Vangelo Lc 19,28-40
"Troverete un puledro legato... "
Commento del Card. Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme
Il brano di Vangelo che viene letto all’inizio della
Celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme (Lc 19,28-40) ci racconta
l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, dove poco dopo, verrà consegnato alle
autorità romane, per essere condannato e crocifisso.
La particolarità di questo brano, però, è che per gran parte
del suo racconto non ci parla tanto di quanto succede durante questo giorno di
festa, quanto piuttosto dei suoi preparativi (Lc 19, 29-35).
In modo particolare, l’attenzione si focalizza sulla
cavalcatura che Gesù utilizza, ovvero un puledro, che è descritto con due
caratteristiche, su cui ci soffermiamo.
La prima caratteristica è che questo puledro è legato:
questo termine ritorna 4 volte in pochi versetti (Lc 19,30.31.33), e ritorna
per dire che i discepoli troveranno un puledro legato, e dovranno slegarlo.
Era un periodo in cui il popolo era in grande attesa,
(Cf. “Poiché il popolo era in attesa” - Lc 3,15) e tale attesa
riguardava la venuta di un re, un messia che avrebbe assicurato alla sua gente
la pace. Dio stesso si era rivelato come il vero Re, ma il popolo aveva
insistito per avere un re come tutti gli altri popoli. E Dio aveva concesso un
re, come suo rappresentante, posto a capo del popolo per assicurargli la pace.
Ma lungo tutta la storia biblica, ben pochi erano stati i re
all’altezza di questo compito, capaci di non lasciarsi sedurre dalle logiche
del potere e della ricchezza. Al posto di guidare il popolo come fa un pastore
buono, che slega le pecore e le porta al pascolo, loro avevano legato e
oppresso il popolo con scelte sbagliate, ingiuste. Al posto di donare libertà e
pace, avevano portato al popolo oppressione ed esilio.
L’attesa di un re buono, dunque, era andata crescendo, così
come la certezza che un re buono non poteva essere se non un re unto, ovvero
donato da Dio.
Per questo l’evangelista Giovanni fa precedere il racconto
dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme (Gv 12,12-15) dal racconto
dell’unzione di Betania (Gv 12,1-11): Gesù è il vero re, Colui che viene per
liberare il suo popolo. Gesù viene dunque a sciogliere, a slegare ogni legame
di oppressione, a slegare il suo popolo dal potere del male, della violenza, di
tutto ciò che tiene l’uomo legato e incapace di libertà vera.
Il puledro su cui Gesù sale, inoltre, offre un riferimento
evidente alla profezia di Zaccaria (“Ecco, a te viene il tuo re. Egli è
giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina” -
Zc 9,9), che racconta della fine dell’attesa di questo mite re di pace, che
infine giunge, seduto proprio su un puledro d’asina.
Le attese del popolo, tuttavia, si concentravano soprattutto
sulle profezie che annunciavano un Messia trionfante, vincitore, forte. La
profezia di un re Messia che cavalca un puledro, invece, era una profezia
scomoda, lontana dai criteri di attesa del popolo.
Il puledro che Gesù manda a slegare, nessuno mai era ancora
salito (“troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito
nessuno” - Lc 19,30). La storia non aveva mai ancora visto la venuta
di un re capace di pagare con la propria vita il prezzo della pace del suo
popolo. Ora tutto questo accade, e una folla di poveri esulta (Lc 19,37-38).
Ma anche nel momento in cui il Signore vuole entrare
nella vita del suo popolo, e portarvi la salvezza, c’è sempre qualcosa che
tenta di impedirlo: i farisei, di fronte a tutto questo entusiasmo, chiedono a
Gesù di far tacere i suoi discepoli (“Alcuni farisei tra la folla gli
dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli” – Lc 19,39).
Questo, però, non è più possibile: i discepoli potranno anche
tacere, rimanere muti, e questo accadrà durante la passione, dove tutto
l’entusiasmo di oggi lascerà il posto allo sgomento. Ma d’ora in poi anche ciò
che non può parlare, come le pietre, non farà altro che dire che la salvezza è
giunta (“Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno,
grideranno le pietre»” – Lc 19,40).
L’uomo potrà sempre accoglierla o rifiutarla, ma Gesù
prosegue con la sua missione di salvezza: la profezia è slegata e quel puledro,
su cui nessuno era ancora salito, ha finalmente trovato il re capace di
cavalcarlo.
Patriarcato Latino Gerusalemme
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