martedì 17 luglio 2018

IL COLOMBRE. DALLA PAURA AL CORAGGIO - 50 SFIDE PER I NOSTRI RAGAZZI ... e non solo!

Dalla paura al coraggio

50 COSE DA FARE PRIMA DEI dodici ANNI 




Brevi considerazioni su paura, pregiudizi, ambiente, apprendimento, rischio, sicurezza, insegnamento, maturazione della persona , cittadinanza ed altro.
di Giovanni Perrone

            Sono tempi difficili quelli che stiamo vivendo. I diffusori di paure impazzano in molti luoghi del mondo, purtroppo pure in tante istituzioni. “Fa più vittime la paura che il contagio”, scriveva Manzoni. Ci sono politici che fanno della paura la loro merce per acquistar consensi. Ancora Manzoni, a proposito dei proclami dei potenti di allora, affermava che  «grida fresca; son quelle che fanno più paura». Anche genitori ed educatori sovente utilizziamo la paura per “governare” figli e allievi. La paura è una mala bestia: t’incatena, ti rende vittima di pregiudizi e dicerie varie, ti disorienta piuttosto che orientarti, distrugge l'autostima. La persona governata da paure e pregiudizi cade facilmente nella rete del pifferaio che incontra, non matura in creatività e intraprendenza, autonomia e responsabilità, nemmeno in libertà e democrazia. Tra l’altro gran parte delle paure sovente sono ingiustificate. A proposito è bello rileggere “Il colombre” di Dino Buzzati [1][.
            Il “governare” attraverso la paura utilizza gli spauracchi o i problemi del tempo. Va alla caccia dei possibili untori di manzoniana memoria. La storia è ricca di esempi: Qualche imperatore romano scaricava tutte le colpe del suo malgoverno sui cristiani (“A morte i cristiani!”); all'inizio del secolo scorso c’erano gli untori della ‘spagnola’; Hitler utilizzava gli ebrei; oggi si utilizzano i migranti ….
      Non mi soffermo sulle vaste e complesse problematiche sociali, politiche ed educative a proposito. Problemi quanto mai attuali ai quali è opportuno prestare particolare attenzione. Talora la paura è un invito ad essere accorti, a prestare attenzione, ad evitare concreti pericoli.

         Solo qualche riflessione educativa: coraggio, competenza, responsabilità, autonomia sono alcuni degli “ingredienti” essenziali per la formazione di una persona e di un cittadino. Perciò vanno coltivati sin dalla nascita e devono fare parte di ogni “pasto quotidiano”, sia in famiglia, sia nelle scuole e nelle altre istituzioni educative. La virtù della prudenza (una virtù positiva non negativa) aiuta a fare del nostro meglio per risolvere praticamente ed eticamente i problemi incontrati e le sfide da superare.

Prendo spunto da alcune indicazioni concrete suggerite dal National Trust, un ente fondato nel 1895 nella Gran Bretagna, presente in varie forme in tutto il mondo, che ha per scopo la salvaguardia della natura (e degli ambienti di particolare valore), l'educazione ambientale, la promozione - sin dalla prima infanzia- di un positivo rapporto con la natura, della gioiosa avventura della scoperta; la maturazione di specifiche competenze, l'acquisizione della responsabilità (nei confronti di se stessi e dell'ambiente). Detto ente ha diffuso nel mondo un elenco di cinquanta esperienze da vivere e fare vivere (in famiglia, a scuola, nelle associazioni, in vacanza ....) prima dei dodici anni. Sono esperienze che favoriscono e arricchiscono il tradizionale curricolo scolastico, stimolano e fortificano l'apprendimento, sviluppano abilità basilari utili per tutta la vita, maturano creatività e imprenditorialità. Non sono strane o pazze esperienze episodiche, ma favoriscono il crescere con uno stile di vita aperto all'avventura e alla continua sfida di se stessi.

Sono attività 'normali' nelle scuole del Nord-Europa (giudicate tra le migliori del mondo). Purtroppo, nelle nostre scuole, ove la sicurezza sovente è vissuta (da dirigenti, docenti e genitori) come ansiosa attenzione al fine di evitare ogni pericolo (e perciò condanna all'immobilismo) e non itinerario per imparare ad affrontare e superare eventuali situazioni di pericolo (e, perciò, maturazione dello spirito intraprendenza). Infatti, di norma c'è poco spazio per le attività che fanno interagire con l'ambiente, fortificano il carattere della persona, educano alla cittadinanza attiva, rendono l'apprendimento gioioso, interessante e utile, favoriscono l'aiuto reciproco e la soluzione di veri problemi. 

       Sovente ci  dimentichiamo che l'imparare facendo è molto più utile dell'imparare ripetendo. 

