sulla pedagogia,
"Il maestro"
di sant'Agostino
Di Antonio Tarallo
E dopo aver “incontrato”
alcune figure di santità dell’ordine di sant’Agostino, AciStampa vi invita a
seguire un viaggio tra le maggiori (e minori) opere del vescovo santo d’Ippona.
Un viaggio, veloce, tra le pagine immortali che hanno fatto la storia della
filosofia e della teologia. Della Chiesa. E’ un percorso che vuole affrontare
alcuni titoli della vastissima opera di sant’Agostino. Una sorta di ”ouverture”
al suo pensiero che non conosce tempo e luogo: un pensiero universale al quale
più volte papa Leone XIV sta attingendo per le sue omelie e discorsi.
Il "De
Magistro" ("Il maestro") è uno degli ultimi scritti di Agostino
in forma di dialogo. Il dialogo si svolge tra Agostino e
suo figlio Adeodato ed è probabile che si basi su una conversazione
effettivamente avvenuta.
I temi, come sempre, sono
assai vasti: primo, fra tutti, l’uso del linguaggio nella dialettica
(soprattutto il rapporto tra i segni e i significati. Il secondo riguarda la
natura dell'apprendere e dell'insegnare. Insegnamento: tema
cardine che, in una certa misura, è l’origine del titolo stesso del libro. “De
magistro”, appunto: il maestro. Agostino cerca, allora, didefinire
come e da chi l'uomo possa apprendere la verità. E la verità è l’unica
strada per la felicità. Ma sorge, dunque, una domanda: questa verità è
possibile apprenderla dagli altri uomini, dai loro discorsi, o dall’esperienza
(quella sensibile)?
A questo quesito Agostino
risponde che l’unico maestro, l’unico vero maestro, è quello “interiore”, il
Cristo-Logos che è in noi. Da ciò ne deriva tutto il
discorso filosofico e teologico sulla vera natura dell’anima.
Citando san Paolo,
Agostino afferma che iI Cristo, cioè l'immutabile Virtù di Dio è l'eterna
Sapienza". La vera Sapienza, dunque, non riguarda il sapere delle
parole che possono rivelarsi vane e ingannevoli. È il Maestro interiore che
solamente può mostrare a tutti la verità.
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