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giovedì 13 marzo 2025

HOPE VOICE OF WOMAN


Una celebrazione dell'empowerment

 e della resilienza femminile

 

  - di Vito Luca Scozzari

         Il 13 marzo 2025, si è tenuto l'evento online "Hope voice of woman", celebrazione della Giornata Internazionale della Donna, che ha visto la partecipazione di scuole, associazioni e relatori provenienti da varie parti del mondo, offrendo un'occasione speciale per riflettere sui diritti, la forza e il ruolo fondamentale delle donne nella società, con un focus particolare sull'empowerment e la resilienza femminile. Le classi partecipanti da oltre una settimana si sono preparate, con ricerche e dibattiti sul problema.

All'iniziativa, organizzata in collaborazione con l'Unione Mondiale degli Insegnanti UMEC-WUCT, sono intervenuti testimoni, oltre che italiani, del Burkina Faso, del Congo, della Romania e dell’Ucraina, nonché il rappresentante dell’UNESCO di Parigi. Varie culture, varie voci e varie lingue che hanno evidenziato i problemi delle donne nelle varie nazioni.  Gli studenti sono stati protagonisti. L’introduzione è stata curata da Antonino Ingoglia e da Andrea Caracci dell'I.S.S. G.B. Ferrigno-V. Accardi di Castelvetrano. Antonino Ingoglia ha aperto l'evento sottolineando l'importanza di ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne e di riflettere sulle sfide che ancora affrontano. Andrea Caracci ha celebrato la resilienza, il coraggio e la potenza delle donne, richiedendo un maggiore impegno per un futuro di uguaglianza di genere.

Le prof. Carlino e Mastrantoni hanno dato il via agli interventi, seguite dalla Dirigente Prof.ssa Maria Luisa Simanella, che ha presentato il lavoro svolto dall'I.C. Nosengo con la proiezione del video "Video-Hope-voice-of-Woman-I.C.-G. Nosengo.

Giovanni Perrone (Special Advisor dell’UMEC-WUCT) ha portato il saluto dell’Unione e del suo presidente (il prof. Jan De Groof) evidenziando l'impegno educativo che l'UMEC-WUCT (Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici) ha nei vari Paesi del mondo e i gravi problemi che tante donne vivono in certe realtà, ad esempio in Afghanistan, ove le donne non hanno nemmeno il diritto di parlare. Danila Ioan, alunna del Roman Catholic College di Bucarest, ha offerto un approfondimento sulla figura di Marie Curie e l'opera educativa che la sua scuola svolge a favore della valorizzazione delle donne e del dialogo e del reciproco rispetto. 

Kateryna Chernyavska, presidente dell’Associazione “Pro Ucraina” ha offerto una riflessione toccante sulla resilienza delle donne ucraine di fronte alla violenza della guerra, ricordando anche le donne che subiscono violenza in contesti diversi, i bambini scomparsi, i mariti in trincea, la fame e la paura, le migliaia di morti …. Ha chiesto un pensiero e una preghiera per le donne che vivono situazioni di incertezza, povertà e anche morte.

La Prof.ssa Ornella Valerio, presidente regionale AIMC della Lombardia, insieme ai suoi alunni, ha presentato il lavoro di preparazione svolto in classe e un video sulla canzone "Imagine all the people".

Giusy Cavarretta, Presidente Fidapa-BPW-Sezione di Castelvetrano, ha illustrato l’impegno della sua federazione per la promozione delle donne.  Mme Solene Tshilobo, della Repubblica Democratica del Congo, Presidente dell'ONG ADEPESIDI, ha parlato dell'emancipazione delle donne e delle ragazze, sottolineando i progressi compiuti e le sfide ancora da affrontare, come la parità salariale e la violenza contro le donne. In questo periodo ha detto, purtroppo, la guerra che ha coinvolto il suo Paese, sta provocando gravi problemi, principalmente alle donne.

