sabato 8 febbraio 2020

PATTO EDUCATIVO: TENERE UNITI TESTA, CUORE E MANI

L’arcivescovo Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, commenta le parole del Papa ai partecipanti al seminario “Education: the global compact”:“Francesco non vuole che l’evento del 14 maggio sia un momento isolato”

Fabio Colagrande – Città del Vaticano

Nel discorso rivolto ai partecipanti al seminario “Education: the global compact”, recentemente organizzato dalla Pontifica accademia delle scienze sociali, Papa Francesco ha approfondito i temi alla base del rilancio del cosiddetto “patto educativo”. Il seminario è stato infatti uno degli incontri di avvicinamento all’evento mondiale del prossimo 14 maggio “Global Compact on Education”, come ha spiegato ai microfoni di Radio Vaticana Italia, l’arcivescovo Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. 
R. - È stato proprio un incontro preparatorio: uno dei 15 convegni preparatori all’incontro di maggio che toccano i diversi aspetti dell'educazione. Il patto globale non è globale soltanto nel senso che vuole includere tutte le religioni e le culture, ma è globale anche proprio nell’approccio educativo, per cui tocca tutti gli aspetti dell'educazione. In questo senso ci sono stati già incontri dedicati al tema dei diritti, della democrazia, dell'ecologia, del service-learning e prossimamente ce ne sarà uno dedicato alla cooperazione internazionale, perché l'educazione è un elemento trasversale. In questo contesto, queste due giornate sono state proposte dalla Pontificia accademia delle scienze sociali perché gli economisti, i sociologi e gli esperti delle grandi questioni scientifiche si sentono interpellati da questa proposta del Santo Padre. L’obbiettivo era dunque discutere proprio su questa proposta del Papa di “ricostruire un patto educativo globale” e vedere come l'educazione sia la chiave di volta della trasformazione del mondo. È un punto di incontro di tutte le dimensioni sociali, culturali, economiche e politiche sulle quali tutti si sentono interpellati. Alla Casina Pio IV erano presenti anche non cristiani, non cattolici, alcuni esperti dell'induismo, scienziati del mondo della trasformazione climatica, dell'ecologia, che s’interrogano su come preparare le future generazioni a vivere in un mondo che si sta trasformando profondamente. In questo senso l'educazione è lo strumento per guardare al futuro.
Il Papa ha ribadito che oggi si è “rotto il patto che si crea tra la famiglia, la scuola, la patria e il mondo, la cultura e le culture”. È questo il punto di partenza anche dell'incontro del prossimo 14 maggio?
R.-  Sì, è proprio questo. È questa la ragione per cui Santo Padre ha lanciato l'evento. Ma in questo discorso di venerdì 7 febbraio il Papa ha aggiunto molti elementi, moltissime sfumature. Personalmente ho colto soprattutto una novità. Il Papa dice che oggi l'educazione elementare è un ideale normativo in tutto il mondo e da qui nasce il grande problema dell'accesso di tutti all'educazione.  Francesco ha spiegato che questo è un problema che statisticamente si sta in parte risolvendo, anche se ci sono ancora tanti aspetti negativi nel mondo. Ma il problema oggi è soprattutto “come” l'educazione si impegna a trasmettere i valori culturali ed etici alle future generazioni. Educare, nella visione di Francesco, vuol dire investire sul futuro dell'umanità e qui è necessaria l'apertura alla speranza, servono coraggio e generosità. Ma il Papa sottolinea soprattutto la necessità di tenere uniti la mente, il cuore e le mani. Educare significa infatti non soltanto trasmettere delle conoscenze astratte, ma trasmettere conoscenze che vanno a toccare anche la sensibilità, le sensazioni, l'affettività della persona e che poi si traducano in scelte concrete. Per questo Francesco ricorda spesso che il cuore deve sentire ciò che si pensa e che si fa e che l'agire deve essere una conseguenza. È lì che qualcosa si è rotto ed è per questo che oggi si è spezzato il dialogo tra la famiglia, la scuola e la società con tutte le sue trasformazioni. Manca proprio un punto di unità che consenta di rilanciare un'idea di educazione, un'idea di persona e un'educazione che costruisca relazioni e aiuti a preparare i giovani come protagonisti della costruzione del bene comune.
Papa Francesco ha affermato che “l'educazione non è efficace se non sa creare poeti”. Cosa intendeva?
R. - Il Santo Padre ha spiegato che non si può educare perdendosi in “piccinerie”, nei pettegolezzi, nelle chiacchiere: questa non è educazione. Bisogna uscire, allargare lo sguardo, dilatare la visione. E allora diventa centrale, come ha spiegato, il ruolo della famiglia e dei docenti per affrontare le nuove sfide. In questa prospettiva ha accennato ai poeti e alla bellezza. La poesia è ciò che trascende, che ti apre, ti introduce in un mondo di valori, di sensibilità, di bellezza, di apertura, di respiro… Diciamo di incontro con la trascendenza. Si deve educare anche al di fuori delle istituzioni, attraverso tutti i linguaggi. Francesco li ha ricordati tutti toccando poi alla fine la bellezza e la poesia.
Monsignor Zani, si avvicina l’appuntamento con l’Assemblea plenaria della Congregazione di cui è segretario, quali sono i temi in agenda?
R.- Innanzitutto faremo un bilancio di come in questi ultimi due anni abbiamo lavorato in tutto il mondo per l'applicazione della nuova Costituzione sugli studi ecclesiastici, la Veritatis Gaudium di Papa Francesco, datata 2017. Nel 2018 e 2019, come Congregazione, abbiamo fatto un viaggio un po' in tutti i continenti per incontrare gli oltre 500 responsabili delle istituzioni ecclesiastiche. In quel documento, infatti, il Papa sottolinea l'importanza degli studi ecclesiastici nella prospettiva della riforma della Chiesa, nella linea della nuova evangelizzazione. In secondo luogo si discuterà sulla bozza del Direttorio sull'Educazione Cattolica, che è stato preparato in questi anni, perché di fronte alle grandi sfide di oggi vogliamo consegnare ai vescovi di tutto il mondo uno strumento per mettere a fuoco la competenza che un pastore ha sul proprio territorio circa l'educazione, le università, le scuole e la pastorale universitaria, educativa e scolastica. Un terzo punto è la messa a fuoco di alcune indicazioni sulla pastorale universitaria, sia nelle università cattoliche che in tutte le altre università, perché quest'anno ricorre il trentesimo anniversario della Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae sulle università cattoliche. L’ultimo punto è la presentazione del Patto Educativo, soprattutto per pensare al dopo rispetto all’evento di maggio. Perché il Santo Padre ci tiene molto che l'evento di maggio non sia un momento isolato di grande entusiasmo, ma che sia l'apertura di un percorso nuovo. In questo senso abbiamo già individuato quattro percorsi che svilupperemo durante l'evento, ma anche dopo il 14 maggio. L'ambito della dignità umana e dei diritti, quello dell'ecologia integrale, con l’aggancio alla Laudato si’, la pace e l'educazione alla cittadinanza e quarto aspetto la solidarietà nella prospettiva dello sviluppo. Queste quattro aree saranno tematiche centrali nell’evento di maggio, ma saranno anche le piste di lavoro per il futuro.

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