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venerdì 6 ottobre 2023

PROFUGHI E MAGISTRATURA

 UNA SENTENZA 

CHE FA DISCUTERE

-         - di Giuseppe Savagnone

 Primo atto

Non accenna a placarsi la tempesta mediatica che vede coinvolta la giudice del tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, dopo la sentenza con cui non ha convalidato il fermo di quattro profughi minorenni ospitati presso il Centro di Pozzallo, definendo incostituzionale il decreto del governo nella parte in cui obbliga un richiedente asilo a pagare una «garanzia sanitaria» di 5mila euro per evitare di essere trattenuto nel Centro.

 «Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania», ha commentato la premier Giorgia Meloni. Secondo la presidente del Consiglio, questa decisione «con motivazioni incredibili rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto».

Fin dal primo momento, da parte sua, il vicepremier Matteo Salvini ha insistito, più che sul testo della sentenza, sulla persona del magistrato: «Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi, ma purtroppo non sorprendenti».

 Già in questa prima fase della polemica il leader della Lega ha promesso battaglia: «La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento, perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra».

 Da parte sua, la segretaria del PD Elly Schlein, in risposta alle esternazioni della premier, le ha replicato: «La smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il paese. La smettano di cercare un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità. Se cercano responsabili del disastro sull’accoglienza si guardino allo specchio».

 E ha proseguito: «È la destra che scrive leggi palesemente incostituzionali e poi se la prende con i giudici che fanno il loro lavoro. È la destra che ha messo la firma su tutte le leggi che hanno prodotto questo caos, come la Bossi-Fini che alimenta l’irregolarità, è sempre la destra che non ha mai contrastato il regolamento di Dublino lasciando l’Italia più sola, per allearsi con Polonia e Ungheria che di solidarietà non ne vogliono sapere».

 Sulla vicenda è intervenuta l’Associazione Nazionale Magistrati di Catania: «L’ANM di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità», si legge in una nota del presidente Alessandro Rizzo.

Da parte sua, Iolanda Apostolico non ha voluto commentare, limitandosi a dire: «Non voglio entrare nella polemica, né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale».

 Secondo atto

Ma la vicenda non si è conclusa qui. A distanza di pochi giorni, il leader della Lega ha postato su Internet un video che riprende una manifestazione svoltasi nel porto di Catania, in cui la folla rivolge cori contro i membri del governo, all’epoca guidato da Giuseppe Conte, accusandoli di essere «animali» e «assassini».

 Tra i partecipanti c’è anche la giudice Apostolico, anche se per la verità non sembra partecipare attivamente alle proteste. Salvini commenta: «25 agosto 2018, Catania, io ero Vicepremier e Ministro dell’Interno. L’estrema sinistra manifesta per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti: la folla urla “assassini” e “animali” in faccia alla Polizia. Mi sembra di vedere alcuni volti familiari….».

 Su questi ultimi sviluppi è intervenuto il consigliere togato indipendente del Consiglio superiore della magistratura, Roberto Fontana: «L’iniziativa del ministro Salvini di inviare un video relativo alla manifestazione del 2018 a Catania vuole confondere i piani.

 La giurisdizione si esprime attraverso i provvedimenti, che ovviamente possono essere criticati e impugnati sulla base di ragioni tecnico-giuridiche. Spostare l’attenzione sulla vita del magistrato e le sue eventuali attività esterne a quella giudiziaria, è un modo per eludere il confronto sul merito del provvedimento e un tentativo di delegittimare l’attività giurisdizionale».

 Di parere opposto il consigliere laico del Csm Enrico Aimi, di Forza Italia, presidente della Prima Commissione del CSM – quella che si dovrà pronunciare sulla pratica a tutela della magistrata di Catania, chiesta da 13 consiglieri togati (la maggioranza del Consiglio) – il quale, a proposito delle «eloquenti immagini del giudice Iolanda Apostolico», riconoscibili nel filmato, scrive: «Il ruolo del magistrato richiede che l’autonomia e l’indipendenza non si limitino esclusivamente allo svolgimento delle funzioni giurisdizionali, ma deve riguardare anche la sua proiezione esterna». E aggiunge: «E’ opportuno non dimenticare mai che la Giustizia è – mutatis mutandis – come la moglie di Cesare: non deve essere solo terza e imparziale, ma deve anche apparire tale».

 Su questa linea, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha chiesto in una nota che il ministro Nordio disponga un’ispezione a Catania. Più drastico il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, secondo cui  la giudice andrebbe «radiata immediatamente».

