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sabato 17 giugno 2023

INCARNARE IL LIMITE

 Lo sfacelo educativo 

e noi tutti. 


- di Eraldo Affinati

 

Il video attraverso cui il giovane youtuber romano proclama esaltato al mondo intero il proprio entusiasmo per aver noleggiato la Lamborghini che poche ore dopo si schianterà contro una Smart causando la morte del piccolo Manuel, di soli cinque anni, è la dimostrazione più lampante dello sfacelo educativo in cui, volenti o nolenti, siamo tutti coinvolti. Fa impressione guardarlo, non solo e non tanto se pensiamo allo scontro avvenuto in seguito a Casal Palocco, una giovane madre che sta guidando l’auto con dentro i suoi due figli perforata dal bolide lanciato a tutta velocità con a bordo cinque ragazzi, quanto per il vuoto spirituale presente nell’animo dell’adolescente che l’ha girato.

 Sarebbe troppo facile liquidare tale ridicola e farsesca esibizione come un caso isolato di narcisismo giovanile legato all’ambiente dei social dove si organizzano sfide estreme: intanto perché se queste iniziative vengono promosse, peraltro registrando un grande successo, significa che esiste un mercato pronto a ricavarne profitto, poi soprattutto in ragione della nefasta influenza prodotta in gran parte delle generazioni coinvolte, anche se non direttamente.

 Crescere in una dimensione esclusivamente virtuale, nella quale viene sfalsato il rapporto con la realtà, illudendo chi vi partecipa che si possono causare danni senza dover pagare il prezzo del risarcimento, non può che avere effetti deleteri, specialmente nelle personalità in formazione, nel momento delicato in cui si prova a diventare sé stessi. Una maschera tira l’altra, fin quando finalmente riconosci allo specchio la tua vera identità. Ci vogliono anni per accettare le proprie imperfezioni, alcuni non ci riusciranno mai, avranno sempre bisogno di protesi.

 Ecco perché gli schermi, grandi e piccoli, stanno minacciando i princìpi d’umanità che dovrebbero invece venire salvaguardati. Stiamo parlando di immaginari distorti, deflagrazione del desiderio, superamento del limite, illusioni di potenza, possibili intelligenze artificiali, fantasmagorie informatiche. I magistrati stanno facendo il loro lavoro per individuare i responsabili e definire le colpe della tragedia di Roma, ma quanto accaduto è la punta emergente dell’iceberg e chiama in causa i figli insieme ai padri. Le challenge online, come vengono definiti questi spettacoli digitali, spesso di natura automobilistica ma non soltanto, possono diventare macchinette mangiasoldi solo perché contano sulla vittoria del numero rispetto alla qualità. Un tema cruciale del nostro tempo, insieme alla questione ambientale. Possibile rinunciare al consenso? Sappiamo come funziona oggi: quanti like hai ricevuto sotto al tuo ultimo post? Più sono, più sei considerato bravo. Una volta stare da soli con sé stessi era il segno distintivo del talento. Oggi sembra esserlo della mediocrità perché viene reputato un fallimento. Ma a quali gruppi ci riferiamo?

 A quelli riuniti intorno a TikTok? Come riuscire a spiegare a un ragazzo che fin quando avrai bisogno del riscontro di numerose persone non diventerai mai adulto? Solo se saprai fare a meno del giudizio altrui, potrai veramente crescere. Intendiamoci: è giusto essere contenti mentre si riceve l’applauso, ma se facciamo dipendere la nostra vita solo da questo saremo presto schiavi del risultato che ci siamo proposti. C’è tutto un lavoro da fare nelle scuole e nelle famiglie per rifondare l’esperienza.

 Non rinunciare alle nuove tecnologie sarebbe impossibile e sbagliato, ma ripristinare le gerarchie di valore all’interno della grande Rete. Orientare i percorsi senza occultare il male: soltanto così potremo sperare di evitarlo. Dimostrare coi fatti la differenza sostanziale fra informazione e conoscenza. Aprire gli occhi dei giovani, spingendoli a uscire dalle loro cerchie fatate. Dovremmo avvicinarli al fuoco anche lasciando che talvolta si brucino le dita, invece di indurli a credere di poter sempre farla franca. Incarnare, noi adulti, il limite che loro dovrebbero rispettare.

 Avvenire

sabato 23 gennaio 2021

UN TRAGICO GIOCO CHE PORTA ALLA MORTE


TIK TOK E L'UNIVERSO DELLA RETE CHE NESSUN GENITORE RIESCE A CONTROLLARE

 Il dramma si è consumato in casa, nel luogo più sicuro per un bambino, a pochi metri dai propri genitori. Eppure qualcosa di inimmaginabile ha trasformato un gioco assurdo nato probabilmente su Tik Tok in una tragedia. Se ci fosse stata un’ amica con lei avrebbe potuto aiutarla ma l’ aspetto che più degli altri deve farci riflettere è che nei social i nostri figli sono in contatto virtuale con centinaia e migliaia di altri follower, ma nella realtà sono soli con se stessi.

