Fanno notizia per il diffondersi di comportamenti a rischio ma questo non deve indurre una lettura negativa: resta intatta la loro domanda di una relazione formativa con guide che però spesso appaiono più disorientate di loro
di Elena Marta*
Nelle ultime settimane
molto si è scritto e si è detto sugli adolescenti, con una giusta
preoccupazione in merito ai loro comportamenti violenti, di bullismo e
di cyberbullismo. I fatti di cronaca di cui si sono resi protagonisti
alcuni adolescenti devono certamente non solo interrogare ma anche
attivare tutti gli adulti, tutta la comunità educante che viene
sollecitata ad assumersi le responsabilità educative che le competono
per accompagnare in un adeguato percorso di crescita le giovani
generazioni.
Sarebbe
però rischioso pensare che quei fatti rappresentino la cifra di tutta le
generazione degli adolescenti, coprire con una lettura negativa tutte
le sfere dell’esistenza di tutti gli adolescenti, pensare che tutti gli
adolescenti siano così. L’universo adolescenziale è molto ricco e
composito, e così come vi sono giovani che mettono in atto comportamenti
socialmente e fisicamente rischiosi, patogeni, vi sono molti altri
adolescenti che cercano quotidianamente di far fronte alle sfide
evolutive poste dalla transizione all’età adulta vissuta in un contesto
socioculturale non facile e non facilitante, molto spesso alle prese
con adulti disorientati quanto o più di loro.
S
arebbe mortificante e ingiusto non prestare attenzione anche a questi
adolescenti – la maggioranza di loro – alla ricerca di guide e di uno
sguardo adulto attento anche ai loro bisogni. È a partire da questi
presupposti che ha preso vita dallo scorso anno la ricerca «Generazione
Z», promossa dall’Istituto Toniolo di Studi Superiori. Si tratta di una
ricerca con un campione nazionale rappresentativo che si propone di
seguire per un arco di tempo di 5 anni adolescenti tra i 14 ed i 19 anni
iscritti a diversi tipi di scuole.
L’esito della prima rilevazione, che ha visto coinvolte 36 scuole e circa 6.000 ragazzi e ragazze, è confluito nel volume Generazione Z.
Guardare il mondo con fiducia e speranza a cura di Paola Bignardi, Elena Marta e Sara Alfieri, pubblicato dalla casa editrice Vita e Pensiero.
L’approccio teorico alla base del lavoro è il
Positive Youth Development, che si propone di guardare anche alle
risorse e alla capacità degli adolescenti e non solo ai loro limiti o ai
loro comportamenti a rischio o devianti. Inoltre, l’approccio focalizza
l’attenzione anche su come i contesti di vita degli adolescenti – la
famiglia, la scuola, l’oratorio, la società sportiva, l’associazione di
volontariato, la compagnia teatrale... – possano sostenere e favorire lo
sviluppo di queste potenzialità e competenze.
L
a ricerca ha messo in luce alcuni interessanti aspetti di questa
generazione, i primi veri 'nativi digitali'. Per esempio, gli
adolescenti che hanno partecipato alla ricerca si percepiscono
capaci di comprendere e assumere la prospettiva dell’altro, di
sviluppare empatia (su una scala da 1 a 5 il punteggio medio si attesta a
4,2), mentre si sentono un po’ più in difficoltà nell’acquisizione di
competenze sociali, scolastiche e relative all’accettazione del proprio
corpo, confermando le attese data la fase di vita che stanno
attraversando (sempre su una scala da 1 a 5 il punteggio medio è pari a
3,2). Le ragazze più dei ragazzi si sentono capaci di
relazioni di cura e del rispetto delle norme, i ragazzi più delle
ragazze sono fiduciosi verso di sé e verso il mondo, si sentono
competenti e capaci di avere buone relazioni. Si possono quindi
delineare un profilo al femminile e uno al maschile, che in parte
confermano dati di altre ricerche, e che mostrano come le ragazze siano
più attente – o siano più educate – alla cura dell’altro e
all’osservanza delle norme, ma rispetto ai coetanei maschi si sentano
meno competenti e con una minor soddisfazione in merito alla qualità
delle relazioni instaurate, forse a causa di una maggior capacità di
lettura complessa delle realtà relazionali.
R ispetto al mondo della scuola, gli adolescenti mostrano una visione mediamente positiva del loro impegno e del rapporto con gli
insegnanti, mentre sembrano più in difficoltà nel mettere in atto una
partecipazione più massiccia, critica e consapevole alla vita della
comunità scolastica e nell’attivare un confronto sincero e approfondito
con i compagni in merito ai temi civili, legati alla costruzione del
bene comune e alla convivenza.
È anche questa, come quella dei loro fratelli e delle loro sorelle
maggiori, i Millennials, una generazione che fatica a mettere in atto
processi partecipativi sia nella scuola sia nella comunità di vita più
ampia.
Impegnati nella
regolazione delle distanze dalla famiglia e nella costruzione della
propria identità, non riescono a percepire il contesto sociale come
meritevole di impegno e luogo in cui vengono offerte opportunità di
crescita. Sono ragazzi che hanno bisogno di comprendere il senso e il
valore di ciò che fanno, affamati di modelli adulti con cui
confrontarsi, desiderosi di essere ascoltati.
N
on solo bulli o violenti, dunque, ma anche giovani uomini e donne in
crescita, alla ricerca di un senso del vivere, alla ricerca di
orientamenti valoriali. Alla ricerca di adulti che valorizzino i loro
talenti ma che siano anche disposti a costruire con loro il mondo di
domani, che li considerino un bene prezioso non da coccolare e
proteggere come 'cuccioli d’oro' ma da far crescere come generazione.
Per far questo la generazione adulta deve assumersi però la propria responsabilità, essere 'generativa' sino in fondo, trattando e gestendo situazioni critiche, patogene, ma anche
mettendosi in ascolto, offrendo la possibilità a questi ragazzi e
ragazze di costruire una sorta di bussola valoriale interiore e
consentendo loro di innovare. Occorre rischiare oggi fiducia e speranza
per avere domani cittadini capaci di fiducia e speranza.
*professore ordinario di Piscologia sociale e di comunità nella Facoltà
di Psicologia dell’Università Cattolica membro del Comitato
scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo.
www.Avvenire.it
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