Cristina Boffelli, Presidente dell'Associazione C.H.I.A.R.A., ha offerto un altro contributo significativo sull’impegno dell’associazione per l’aiuto alle donne, specialmente quelle in difficoltà.

Sabine OUARME (Burkina Faso) ha evidenziato la situazione in cui vivono molte donne nella sua nazione (povertà, violenze, ecc.) ma anche il generoso impegno di coloro che operano per il progresso delle donne e la parità tra donne e uomini. Padre Albert Kabuge, rappresentante per l’UNESCO, nel portare il saluto dell’organismo internazionale, ha illustrato le recenti iniziative a favore delle donne svoltesi a Parigi, in quest’ultimo periodo, invitando le scuole a visitare la sede mondiale dell’Unesco.

Vito Luca Scozzari, consigliere nazionale dell’AIMC, coordinatore dell’iniziativa e referente per il sostegno dell’Istituto Ferrigno, ha ringraziato i partecipanti e ha sottolineato l'importanza di continuare a promuovere una didattica innovativa che aiuti le giovani generazioni a superare stereotipi, pregiudizi e varie forme di violenza.

Maria Luisa Simanella, dirigente dell’Istituto, ha concluso l'evento, esprimendo entusiasmo per il successo dell'iniziativa e ringraziando tutti per la partecipazione attiva e attenta. “Hope voice of woman" si è confermato un momento di riflessione e celebrazione, che ha dato voce alle speranze e alla resilienza delle donne di tutto il mondo, promuovendo un futuro più giusto e inclusivo. Ha auspicato che iniziative simili possano essere organizzate nel futuro.

L'evento ha favorito il dialogo interculturale e il confronto tra culture, generazioni e istituzioni diverse.  ha sottolineato l'importanza di approfondire la conoscenza dei diritti delle donne, sviluppare competenze digitali e di comunicazione per promuovere una società migliore in cui, sin dalla vita in famiglia, si promuova la cultura del rispetto e della reciproca collaborazione.

Per tutti il saluto è stato “a rivederci”, con l’intento di proseguire il confronto e la collaborazione tra istituzioni diverse. Da evidenziare lo stupore e l'interesse dei numerosi alunni che hanno seguito l'iniziativa e si sono trovati, in gran parte, a confronto con coetanei e adulti di varie nazioni.

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mercoledì 25 maggio 2022

LA RESILIENZA A SCUOLA

Resilienza, il ponte che serve per salvare i bravi e non perdere gli “altri”

-          di Tiziana Pedrizzi

         

Per migliorare la scuola occorre una strategia sui “resilienti”, gli studenti che possono fare da ponte fra equità ed eccellenze

Il focus della ricerca educativa è stato nell’ultimo decennio l’equità. Dopo la garanzia dell’accesso universale ai livelli di base dell’istruzione si è ricercata la possibilità che tutti, indipendentemente dal loro status socio-economico di partenza, possano accedere ai livelli coerenti con le loro potenzialità. Due le ragioni: la crescente sensibilità per i diritti della persona dovuta al miglioramento economico e sociale dei Paesi in cui essa si è incrementata, ma  anche la necessità di sviluppare competenze sempre più raffinate da parte di tutti i potenziali portatori.

Negli ultimi anni è stato anche molto utilizzato il termine resiliente per indicare gli allievi che, pur appartenendo ad uno status economico-sociale Escs basso, raggiungono i livelli più alti di competenza: in Pisa, ad esempio, il 5 e 6. La resilienza dunque come ponte fra eccellenza ed equità.

Ma oggi, per diverse cause, fra le quali forse anche quella che l’Occidente sta accorgendosi che non può più riposare sugli allori ed occuparsi solo della redistribuzione del benessere e delle opportunità, qualche interesse comincia a manifestarsi anche per quelli che vengono definiti gifted, termine che potremmo tradurre con “dotati”.

