in presenza
e fiducia»
Le buone pratiche per i diritti dei minori
momenti di ascolto “in presenza”
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di LUCA LIVERANI
-
Ascoltare i bambini e gli adolescenti per
riconoscere a pieno i loro diritti. Ma anche perché così si può costruire una
società migliore per tutti. È il messaggio che arriva dall’incontro tra
ragazzi e istituzioni, promosso dal ministero del Lavoro e delle
politiche sociali per celebrare la prima Giornata nazionale dell'ascolto dei
minori, istituita dal governo il 9 aprile.
All’incontro, organizzato alla Casa delle armi del Foro
Italico, arrivano oltre duecento ragazze e ragazzi tra i 13 e i
16 anni da quattro istituti scolastici del Lazio. Per una giornata di lavori di
gruppo e per porre le loro domande con esponenti del governo. Ma non
solo: c’è anche l’arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice, per molti anni
parroco e vescovo ausiliare nelle periferie romane.
A introdurre l’incontro è la viceministro del Lavoro e delle
politiche sociali Maria Teresa Bellucci, che rivela come l’idea della Giornata
dell’ascolto sia nata qualche tempo fa proprio da un colloquio con
l’arcivescovo Lojudice. « I bambini e gli adolescenti ci
chiedono di vivere relazioni in presenza - dice la
sottosegretaria Bellucci - non soltanto online e sui
social. Ci chiedono di essere ascoltati. E questo è un viaggio che
durerà fino al 20 novembre, Giornata internazionale per i diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza. Perché quando ci ascoltiamo -
aggiunge - ci mettiamo nei panni dell’altro. Solo così possiamo capire cosa gli
sta accadendo. Crediamo di ascoltare, ma spesso ci limitiamo a “sentire”.
Abbiamo voluto promuovere il diritto all’ascolto, che è il senso stesso della
relazione».
La relazione
All’evento non fa mancare un suo messaggio la presidente
del Consiglio: Giorgia Meloni sottolinea che «la capacità di ascoltare le
necessità, le speranze e le difficoltà di bambini e ragazzi
non è solo un modo per rispondere alle loro più immediate esigenze, ma è
anche e soprattutto la chiave di volta per costruire una società
migliore». Ascoltare, sostiene la premier, «equivale a dire: “Io ci sono per
te”. È un messaggio potente, per certi versi rivoluzionario - sostiene -
soprattutto per un'epoca come la nostra che ci ha abituato alla frenesia del
quotidiano e disabituato all'ascolto».
La solitudine
Poi comincia il dialogo. Una ragazzina chiede all’arcivescovo
Lojudice se «anche lui ha mai provato la solitudine, e se la Chiesa
può contribuire a sviluppare l’ascolto degli
adolescenti ». «Succede a tutti a volte di entrare in un
tunnel - risponde l’Arcivescovo - di sentirsi in una stanza buia. Per
cause personali, per problemi, per incompnensioni anche in famiglia.
Anche per me ci sono stati momenti particolari, ma ho avuto la fortuna, o è
stata la Provvidenza, di sentire sempre vicino a me la presenza di
Dio. Ogni volta mi sono detto: ce la posso fare, affrontando un problema alla
volta».
Molto importante, avverte monsignor Lojudice «è non trovarsi
mai soli, ma cercare un adulto che vi dia garanzie di fiducia. Perché, a
parte i genitori, non dovete dare fiducia cieca agli adulti. C’è un
mondo che non pensa sempre al bene dei ragazzi, abbiate senso di discernimento
».
La fede
L’arcivescovo di Siena spiega che «come lo sport ha bisogno di allenamento, anche la fede va alimentata e nutrita perché cresca, avvicinandosi al Vangelo. A me da piccolo ha sempre affascinato la figura di Gesù, era qualcuno che dava una svolta alle cose della vita. Mi piaceva questo andare controcorrente». E conclude: «Ho sempre creduto che si debba guardare la realtà con gli occhi dei bambini, immediati e spontanei».
Altra domanda, stavolta alla ministro del Lavoro e delle
politiche sociali Maria Elvira Calderone. « In questo mondo di grandi
cambiamenti, noi ragazzi come possiamo prepararci al lavoro nel modo
giusto?». La risposta della ministro è «siate esigenti verso i vostri
insegnanti, genitori, nonni. Non vi accontentate. E non chiudetevi
nelle vostre stanze con la realtà aumentata digitale e virtuale, ma
attivate momenti di condivisione con loro».
Lo sport
Poi è il turno del ministro per lo sport e i
giovani, Andrea Abodi, che al Foro italico è un po’ il padrone di casa: «Cosa
possono fare le istituzioni - chiede Matthew - per diffondere lo sport nelle
periferie?». Il ministro si impegna a «moltiplicare l’offerta di playground: in un
anno abbiamo già realizzato 1.250 di questi campi da gioco aperti, nei comuni
del Sud sotto i 10 mila abitanti». L’ultima domanda è alla Garante
per l’Infanzia e l’adolescenza Marina Terragni. Greta le chiede se ha
mai avuto paura, dopo gli studi, di entrare nel mondo degli adulti: «Sì, e anche in tante
altre occasioni. La paura - dice Terragni - è un sentimento fisiologico che ci
dà l’adrenalina necessaria per progredire. Voi oggi avete altre paure,
investiti come siete dalla rivoluzione digitale degli smartphone. Paura di non
essere all’altezza, paura di non avere un gran numero di like, paure proprie
della generazione Z in avanti».
Gestire il conflitto
Il consiglio per avere un ascolto efficace da parte
degli adulti è: « Non diteci retoricamente quello che pensate possa farci
piacere. Abbiamo fame di ascoltarvi, voi potete suggerirci gli anticorpi. Ci
avete detto voi che i genitori non devono regalare il telefonino già alla prima
comunione». E conclude: « Non abbiate paura del conflitto con gli
adulti, ma della mala gestione del conflitto. Non abbiate paura del giudizio,
dite sempre la verità».
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