 -         di Alberto Pellai

 Quello che è successo alla bambina di Palermo, nel bagno di casa sua davanti allo specchio verrà chiarito solo in parte dalle registrazioni presenti sul suo cellulare. Purtroppo per la famiglia niente potrà riavvolgere il nastro di questo dramma consumato nella propria casa, nel luogo più sicuro per un bambino, a pochi metri dai propri genitori. Eppure qualcosa di inimmaginabile ha trasformato un gioco assurdo in una tragedia. Dalle notizie apparse sui giornali sappiamo che la piccola aveva accettato un sfida su TikTok, una blackout challenge, dove per vincere bisognava stringersi una corda attorno al collo resistendo fino a un istante prima del soffocamento. Vince chi supera la paura di sentirsi morire e si ferma per ultimo davanti ai segnali d’ allarme del proprio corpo. Ma come si capisce quando si è al confine con la zona del non ritorno? I fatti ci dicono che la risposta può non arrivare in tempo.

Gli inquirenti stanno indagando su come questa sfida possa essere arrivata a una bambina di dieci anni. Da quanto apprendiamo dai media, TikTok si è dichiarato disponibile a collaborare nelle indagini per evitare che un dramma del genere possa ripetersi, ma l’ universo della rete è così infinito che nessuno può garantirne la sicurezza. E quindi che possibilità ha un genitore di proteggere i propri figli dall’ essere ingaggiati in sfide pericolose che potrebbero anche portare a conseguenze estreme, come in questo caso? Credo che nessuno di noi possa dirsi al sicuro e tranquillo. Viviamo in un ambiente digitale che ogni giorno genera infiniti messaggi sui quali è impossibile avere il controllo assoluto e chi sta crescendo impara a decodificarli nel qui ed ora dell’ esperienza, senza manuali di istruzioni. Ci sono i filtri e i parental control ma il sistema si rigenera di continuo ed è difficile mantenere una zona protetta. TikTok è un social utilizzato da una moltitudine di bambini, per molti adulti è valutato come un “terreno” innocuo eppure sembra che tutta questa storia abbia avuto origine proprio qui. Purtroppo nei fatti accaduti a Palermo, una sfida estrema si è trasformata in un incidente gravissimo, segno che qualcosa è andato storto. La bambina di certo non aveva alcuna intenzione di perdere fino a questo punto il controllo di quel “gioco”. Bastava mollare la stretta e finiva tutto e invece non è andata così, è successo qualcosa che non ha permesso di tornare indietro. Come quando si cammina su un cornicione, si fa un selfie estremo, si attraversa l’ autostrada a piedi: si tratta di prove estreme di coraggio (così le interpreta il ragazzo che le agisce) e chi le fa è guidato solo dal desiderio di osare l’ impossibile. Il suo cervello non sente altro che la voglia di provare la sensazione estrema di sentirsi quanto mai vivo e coraggioso. Il confine tra vita e morte di queste sfide però è molto sottile. La tristezza di questa sfida on line è che la protagonista era sola. Se ci fosse stata un’ amica con lei avrebbe potuto aiutarla, liberarla in tempo da quella stretta. L’ aspetto che più degli altri deve farci riflettere è che nei social i nostri figli sono soli. Sono in contatto virtuale con centinaia e migliaia di altri follower, ma nella realtà sono soli con se stessi.  Come Cappuccetto Rosso, oggi stiamo parlando – con immenso dolore – di una bambina in una foresta piena di insidie e di tentazioni sfidanti. “Ma tu ce l’ hai il coraggio di farlo?”. Se qualcuno fermasse un nostro figlio per strada e gli chiedesse di stringersi una cintura al collo è molto probabile che lui gli risponderebbe “Sono mica matto”. Direbbe di no e se ne andrebbe a gambe levate per l’ assurdità della proposta. On line questa sfida assurda può diventare “interessante” per una bambina. Perchè avviene all’ interno di un social in cui tu ti senti “di famiglia”, perchè tanti altri tuoi amici stanno facendo lo stesso , perchè mostrando il tuo video riceverai tanti like e sentirai di aver provato a te stesso e agli altri che vali, che sei unico e speciale. Si tratti di ingredienti che ogni giorno entrano nella vita dei nostri figli e li allontanano dal principio di realtà,  rendendoli incapaci di posizionare l’ asticella del limite al punto giusto e in tempo utile per non fare danni. Ogni giorno, milioni di messaggi in rete rendono accettabile ciò che non lo è. Un caleidoscopio digitale di colori, suoni, grafiche fanno apparire belle, cose in realtà orribili e desensibilizzano al pericolo.

Chi è prossimo a questa famiglia nelle prossime settimane farà di tutto per non farla sentire sola, per consolare questo dolore lancinante che forse un giorno si placherà, ma che lascerà comunque sgomenti perchè non può essere accettabile che nel luogo più sicuro (la nostra casa) entri sotto forma di gioco un invito a confrontarsi con la morte. Potremmo essere tutti nei panni di quei genitori che oggi sono dilaniati dal dolore. Sono eventi di questa natura che devono spingere noi genitori a scendere in campo, pretendendo che la rete sia un territorio dove non tutto può accadere e non tutto è lecito. Molti attribuiscono questo genere di tragedie alla mancata educazione da parte dei genitori che non prevengono i comportamenti a rischio dei minori nell’ online con la giusta educazione digitale. Ma il tema resta molto più complesso: anche iscrivendo un dodicenne alla scuola guida, è molto probabile che non sarà capace di guidare in modo sicuro un’ automobile di grande cilindrata.

FAMIGLIA CRISTIANA