 A questo punto è intervenuto il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia: «A cinque anni di distanza si riprende – non so bene come – un video, quando questo magistrato non convalida il trattenimento dei migranti. Non so bene come spunti il video, se era già online o se appartiene alle forze di polizia come sembrerebbe dal modo in cui sono state effettuate le riprese, alle spalle delle forze dell’ordine che contengono il corteo. Questo mi sembra più grave».

 E ha aggiunto: «Inviterei a valutare la terzietà dei giudici sulla base dei provvedimenti che vengono assunti e delle motivazioni poste alla base, e a non fare invece lo screening al passato, alla vita privata di un magistrato».

 La replica del Carroccio non si è fatta attendere: «Non è un preoccupante screening, siamo di fronte a una manifestazione pubblica al porto di Catania e a post pubblici di insulti contro il ministro Salvini».

 In tutto questo, una domanda che affiora su tutti i giornali, e già presente nell’intervento del presidente dell’ANM, riguarda la provenienza del video postato da Salvini. I senatori del PD Anna Rossomando e Walter Verini hanno annunciato un’interrogazione sul tema al ministro Piantedosi.

 «La caccia scatenata da Matteo Salvini alla persona della giudice Iolanda Apostolico», hanno detto, «è davvero incredibilmente grave e la vicenda merita risposte, che il ministro Piantedosi deve dare. Come è uscito e da dove quel filmato? Chi lo ha confezionato? Esistono forse archivi dedicati? Il fatto solleva interrogativi inquietanti».

 Due considerazioni

Il dibattito è aperto e abbiamo preferito dare la parola ai protagonisti, lasciando al lettore di farsi la sua idea. Due sole considerazioni.

 La prima è che, come già notavo in un precedente “chiaroscuro”, a proposito del libro pubblicato dal generale Vannacci, «il richiamo indiscriminato alla libertà di pensiero e di espressione prevista dalla Costituzione nasconde un evidente equivoco. Essa non esclude, infatti, delle precise limitazioni legate al ruolo e alla funzione che il singolo è chiamato a svolgere».

E citavo il caso dei magistrati e degli alti gradi dell’esercito. «Un giudice, a cui la comunità conferisce lo straordinario potere di decidere della libertà fisica di altre persone, non può dire, al di fuori delle rigide regole processuali, tutto ciò che sa e che pensa personalmente di un imputato, perché verrebbe immediatamente ricusato.  E un alto ufficiale, a cui è affidato il monopolio dell’uso delle armi, non può permettersi di esprimere opinioni che possano gettare una qualsiasi ombra sulla assoluta imparzialità del suo operato».

 Naturalmente i due casi non sono del tutto simmetrici, però non si può negare che ci siano delle analogie. Ed è strano vedere Salvini, che ha difeso a spada tratta il diritto di Vannacci di esprimere pubblicamente il proprio pensiero, malgrado la delicatezza del suo ruolo, negarlo adesso con la stessa veemenza a Iolanda Apostolico. Come stupisce vedere, viceversa, la sinistra, che ha contestato al generale questo diritto, rivendicarlo adesso per la giudice di Catania.

 Certo, il cittadino non può e non deve rinunziare ai suoi diritti costituzionali. E tra questi c’è sicuramente quello di manifestare ciò che pensa. Ma una certa prudenza, in considerazione delle proprie particolari funzioni pubbliche, sarebbe più che opportuna. La libertà è anche responsabilità.

 La seconda considerazione è che – quale che sia stata l’inopportunità della sua partecipazione, nel 2018, alla manifestazione contro il governo – è sconcertante il linciaggio morale a cui Iolanda Apostolico è stata sottoposta in questi giorni, solo  per essersi permessa di esercitare la propria doverosa valutazione di un provvedimento governativo.

 Una sentenza, secondo il nostro ordinamento, può essere impugnata e cambiata – e questa è la differenza rispetto all’eventuale comportamento sbagliato di un generale – , ma a partire da quello che dice, non cercando di infangare chi, facendo il suo dovere e in nome delle proprie competenze, l’ha elaborata.

 A monte, però, c’è un equivoco ancora più grave di questa persecuzione, ed è quello – risalente già al “padre” di questa destra, Silvio Berlusconi – secondo cui ogni limite posto al governo è un attacco allo Stato e va denunciato come un tradimento. In quest’ottica, la magistratura ha sempre rappresentato, ieri per il “cavaliere”, oggi per Meloni e Salvini, un nemico da combattere e delegittimare.