È del dicembre scorso l’uscita di un working paper di Oecd: Policy approaches and initiatives for the inclusion of gifted students in Oecd countries, a cura di Alexandre Rutigliano e Nikita Quarshie. Ove desta interesse l’uso del termine “inclusione”, che generalmente viene utilizzato per i livelli bassi e che indica una marginalità del tema gifted dal mainstream del pensiero pedagogico. Il primo obiettivo dichiarato del lavoro è quello di dare una definizione del termine che possa raccogliere il consenso generale, sulla base di una rassegna della letteratura accademica nel merito, ma ci si propone  anche una rassegna delle politiche nel merito da parte dei decisori di tutti i livelli. Sarà interessante capire a quali conclusioni arriva un lavoro di fonte così autorevole.

E l’Italia? La nostra Costituzione non aveva aspettato l’Oecd per dire che i “capaci e meritevoli” dovevano essere sostenuti. Il problema sta nel fatto che il mondo della scuola italiano, a partire dai pedagogisti, non si è mai davvero convinto di questa necessità, così come non si preoccupa del basso numero di eccellenze italiane che le indagini nazionali ed internazionali costantemente evidenziano. Anzi, da molte parti ci si è rallegrati del fatto che l’Italia sia un Paese in cui lo iato fra il livello più alto e quello più basso è inferiore a quello della media Oecd, non tenendo in conto che ciò deriva principalmente dalla scarsità relativa delle nostre eccellenze.

Nella sintesi dei risultati italiani di Oecd Pisa 2018 si trova un’osservazione assolutamente in linea con quelle delle edizioni precedenti: “Se ci concentriamo sui livelli più elevati della scala, quelli che permettono di definire uno studente top performer (i livelli 5 e 6), il 5% degli studenti italiani raggiunge questi livelli. A livello medio internazionale tale percentuale è di circa il 9%”. Come per gli altri dati, i risultati medi italiani sono trascinati in basso da quelli del Sud. Ma ad un’analisi approfondita risulta costante il fatto che anche nel Nord, che esprime i migliori risultati, gli studenti con più alto Escs e livelli Pisa 5 e 6 sono comunque in un numero inferiore a quello dei coetanei europei di pari status.

Coerentemente con questa impostazione, che cerca l’eguaglianza in basso, al tema della resilienza viene dedicata scarsa se non nulla attenzione.


Ha fatto in questi anni eccezione Gli studenti eccellenti nella scuola italiana. Opinioni dei docenti e performance degli alunni, di Paolo Barabanti (Franco Angeli, 2018). Sulla base dei dati relativi ai risultati degli studenti top performer nella rilevazione Invalsi 2014-15 (è passato del tempo ma c’è da dire che i dati in proposito sono sempre molto stabili), l’autore conclude con alcune considerazioni. “Si conferma positivo l’indice Escs sui risultati degli studenti top performer; questi studenti si caratterizzano, inoltre, per la loro motivazione, il piacere nello studio e la consapevolezza di un’autostima molto elevata. La tendenza dei risultati ottenuti nelle indagini internazionali e in quella nazionale delle precedenti edizioni si evidenzia anche in questo studio: i top performer si concentrano principalmente nelle regioni del Nord Italia. Ma gli studenti svantaggiati sono in grado, se viene data loro l’opportunità di farlo, di sconfiggere le condizioni avverse e questo comporta l’offrire a questi studenti eque opportunità di apprendimento e promuovere la loro motivazione e sicurezza di sé in modo da realizzare il loro potenziale. Le scuole dovrebbero giocare un ruolo importante nel promuovere la resilienza, ma i dati di questo lavoro non mostrano una buona riuscita dei percorsi scolastici italiani. Con l’eccezione però dell’istituto tecnico; esso sembra, infatti, offrire effettive possibilità anche a quegli studenti che, fuori dal contesto scolastico, non possiedono i supporti giusti per migliorare le loro performance”.

In conclusione, finora l’attenzione della pubblicistica sulla scuola, oltre che della scuola stessa – in particolare in Italia – si è appuntata quasi esclusivamente sui livelli bassi di competenza, ma forse è tempo di iniziare ad occuparsi anche di riconoscere, supportare ed incrementare i livelli alti. Le due cose non sono necessariamente in contraddizione.

