a tanto ardire di chiedere a Dio,
nella preghiera,
di essere orientati
a un’esistenza generativa
e resiliente.
di Enzo Bianchi
Il cristiano che vive di fede, adesione al Signore, metterà nel Signore la sua speranza. Fede e speranza sono strettamente collegate tra loro perché solo chi conosce la saldezza di un fondamento in cui credere può sperare e solo chi spera continua a confermare ciò che crede.
Al cristiano la speranza fornisce l’orientamento indispensabile
per un’esistenza creativa e resiliente. L’umano è un essere forzatamente
resiliente ed è la speranza che gli permette di restare in piedi nelle notti
che attraversa. Giustamente Filone osservava che “solo l’essere umano conosce
ed esercita la speranza”.
La speranza genera
l’invocazione, la preghiera, e ci inizia a una “fede che spera”. Non è forse la
preghiera eloquenza della fede e linguaggio della speranza? Chi ha fede spera
ciò di cui ha bisogno: spera ciò che non vede ancora, eppure attende, ciò che
non sa quando giungerà, eppure si fa già testimone di quella venuta. E la
speranza è sempre attesa, fiducia, aspettativa, desiderio, brama verso il
Signore.
Noi umani viviamo di
tante speranze piccole, quotidiane e legittime: anche avere il pane quotidiano,
che chiediamo nel Padre nostro, è una di queste. Ma la vera speranza cristiana
è lo stesso Gesù Cristo, speranza nostra, unica speranza della gloria. È lui
che ci attira innalzato sulla croce e noi guardiamo a lui con speranza, perché
abbiamo fede in lui, perché lo amiamo senza averlo visto e desideriamo essere
con lui per sempre. Per questo camminiamo cantando, non tristi ma gioiosi nella
speranza.
Immagine
Nessun commento:
Posta un commento