 In realtà, il governo non è lo Stato, ma è al suo servizio, come lo sono i giudici, a cui spetta vigilare sull’operato dei governanti per assicurare il rispetto della Costituzione e delle leggi.  Ma noi restiamo ancora in attesa di una destra che riesca a comprendere questa semplice verità. 

 *Scrittore ed editoralista. Pastorale della Cultura della Diocesi di Palermo

www.tuttavia.eu


giovedì 27 luglio 2023

RAGAZZI PROTAGONISTI

 

 I ragazzi “invisibili”

 protagonisti
 della rinascita della città

- 


Vittorio, Becher e i giovani dell’associazione “Cappuccini” di Catania minoranza attiva per rilanciare i loro quartieri. Ecco cosa chiedono.


 (foto Associazione Cappuccini, Catania)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    - di Giuseppe Di Fazio


Vittorio e Becher, 19 anni il primo e 17 il secondo, sono al lavoro sotto un tendone. Con loro ci sono anche Michael, Antonio, Tommaso e altri loro amici dell’Associazione “Cappuccini” di Catania e di un’altra associazione che opera al rione Tondicello Plaia. Sotto la guida di due architetti, di due progettiste di un’impresa sociale, venute apposta da Milano, e dei loro storici educatori Johnny e Graziella, che li seguono da dieci anni,  i giovani stanno realizzando manufatti in legno (librerie, panchine, tavoli) per l’inizio della nuova stagione del doposcuola gratuito. “Con l’aiuto del maestro–architetto Marco abbiamo imparato – racconta Vittorio – a renderci utili, lavorando il legno. E le opere che abbiamo realizzato serviranno ad abbellire  la sede di Portofranco e dell’Associazione Cappuccini”. “Questa – aggiunge Becher, riferendosi alla storica sede del doposcuola gratuito che frequenta da dieci anni – è la nostra casa, il luogo in cui molti di noi abbiamo imparato a studiare e siamo stati accolti”.

Siamo nel centro storico degradato di Catania, in un quartiere dove non esiste alcun luogo di incontro o di gioco per i giovani. Il cortile in cui si sta tenendo il laboratorio fa parte di un edificio della Curia adibito a opere sociali. I ragazzi dell’Associazione Cappuccini quest’anno, grazie al progetto “Di Bellezza si vive” (patrocinato dall’impresa sociale ON srl di Milano e da Con i Bambini), hanno vissuto tante attività in comune con i minori della comunità dell’Istituto Suore della Divina Provvidenza al Tondicello Plaia (un’altra zona della città con problemi sociali gravi).

Dopo essere stati accompagnati e guidati per mesi a visitare luoghi belli (dal Castello di Federico II al Monastero dei Benedettini; dal Museo diocesano al rifugio antiaereo della Seconda guerra mondiale) i ragazzi hanno cominciato a diventare, nei rispettivi quartieri, una minoranza attiva. E la settimana che, a fine giugno, hanno dedicato a restituire bellezza ai luoghi in cui vivono rappresenta la documentazione di un cammino personale di crescita. Alcuni esempi. Tommaso e Becher, dall’abisso della dispersione scolastica a cui il contesto ambientale sembrava destinarli, sono stati promossi rispettivamente al quarto e al quinto anno di un istituto tecnico di istruzione superiore. Vittorio, che a settembre scorso era ancora impegnato a seguire corsi della Formazione professionale, non solo ha conseguito il diploma ma sta cominciando a lavorare nel mondo della ristorazione.

Stop smartphone a scuola/ UNESCO: “Connessioni online non sostituiscono interazione umana”

Adesso Tommaso, Becher, Vittorio, Simone e tanti ragazzi dei quartieri a rischio di Catania non sono più per l’opinione pubblica e le amministrazioni locali i giovani “invisibili”. Anche i mezzi di comunicazione nazionali si sono accorti di loro. Ma per le amministrazioni pubbliche rischiano adesso di essere ridotti soltanto a un “problema”. Ecco allora il pullulare di progetti, di osservatori, di convegni.

Ma questi ragazzi chiedono di essere guardati come portatori di un valore, non come un problema. Chiedono di poter avere l’opportunità di mostrare chi sono e cosa possono fare. E se si sentono trattati come una risorsa riescono a dare risultati sorprendenti. Spesso nell’essere e nel lavorare insieme in un’opera educativa o sociale si crea una relazione che produce rapporti di reciproca fiducia, e alimenta in ciascuno la capacità di rischiare e di guardare al bene comune. E’ questa la richiesta di tanti giovani, al Sud e non solo: vogliono poter essere trattati da persone per divenire protagonisti nella vita del loro territorio. Chiedono l’ impossibile?

Il Sussidiario