per la
selettività sociale, per le difficoltà familiari ed esistenziali. Un’inclusione
che si concretizza nelle azioni educative a favore dei rifugiati, delle vittime
della tratta degli esseri umani, dei migranti, senza alcuna distinzione di
sesso, di religione o etnia. L’inclusione non è un’invenzione moderna, ma è
parte integrante del messaggio salvifico cristiano. Oggi è necessario
accelerare questo movimento inclusivo dell’educazione per arginare la cultura
dello scarto, originata dal rifiuto della fraternità come elemento costitutivo
dell’umanità.
Un’altra tipicità dell’educazione è quella di essere un movimento
pacificatore. È armonico – poi ne parlerò, ma sono collegati –, un
movimento pacificatore, portatore di pace. Ce ne danno testimonianza gli stessi
giovani, che con il loro impegno e con la loro sete di verità ci «richiamano
costantemente al fatto che la speranza non è un’utopia e la pace è un bene
sempre possibile» (Discorso
ai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9
gennaio 2020). Il movimento educativo costruttore di pace è una forza da
alimentare contro la “egolatria” che genera la non-pace, le fratture tra le
generazioni, tra i popoli, tra le culture, tra le popolazioni ricche e quelle
povere, tra maschile e femminile, tra economia ed etica, tra umanità e ambiente
(cfr Congregazione per l’Educazione Cattolica, Patto Educativo Globale.
Instrumentum laboris, 2020). Queste fratture e contrapposizioni, che fanno
ammalare le relazioni, nascondono una paura della diversità e della differenza.
Per questo l’educazione è chiamata con la sua forza pacificatrice a formare
persone capaci di comprendere che le diversità non ostacolano l’unità, anzi
sono indispensabili alla ricchezza della propria identità e di quella di tutti.
Un altro elemento tipico dell’educazione è quello di essere un movimento
di squadra. Non è mai l’azione di una singola persona o istituzione. La
Dichiarazione conciliare Gravissimum
educationis afferma che la scuola «costituisce come un centro,
alla cui attività e al cui progresso devono insieme partecipare le famiglie,
gli insegnanti, i vari tipi di associazioni a finalità culturali, civiche e
religiose, la società civile e tutta la comunità umana» (n. 5). Da parte sua,
la Costituzione Apostolica Ex
corde Ecclesiae, di cui ricorre quest’anno il trentesimo della
promulgazione, afferma che «l’Università cattolica persegue i propri obiettivi
anche mediante l’impegno di formare una comunità autenticamente umana, animata
dallo spirito di Cristo» (n. 21). Ma ogni università è chiamata ad essere una
«comunità di studio, di ricerca e di formazione» (Cost. Ap. Veritatis
gaudium art. 11 § 1).
Questo movimento di squadra è da tempo entrato in crisi per
diverse ragioni. Perciò ho sentito la necessità di promuovere per il prossimo
14 maggio la giornata per il patto educativo globale, affidando
l’organizzazione alla Congregazione
per l’Educazione Cattolica. È un appello rivolto a tutti coloro che hanno
responsabilità politiche, amministrative, religiose ed educative per ricomporre
il “villaggio dell’educazione”. Il trovarsi insieme non ha l’obiettivo di elaborare
programmi, ma di ritrovare il passo comune «per ravvivare l’impegno per e con
le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e
inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua
comprensione. Il patto educativo non dev’essere un semplice ordinamento, non
dev’essere un “ricucinato” dei positivismi che abbiamo ricevuto da
un’educazione illuministica. Dev’essere rivoluzionario.
Mai come ora c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza
educativa per formare persone mature, capaci di superare
frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per
un’umanità più fraterna». Per raggiungere questi obiettivi ci vuole coraggio:
«Il coraggio di mettere al centro la persona […]. Il coraggio di investire le
migliori energie […]. Il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al
servizio della comunità» (Messaggio
per il lancio del Patto Educativo, 12 settembre 2019). Il coraggio di
pagare bene gli educatori.
Vedo nel comporsi di un patto educativo globale anche la
facilitazione della crescita di un’alleanza interdisciplinare e transdisciplinare,
che la recente Costituzione Apostolica Veritatis
gaudium ha segnalato per gli studi ecclesiastici, ma vale per
tutti gli studi, come «principio vitale e intellettuale dell’unità del sapere
nella distinzione e nel rispetto delle sue molteplici, correlate e convergenti
espressioni, […] anche in rapporto al frammentato e non di rado disintegrato
panorama odierno degli studi universitari e al pluralismo incerto, conflittuale
o relativistico, delle convinzioni e delle opzioni culturali» (Proemio,
4 c). ... "
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