venerdì 9 dicembre 2016

FARE CULTURA SCOLASTICA ALLA LUCE DEL VANGELO

PER UNE FORMAZIONE INTEGRALE DELLA PERSONA
di Giorgio Chiosso

     Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso fa la sua comparsa sulla scena del mondo occidentale, compresa quella italiana, una nuova concezione della scuola in stretta relazione con la spinta economica neo liberale che risponde alla nuova realtà della globalizzazione. Alla scuola vista come luogo di conservazione, trasmissione ed elaborazione di una tradizione culturale si comincia ad anteporre un’idea di scuola non solo più individualista, ma soprattutto più economica. Un piccolo libretto uscito qualche tempo fa ha così fotografato nel titolo il cambiamento a cui stiamo facendo riferimento: Un’Ikea di scuola per il prossimo futuro.
 
     Una fondamentale conseguenza di questa impostazione riguarda il passaggio dalla centralità assegnata a chi apprende al sistema che produce apprendimento e alle procedure che quantificano la cosiddetta “capacità produttiva” della scuola. In questa direzione vanno le indicazioni dei grandi centri nei quali si elaborano le strategie politico scolastiche dei Paesi avanzati: la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Ocse e, per quanto ci riguarda più da vicino, la Commissione Europea e la Banca d’Italia.
 
     Si sono moltiplicate le ricerche per documentare, anche sul piano quantitativo, il rapporto esistente tra i sistemi della formazione (scuola e formazione professionale) e il PIL, le conseguenze negative prodotte sul piano economico dalle scuole dal rendimento insufficiente, le potenzialità insiste nel meccanismo premiale dei docenti migliori, ecc. ecc. I processi di formazione istituzionalizzata – sempre più costosi e pervasivi – sono ormai più in mano agli economisti, agli esperti di statistica, ai programmatori delle strategie di mercato e sempre meno agli uomini di scuola e, tanto meno ai pedagogisti e agli psicologi dell’educazione. ......




 

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