     Pensiamo ad una giornata familiare e/o scolastica di un bambino o ragazzo “normale”.
      Gran parte dei nostri ragazzi sin da bambini, sono (colpevolmente) costretti a subire ore ed ore di 'seduta passività' a scuola e anche in famiglia! 
        E  .... a quindici anni (ed anche prima) passano dalla 'normale e sicura' passività scolastica alla dannosa e frastornante passività di certi ambienti ove trascorrono vuote e pericolose serate ( e nottate). 
      L'alienante, innaturale e talora colpevole logica di tanti genitori ed educatori è il "purché non succeda niente!", non quella intelligente, promuovente e coinvolgente logica del "purché succeda qualcosa di interessante e positivo!" Si promuovono ignavia e paure varie e non avventura e imprenditorialità.
       Infatti, dal punto di vista fisico, psichico ed intellettuale è una grave colpa costringere un bambino e un ragazzo a stare seduto ore intere a scuola o a passare ore ed ore davanti il televisore o i videogiochi: si danneggia lo sviluppo fisico (e non solo!) della persona e ne risente gravemente l'apprendimento.
      La vera educazione (lo dicono i documenti pedagogici internazionali [2], lo dice lo stesso Papa Francesco [3] ) non è educare al non rischio, ma educare ad affrontare e superare (con intelligenza, responsabilità e competenza) i rischi che si incontrano (volenti o nolenti) lungo il cammino della vita. E' questa la vera educazione alla sicurezza! E' questo il vero rispetto dei bambini e dei ragazzi! Bisogna educarli alla sicurezza, non renderli vittime sacrificali da offrire 'burocraticanente' alla 'dea sicurezza'!

     Il rischio non deve farci paura, semmai deve spingerci a educare ogni ragazzo a saper governare il rischio e l’incertezza, con senso di responsabilità, evitando ogni forma di improvvisazione ed incoscienza, ma valorizzando le opportune  risorse ed anche le sporadiche occasioni.
     Di fronte al mondo che cambia rapidamente, dobbiamo interrogarci sul nostro modo di educare, sui metodi che utilizziamo, sugli stili d’insegnamento e di apprendimento, sulle esperienze educative da fare vivere ... Altrimenti consegneremo al futuro ragazzi fragili e disorientati, viziati ed incapaci.
         L’ambiente ove si vive dà molti stimoli e molte sfide da valorizzare opportunamente. E’ un ambiente da esplorare, sin dalla scuola dell’infanzia. Per esempio, se si ha la fortuna di vivere a pochi chilometri da un bosco, il bosco deve diventare l'aula privilegiata di insegnamento, esplorazione ed apprendimento, nonché di gioco e di avventura; un meraviglioso ambiente da “vivere” periodicamente (con qualsiasi tempo ... basta essere bene attrezzati) per conoscere il variar delle stagioni, gli animali e le piante che lo abitano, i sentieri, le leggende, le storie, ..... E la classica aula dell'edificio scolastico? Essa é uno spazio di progettazione, di rielaborazione delle esperienze vissute, di riordino della documentazione ...; una stazione di sosta lungo il cammino della vita e degli apprendimenti ove ci si ferma per far sintesi e riprogettare le nuove tappe ... Non ci si può limitare ad una estemporanea, fugace e chiassosa uscita nel bosco, utile  solo a far merenda (e, magari, a lasciar cartacce in giro).
            Uscire dall'aula per esplorare l'ambiente, per maturare competenze specifiche, per scoprire, interrogarsi, documentarsi deve diventare il 'pane quotidiano'.
E la sicurezza? Ritengo opportuno che dirigenti, insegnanti, genitori, e gli stessi magistrati e legislatori, ripensino al vero senso della sicurezza (occorrerebbe punire i “peccati” di paura e di omissione e premiare i coraggiosi e gli intraprendenti). L’uomo è infatti nato per volare, non per starnazzare nella stia o nell’aia. E, sin da piccoli occorre imparare a volare in alto e bene.
Dove sta la vera sicurezza di una scuola? Le maggiori sicurezze di una scuola sono la qualità degli apprendimenti e il superamento di ogni forma di svantaggio: una scuola di tutti e per tutti ove ciascuno trova spazio e occasioni di un pieno sviluppo integrale, favorito da un buon insegnamento e da un ambiente accogliente e idoneo.  Così come la vera sicurezza di un ospedale non consiste nel fare stare buoni gli ammalati a letto o nell'avere ambienti 'a norma' (a norma di che?), ma nell'aiutarli a guarire pienamente e ad abbandonare il letto e la corsia ospedaliera. La sicurezza di un ospedale consiste, infatti, anzitutto nel garantire la guarigione di un ammalato, favorita da cure adeguate e da un ambiente accogliente e idoneo. In tal senso sicurezza e qualità interagiscono dinamicamente.
           Ciò significa (per gli educatori) acquisire competenze adeguate, preparare opportuni percorsi didattici che facciano interagire il tradizionale quotidiano scolastico con le concrete esperienze (si arricchiscono a vicenda!), valorizzare le risorse umane e ambientali del territorio, modificare strategie d’insegnamento ....
Così come è opportuno ripensare  all'adeguato uso degli ambienti dell'edificio scolastico (quei 'poveri' cortili mai o male utilizzati!). 
        Ci vorrà coraggio, questa è la grande sfida, la sfida del futuro, di un futuro che avanza rapidamente. Le stesse grandi migrazioni dei nostri giorni, che turbano, talora morbosamente, il sonno di politici e  di semplici cittadini, che fanno emergere le ataviche paure dello straniero e del "nero", che vengono strumentalizzate dai pifferai e dai procacciatori di voti e profitti di turno, ci interrogano pressantemente. Ben sappiamo che è educatore chi sa guardare oltre l’orizzonte e sa riconoscere e affrontare le sfide quotidiane (locali e planetarie), non chi è vittima di programmi preconfezionati da usare come menu per tutte le stagioni e come scusa per stare legati alla cattedra e alle ataviche abitudini (tra l’altro le norma parlano di indicazioni da utilizzare come punti di riferimento, come obiettivi da raggiungere …).
      Guardiamoci intorno: Chi sarà più pronto a gestire, con coraggio e competenza l'imprevedibile futuro? Un nostro ragazzo cresciuto tra coccole e tv, e nella sicurezza di un’aula scolastica o un cosiddetto extracomunitario che, ancora ragazzo, arriva in Sicilia dopo aver superato terribili prove e vissuto indicibili esperienze lungo il suo pericoloso ed imprevedibile cammino?
     Chiediamoci: Quale futuro vogliamo per i nostri figli e i nostri alunni? 
     Allora, andiamo al concreto!
    Queste cinquanta ed altre esperienze da vivere nell'ambiente ove si abita,  da bambini e ragazzi, possono aiutare ogni genitore (e ogni educatore) ad interrogarsi sull'efficacia del proprio modo di educare i ragazzi; possono aiutare ogni alunno a conquistare competenza ed autonomia, creatività e imprenditorialità.
    Perché non provarci? Quali aspetti del carattere e quali competenze “disciplinari” fa maturare ognuna di queste attività?