Il Sussidiario

 

 

domenica 6 marzo 2022

DONNE, SPERANZA E RESILIENZA


Donne, motore di speranza e resilienza 

nelle crisi di tutto il mondo

Per celebrare la Giornata internazionale della donna, l’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche ha organizzato un webinar in cui si sono confrontate le leader donna di diverse confessioni religiose e alcuni ambasciatori presso la Santa Sede. Le riflessioni hanno messo in risalto la capacità di accoglienza, resilienza e mediazione dell’universo femminile sempre più protagonista delle nuove prospettive di fratellanza

 

-di Marco Guerra – Città del Vaticano

“Donne, crisi e resilienza”, è il titolo del webinar promosso dall'Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC/WUCWO) in collaborazione con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, con il patrocinio delle Ambasciate presso la Santa Sede di Argentina, Australia, Colombia, Irlanda e Paesi Bassi. L’evento che si è svolto questo pomeriggio ha lo scopo di celebrare la Giornata internazionale della donna aprendo una riflessione riguardo la capacità creativa e di rinnovamento che le donne hanno mostrato nelle attuali crisi mondiali, manifestando una spiccata resilienza.

Evento interreligioso

L’iniziativa, proprio per il suo carattere interreligioso, è stata arricchita dalla partecipazione e dagli interventi di donne leader delle comunità religiose musulmane, indù, buddiste, ebraiche, ecumeniche e cattoliche e di ambasciatori presso la Santa Sede. Tutte personalità che hanno contribuito con le loro riflessioni sulla necessità di costruire un mondo più inclusivo e giusto, con sguardi differenti e attraverso i diversi bagagli di sapienza e valori religiosi. Il tutto nella cornice valoriale del Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune (2019) e dell'enciclica Fratelli tutti (2020), che sono stati oggetto delle celebrazioni di questa Giornata internazionale negli ultimi due anni.

La preghiera per la Pace

Tutte le relatrici hanno elevato una preghiera per la pace in Ucraina in apertura dell’evento, invocando l’aiuto di Dio per promuovere la fratellanza umana.  Subito dopo è stato trasmesso il videomessaggio del cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (PCDI), che ha portato gli auguri della Santa Sede ed ha evidenziato la capacità della donne di valorizzare il perdono che dà loro l’energia necessaria di amare di più. “Il dolore si trasforma in storie di vittorie sul male di perdono sulla rivendicazione”, ha affermato, sottolineando anche che “la dimensione ecumenica dell’evento offre un’opportunità di imparare da donne che di fronte a situazioni terribili hanno tratto forza dalle loro trazioni spirituali". "Ogni tradizione religiosa", infatti, "ha le sue storie di coraggio e resistenza come quelle raccontate nella Bibbia”. Secondo il cardinale il webinar è un successo perché mette in luce storie riparatrici che alimentano la resilienza e promuovono il bene comune e in questa cornice l’UMOFC coltiva la migliore prassi per guardare il mondo con occhi mariani.

L’indole naturale all’accoglienza

Dopo l’intervento del porporato è stata la volta delle testimonianze di donne leader di diverse tradizioni religiose. Mary Elizabeth Stewart Blogoslawski, vicepresidente generale dell’UMOFC e vicepresidente regionale per l’America del Nord ha parlato dell’azione dell’UMOFC per promuovere la dignità di tutte le donne e i diritti umani. “Oggi celebriamo – ha spiegato - la resilienza che permette alle donne di avanzare coraggiosamente nella prospettiva che siamo tutti fratelli e sorelle”. Il webinar è proseguito con la “prospettiva islamica” illustrata dalla teologa iraniana Shahrzad Houshmand che ha attinto al Corano per raccontate la resilienza delle donne nel mondo islamico: “La donna naturalmente ha un potere di accoglienza maggiore. La donna, biologicamente, ha una marcia in più per accogliere la vita e offrire la vita al mondo. La donna deve tornare nella scena mondiale per portare guarigione e curare le ferite dell’umanità, per portare tutti a vedere nell’altro il fratello da amare”.

