venerdì 11 aprile 2025

SAPERE ASCOLTARE I MINORI

«Ascolto, 
relazioni 

in presenza 

e fiducia» 

Le buone pratiche per i diritti dei minori

 Bambini e adolescenti chiedono agli adulti

 momenti di ascolto “in presenza”

 

-         di LUCA  LIVERANI

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Ascoltare i bambini e gli adolescenti per riconoscere a pieno i loro diritti. Ma anche perché così si può costruire una società migliore per tutti. È il messaggio che arriva dall’incontro tra ragazzi e istituzioni, promosso dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali per celebrare la prima Giornata nazionale dell'ascolto dei minori, istituita dal governo il 9 aprile.

All’incontro, organizzato alla Casa delle armi del Foro Italico, arrivano oltre duecento ragazze e ragazzi tra i 13 e i 16 anni da quattro istituti scolastici del Lazio. Per una giornata di lavori di gruppo e per porre le loro domande con esponenti del governo. Ma non solo: c’è anche l’arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice, per molti anni parroco e vescovo ausiliare nelle periferie romane.

A introdurre l’incontro è la viceministro del Lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci, che rivela come l’idea della Giornata dell’ascolto sia nata qualche tempo fa proprio da un colloquio con l’arcivescovo Lojudice. « I bambini e gli adolescenti ci chiedono di vivere relazioni in presenza - dice la sottosegretaria Bellucci - non soltanto online e sui social. Ci chiedono di essere ascoltati. E questo è un viaggio che durerà fino al 20 novembre, Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Perché quando ci ascoltiamo - aggiunge - ci mettiamo nei panni dell’altro. Solo così possiamo capire cosa gli sta accadendo. Crediamo di ascoltare, ma spesso ci limitiamo a “sentire”. Abbiamo voluto promuovere il diritto all’ascolto, che è il senso stesso della relazione».

La relazione

All’evento non fa mancare un suo messaggio la presidente del Consiglio: Giorgia Meloni sottolinea che «la capacità di ascoltare le necessità, le speranze e le difficoltà di bambini e ragazzi non è solo un modo per rispondere alle loro più immediate esigenze, ma è anche e soprattutto la chiave di volta per costruire una società migliore». Ascoltare, sostiene la premier, «equivale a dire: “Io ci sono per te”. È un messaggio potente, per certi versi rivoluzionario - sostiene - soprattutto per un'epoca come la nostra che ci ha abituato alla frenesia del quotidiano e disabituato all'ascolto».

La solitudine

Poi comincia il dialogo. Una ragazzina chiede all’arcivescovo Lojudice se «anche lui ha mai provato la solitudine, e se la Chiesa può contribuire a sviluppare l’ascolto degli adolescenti ». «Succede a tutti a volte di entrare in un tunnel - risponde l’Arcivescovo - di sentirsi in una stanza buia. Per cause personali, per problemi, per incompnensioni anche in famiglia. Anche per me ci sono stati momenti particolari, ma ho avuto la fortuna, o è stata la Provvidenza, di sentire sempre vicino a me la presenza di Dio. Ogni volta mi sono detto: ce la posso fare, affrontando un problema alla volta».

Molto importante, avverte monsignor Lojudice «è non trovarsi mai soli, ma cercare un adulto che vi dia garanzie di fiducia. Perché, a parte i genitori, non dovete dare fiducia cieca agli adulti. C’è un mondo che non pensa sempre al bene dei ragazzi, abbiate senso di discernimento ».

La fede

L’arcivescovo di Siena spiega che «come lo sport ha bisogno di allenamento, anche la fede va alimentata e nutrita perché cresca, avvicinandosi al Vangelo. A me da piccolo ha sempre affascinato la figura di Gesù, era qualcuno che dava una svolta alle cose della vita. Mi piaceva questo andare controcorrente». E conclude: «Ho sempre creduto che si debba guardare la realtà con gli occhi dei bambini, immediati e spontanei».

Altra domanda, stavolta alla ministro del Lavoro e delle politiche sociali Maria Elvira Calderone. « In questo mondo di grandi cambiamenti, noi ragazzi come possiamo prepararci al lavoro nel modo giusto?». La risposta della ministro è «siate esigenti verso i vostri insegnanti, genitori, nonni. Non vi accontentate. E non chiudetevi nelle vostre stanze con la realtà aumentata digitale e virtuale, ma attivate momenti di condivisione con loro».

Lo sport

Poi è il turno del ministro per lo sport e i giovani, Andrea Abodi, che al Foro italico è un po’ il padrone di casa: «Cosa possono fare le istituzioni - chiede Matthew - per diffondere lo sport nelle periferie?». Il ministro si impegna a «moltiplicare l’offerta di playground: in un anno abbiamo già realizzato 1.250 di questi campi da gioco aperti, nei comuni del Sud sotto i 10 mila abitanti». L’ultima domanda è alla Garante per l’Infanzia e l’adolescenza Marina Terragni. Greta le chiede se ha mai avuto paura, dopo gli studi, di entrare nel mondo degli adulti: «Sì, e anche in tante altre occasioni. La paura - dice Terragni - è un sentimento fisiologico che ci dà l’adrenalina necessaria per progredire. Voi oggi avete altre paure, investiti come siete dalla rivoluzione digitale degli smartphone. Paura di non essere all’altezza, paura di non avere un gran numero di like, paure proprie della generazione Z in avanti».

Gestire il conflitto

Il consiglio per avere un ascolto efficace da parte degli adulti è: « Non diteci retoricamente quello che pensate possa farci piacere. Abbiamo fame di ascoltarvi, voi potete suggerirci gli anticorpi. Ci avete detto voi che i genitori non devono regalare il telefonino già alla prima comunione». E conclude: « Non abbiate paura del conflitto con gli adulti, ma della mala gestione del conflitto. Non abbiate paura del giudizio, dite sempre la verità».

 www.avvenire.it

 

 

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