1. Arrampicarsi su un albero
2. Rotolare giù da una grande collina
3. Accamparsi all'aperto
4. Costruire un rifugio
5. Far rimbalzare i sassi sull'acqua
6. Correre sotto la pioggia
7. Far volare un aquilone
8. Pescare con il retino
9. Mangiare una mela appena colta dall'albero
10. Giocare a conker, un gioco tradizionale inglese in cui un partecipante munito di una castagna attaccata a uno spago cerca di staccare dal filo o far cadere la castagna dell’avversario
11. Lanciare palle di neve
12. Partecipare a una caccia al tesoro sulla spiaggia
13. Fare una torta di fango
14. Costruire una diga su un ruscello
15. Andare sullo slittino
16. Seppellire qualcuno sotto la sabbia
17. Organizzare una gara di lumache
18. Stare in equilibrio su un albero caduto
19. Dondolarsi da una corda
20. Giocare a scivolare nel fango
21. Mangiare more raccolte dai rovi
22. Guardare dentro un albero
23. Esplorare un’isola
24. Correre a braccia aperte facendo l’aeroplano
25. Fischiare usando un filo d’erba
26. Andare in cerca di fossili e ossa
27. Guardare l’alba
28. Scalare un’enorme collina
29. Visitare una cascata
30. Dar da mangiare a un uccello dalla mano
31. Andare a caccia di insetti
32. Cercare uova di rana
33. Catturare una farfalla con il retino
34. Inseguire animali selvatici
35. Scoprire cosa c’è in uno stagno
36. Richiamare un gufo imitando il suo verso
37. Osservare le strane creature tra le rocce di un lago
38. Allevare una farfalla
39. Dare la caccia a un granchio
40. Fare una passeggiata nel bosco di notte
41. Piantare qualcosa, coltivarla e mangiarla
42. Nuotare in mare, in un fiume, insomma, non in piscina
43. Fare rafting
44. Accendere un fuoco senza fiammiferi
45. Trovare la strada servendosi solo di mappa e bussola
46. Arrampicarsi sui massi
47. Cucinare in campeggio
48. Fare discesa in corda doppia
49. Giocare a geocaching, una Caccia al tesoro con il GPS
50. Andare in canoa su un fiume.
Aggiungete altre esperienze da fare vivere, in particolare facendo riferimento alle risorse del territorio.
Buon “lavoro” e buon divertimento, a grandi e piccoli!






[1] Dino Buzzati, Il colombre e altri cinquanta racconti, ed. Mondadori
[2] Si vedano le “Strategie di Lisbona”.
[3] L’educazione, che non è mai una semplice trasmissione di conoscenze, ma nasce da un modo di essere ed ha sempre di mira la persona nella sua integralità, comporta sempre un passo “nella zona di sicurezza”, senza la quale non si avrebbe alcun orientamento e punto di riferimento per il futuro, e un altro “nella zona di rischio”, senza la quale sarebbe impossibile far maturare alla persona un giudizio autonomo e critico; un “bilanciamento dei passi”, che è affidato alla saggezza e alla ponderazione dell’educatore (Papa Francesco).







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