Donne mediatrici dei conflitti

La “prospettiva buddista” è stata offerta dalla vicepresidente dell'Unione italiana buddhisti, reverenda Elena Seishin Viviani, che si è soffermata sulle iniziative della comunità buddhista tese a dare voce alle sofferenze delle donne, in particolare sui progetti per aiutare le religiose a continuare gli studi nei monasteri e promuovere la parità di genere. Oltre 600 monache beneficiano di sostegno economico e corsi di formazione. Non meno importante lo sforzo fatto per l’accoglienza dei rifugiati provenienti da paesi limitrofi all'Afghanistan.  Un'altra testimonianza che ha arricchito l’evento è stata quella di Swamini Hamsananda Ghiri, vicepresidente dell'Unione induista italiana, che ha parlato della forza dello spirito che guida le donne indù indiane: “L’Induismo attribuisce molta importanza alla consapevolezza interiore. Questa attitudine religiosa non è passività ma ricerca dell’armonia, tensione costante al divino nelle opere”. Swamini ha poi raccontato il ruolo svolto dalle donne nelle famiglie indiane durante la pandemia, un lavoro svolto con successo che ha rafforzato le loro capacità di mediatrici dello stress e dei conflitti domiciliari.

Donne africane protagoniste durante il Covid

Nadine Iarchy, presidente del Comitato interconfessionale e interculturale del Consiglio internazionale delle donne ebree (ICJW) ha preso d’esempio la figura di Sara moglie di Abramo e la sua fede che le ha permesso di fidarsi del marito. Iarchy ha ricordato che le donne ebree hanno trasmesso la fede durante la persecuzione spagnola e nel corso della Seconda guerra mondiale e della Shoah, e ha poi affermato che si arriva alla resilienza credendo nell’umanità e nella solidarietà tra i popoli. La “prospettiva ecumenica” è stata approfodita dalla prof.ssa Isabel Apawo Phiri, vicesegretaria generale del World Council of Churches, che ha parlato delle grandi difficolta affrontate dalle donne africane durante questi ultimi due anni segnati dalla pandemia. Un periodo che ha visto l’aumento delle violenze sessuali e dei matrimoni precoci, l’incremento della povertà e la diminuzione dell’accesso all’istruzione. “Tuttavia le donne africane di ogni regione sono resilienti di fronte questa crisi senza precedenti – ha spiegato Phiri - sono state incrollabili assistenti, hanno offerto cure e sostegno. In Paesi come il Ghana sono diventate capofamiglia guadagnando voce nei processi decisionali”. Phiri ha chiuso il suo intervento parlando dei programmi per fermare le violenze e difendere donne. “Con gli sforzi congiunti possiamo contrastare coscienze disumanizzate”.

Gli interventi degli ambasciatori

A chiudere la sessione delle donne leader è stata Monica Santamarina Noriega, tesoriera generale dell’UMOFC, che ha fatto da portavoce della “prospettiva cattolica”. Noriega ha riferito sull’attività dell’osservatorio dell’UMOFC volto a creare sinergie per lo sviluppo integrale delle donne. In alleanza con il Consiglio episcopale americano è stato realizzato un lavoro sull’impatto del Covid sulle donne, in cui sono emerse molte criticità da affrontare, come l’aumento della disoccupazione femminile, del divario digitale, della violenza di genere e un impoverimento generalizzato. Milioni donne indigene del Sud America sono finite a mendicare per sostentare economicamente le proprie famiglie. Nonostante tutto le donne sono state le più pronte a reagire e a mostrare solidarietà.  In conclusione, la parola è passata alle ambasciate presso la Santa Sede che hanno patrocinato il webinar. L’ambasciatore d’Irlanda Derek Hannon ha raccontato delle capacità di resilienza delle donne irlandesi durante lock down, in particolare quelle in gravidanza che hanno dovuto affrontare molti momenti importati da sole. L’ambasciatore argentino Maria Fernanda Silva ha citato Papa Francesco per dire che “nessuno si salva da solo” e che l’esistenza di molte donne rappresenta tutta la collettività. L’ambasciatore dell’Australia, Chiara Porro, ha evidenziato che le donne sono in prima linea e artefici del cambiamento e non sono vittime passive degli eventi. Porro ha quindi illustrato una serie di progetti per promuovere la resilienza nelle aree più soggette a disastri nel pacifico. Infine, l’ambasciatore dei Paesi Bassi Gabriella Weijers ha omaggiato la capacità di resilienza delle donne nelle crisi e la loro attitudine “a rimettersi in piedi” dopo le avversità.

