TIK TOK E L'UNIVERSO DELLA RETE CHE NESSUN GENITORE RIESCE A CONTROLLARE
Gli inquirenti stanno indagando su come questa sfida possa
essere arrivata a una bambina di dieci anni. Da quanto apprendiamo dai media, TikTok
si è dichiarato disponibile a collaborare nelle indagini per evitare che un
dramma del genere possa ripetersi, ma l’ universo della rete è così infinito
che nessuno può garantirne la sicurezza. E quindi che possibilità ha
un genitore di proteggere i propri figli dall’ essere ingaggiati in sfide
pericolose che potrebbero anche portare a conseguenze estreme, come in questo
caso? Credo che nessuno di noi possa dirsi al sicuro e tranquillo. Viviamo in
un ambiente digitale che ogni giorno genera infiniti messaggi sui quali è impossibile
avere il controllo assoluto e chi sta crescendo impara a decodificarli nel qui
ed ora dell’ esperienza, senza manuali di istruzioni. Ci sono i filtri
e i parental control ma il sistema si rigenera di continuo ed è difficile
mantenere una zona protetta. TikTok è un social utilizzato da una
moltitudine di bambini, per molti adulti è valutato come un “terreno” innocuo
eppure sembra che tutta questa storia abbia avuto origine proprio qui.
Purtroppo nei fatti accaduti a Palermo, una sfida estrema si è trasformata in
un incidente gravissimo, segno che qualcosa è andato storto. La bambina
di certo non aveva alcuna intenzione di perdere fino a questo punto il
controllo di quel “gioco”. Bastava mollare la stretta e finiva tutto e invece
non è andata così, è successo qualcosa che non ha permesso di tornare
indietro. Come quando si cammina su un cornicione, si fa un selfie
estremo, si attraversa l’ autostrada a piedi: si tratta di prove estreme di
coraggio (così le interpreta il ragazzo che le agisce) e chi le fa è guidato
solo dal desiderio di osare l’ impossibile. Il suo cervello non sente altro che
la voglia di provare la sensazione estrema di sentirsi quanto mai vivo e
coraggioso. Il confine tra vita e morte di queste sfide però è molto sottile.
La tristezza di questa sfida on line è che la protagonista era sola. Se ci
fosse stata un’ amica con lei avrebbe potuto aiutarla, liberarla in tempo da
quella stretta. L’ aspetto che più degli altri deve farci riflettere è che nei
social i nostri figli sono soli. Sono in contatto virtuale con centinaia e
migliaia di altri follower, ma nella realtà sono soli con se
stessi. Come Cappuccetto Rosso, oggi stiamo parlando – con
immenso dolore – di una bambina in una foresta piena di insidie e di tentazioni
sfidanti. “Ma tu ce l’ hai il coraggio di farlo?”. Se qualcuno
fermasse un nostro figlio per strada e gli chiedesse di stringersi una cintura
al collo è molto probabile che lui gli risponderebbe “Sono mica matto”. Direbbe
di no e se ne andrebbe a gambe levate per l’ assurdità della proposta. On line
questa sfida assurda può diventare “interessante” per una bambina. Perchè
avviene all’ interno di un social in cui tu ti senti “di famiglia”, perchè
tanti altri tuoi amici stanno facendo lo stesso , perchè mostrando il tuo video
riceverai tanti like e sentirai di aver provato a te stesso e agli altri che
vali, che sei unico e speciale. Si tratti di ingredienti che ogni giorno
entrano nella vita dei nostri figli e li allontanano dal principio di
realtà, rendendoli incapaci di posizionare l’ asticella del limite al
punto giusto e in tempo utile per non fare danni. Ogni giorno, milioni di
messaggi in rete rendono accettabile ciò che non lo è. Un caleidoscopio
digitale di colori, suoni, grafiche fanno apparire belle, cose in realtà orribili
e desensibilizzano al pericolo.
Chi è prossimo a questa famiglia nelle prossime settimane
farà di tutto per non farla sentire sola, per consolare questo dolore
lancinante che forse un giorno si placherà, ma che lascerà comunque sgomenti
perchè non può essere accettabile che nel luogo più sicuro (la nostra
casa) entri sotto forma di gioco un invito a confrontarsi con la morte.
Potremmo essere tutti nei panni di quei genitori che oggi sono dilaniati dal
dolore. Sono eventi di questa natura che devono spingere noi genitori a
scendere in campo, pretendendo che la rete sia un territorio dove non tutto può
accadere e non tutto è lecito. Molti attribuiscono questo genere di
tragedie alla mancata educazione da parte dei genitori che non prevengono i
comportamenti a rischio dei minori nell’ online con la giusta educazione digitale.
Ma il tema resta molto più complesso: anche iscrivendo un dodicenne alla scuola
guida, è molto probabile che non sarà capace di guidare in modo sicuro un’
automobile di grande cilindrata.
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