 Vatican News

 

 

giovedì 25 luglio 2019

LA RESILIENZA? UN'IMPORTANTE RISORSA PER VIVERE BENE


Tutti sappiamo quanto sia importante la resilienza: decenni di studi psicologici e manageriali hanno individuato nella resilienza l’elemento chiave che ci permette di superare le difficoltà e di crescere. Ma quali sono le caratteristiche delle persone resilienti?
Secondo Karen Reivich, professoressa della University of Pennsylvania e ricercatrice che si occupa di resilienza e di ottimismo, esistono otto dimensioni della resilienza. Se escludiamo la parte biologica (una delle otto dimensioni che influenzano la resilienza), esse sono:
  • Autoconsapevolezza: la prima caratteristica delle persone resilienti è la capacità di riconoscere i propri stati emotivi e quello che avviene dentro di noi;
  • Autoregolazione: la seconda caratteristica delle persone resilienti è la capacità di modificare i propri pensieri e il proprio comportamento in base alle circostanze; l’autoregolazione permette di pensare e di agire in base ai propri obiettivi e non esclusivamente in base ai propri desideri e agli impulsi. Anche la capacità di porsi degli obiettivi in modo efficace e strutturato rientra nella sfera dell’autoregolazione.
  • Agilità mentale: la terza caratteristica delle persone resilienti è la capacità di guardare le cose da più punti di vista differenti. L’agilità mentale include tutte quelle abilità che ci permettono di definire un problema, di analizzarlo e di cercare soluzioni; il problem solving è un componente mentale dell’agilità mentale.
  • Ottimismo: la caratteristica più importante delle persone resilienti. L’ottimismo, da quello che è emerso dagli studi scientifici, è un fattore protettivo importante per quanto riguarda le malattie cardiovascolari e allunga l’aspettativa di vita e la qualità della stessa. Non solo: le persone con uno stile di pensiero ottimistico sono naturalmente resilienti.
  • Autoefficacia: le persone resilienti sanno di potercela fare; se una certa strada non è percorribile, ne individueranno un’altra. Per fare questo, è necessaria la consapevolezza di poter contare sulle proprie abilità per affrontare i problemi, ovvero il senso di autoefficacia.
  • Relazioni sociali: la resilienza si sviluppa in presenza di una rete di sostegno; parenti e amici sono fondamentali nei momenti di difficoltà. Le persone resilienti hanno in comune una solida rete di relazioni sociali: avere delle persone su cui contare è una variabile cruciale per sviluppare la resilienza.
  • Spiritualità: credere in qualcosa di grande, più grande di noi, è un elemento comune alla maggior parte delle persone resilienti. La nostra fede (in una religione, in una causa sociale o ambientale, in un ideale) ci permette di superare i nostri limiti.
Cosa hanno in comune queste sette dimensioni della resilienza? Sono nelle nostre mani: possiamo allenare ciascuna di queste aree attraverso semplici esercizi introspettivi. Non solo: possiamo allenare anche i nostri figli affinché, coltivando queste sfere della propria personalità, possano crescere sereni e resilienti.

FONTI : Reivich, K., & Shatte, A. (2003). The Resilience Factor: 7 Keys to Finding your Inner Strength and Overcoming Life’s Hurdles. New York, NY: Broadway Books

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