venerdì 11 luglio 2025

GIOVANI e POLITICA

 


A che cosa oggi 

la politica 

educa i giovani

 


-       di  Giuseppe Savagnone 


 Un aspetto trascurato

Un aspetto della politica che raramente viene preso in considerazione è la sua ricaduta sul piano educativo. Non mi riferisco qui all’influsso intellettuale delle ideologie, ormai in profonda crisi. 

Ma già Aristotele aveva osservato che nella sfera morale l’educazione alle virtù – oggi parliamo preferibilmente di valori – non dipende tanto da “prediche” astratte, quanto dall’esempio che viene dall’ambiente in cui si cresce e si vive.   

Di questo ambiente vitale fa parte la politica. Di politica e delle scelte di coloro che la gestiscono parlano ogni giorno i quotidiani e i notiziari radiofonici e televisivi. E i protagonisti della vita pubblica rappresentano inevitabilmente dei modelli etici.

Ciò vale per tutti, ma in particolare per i giovani, che inevitabilmente vedono nel successo di un personaggio politico la conferma del sistema valoriale a cui i suoi comportamenti si ispirano. Naturalmente parliamo qui dei leader riconosciuti dai mezzi di comunicazione e dall’opinione pubblica come espressioni della nostra civiltà e del nostro costume.  È improbabile che si guardi a Putin o a Xi Jinping come a modelli etici. 

Trump e Callicle

E perciò in primo luogo la domanda che ci poniamo riguarda il presidente del paese che dalla fine della seconda guerra mondiale costituisce il punto di riferimento non solo politico, ma anche culturale, dell’Occidente. Quali valori suggerisce il modo di Donald Trump di intendere e di vivere la politica?

Il Tycoon lo ha dichiarato, fin dalla sua campagna elettorale: il suo obiettivo è quello di “Rendere di nuovo grande l’America”. L’elemento, però, che differenzia la sua politica da quella dei suoi predecessori – i quali, pur senza dirlo così apertamente, perseguivano lo stesso obiettivo – è che essi ritenevano di poterlo conciliare con l’idea di un bene comune più ampio, inclusivo di quello degli altri paesi disposti a camminare sulla via della democrazia.

Per Trump, invece, il primato degli interessi degli Stati Uniti comporta, inesorabilmente, la loro affermazione illimitata, a spese anche di quanti erano stati finora amici o almeno alleati dell’America. 

Il punto è che, per il presidente americano, il bene non è un valore integralmente umano – comprensivo, perciò, della dimensione morale e di quella relazionale  –  , destinato perciò ad accrescersi se condiviso, ma tende a identificarsi con gli “interessi,” in primo luogo con quelli rappresentati dalla ricchezza e dal potere.  Perciò, come di qualunque realtà materiale, per assicurarne una quota maggiore agli Stati Uniti si deve inevitabilmente ridurre quella degli altri. 

Questo atteggiamento competitivo esige il ricorso alla forza, anche in violazione di tutte le regole. Trump, a proposito del diritto internazionale, mostra di condividere (probabilmente senza saperlo) la tesi che Platone mette in bocca a Callicle, quando, nel Gorgia, replica agli argomenti di Socrate che difende il valore imprescindibile della legge morale e giuridica: «Io credo che ad inventare la legge sia stata la massa dei deboli. Dunque, a proprio favore i deboli pongono le leggi (…), dicono che è brutto e ingiusto mettersi al di sopra degli altri (…). E la loro mira – a mio parere – sta nell’ottenere l’uguaglianza, pur essendo più deboli (…). Ma mi pare che la natura stessa mostri che giusto è che chi è migliore abbia più di chi è peggiore e chi è più potente abbia più di chi è meno potente (…), che il più forte domini il più debole e abbia più di lui (…). Ma, ne sono convinto, se nascesse un uomo dotato di una natura forte quanto occorre, allora essa scuoterebbe da sé tutte queste remore, le spezzerebbe e si ribellerebbe ad esse, calpesterebbe le nostre scritture, i nostri incantesimi e i nostri sortilegi e le nostre leggi» .

Questo passo esprime bene la portata educativa della questione. Socrate è stato un educatore di giovani, come lo erano i sofisti, che miravano a formare le nuove generazioni proponendosi di insegnare loro ad affrontare la vita come realmente è. Platone impersona in Callicle la posizione di questi ultimi. Ma il dibattito del Gorgia si è prolungato nei secoli e le prese di posizione di Trump dimostrano che dura fino ad oggi.

Al di là delle leggi

Sulla linea di Callicle il presidente si è posto quando ha dichiarato senza mezzi termini, fra lo sbalordimento generale, di volersi annettere, anche con la forza, la Groenlandia, che appartiene alla Danimarca, con la sola giustificazione che ciò è nell’interesse degli Stati Uniti. 

Calpestando così apertamente tutte le regole del diritto internazionale e tutti gli accordi (la Danimarca è un membro della NATO dunque, per statuto, un alleato che gli Stati Uniti dovrebbero difendere in caso di attacco esterno!). La forza al posto del diritto, l’interesse particolare dell’America – il solo che conti – che cancella bene e il giusto.

Nella stessa prospettiva Trump – sempre in nome della sua interpretazione economica degli interessi degli Stati Uniti –  ha rivoluzionato le regole e violato tutti gli accordi riguardanti il commercio internazionale, utilizzando lo strapotere economico del suo paese per imporre agli altri, anche agli amici e agli alleati, le sue decisioni in materia di dazi.

Non per far nascere un nuovo ordine, ma col chiaro intento di evidenziare, con la stessa imprevedibilità delle sue scelte, il proprio assoluto potere rispetto a qualunque ordine.

La stessa pretesa di onnipotenza ha ispirato l’annuncio del Tycoon a un mondo incredulo del suo progetto di trasformare Gaza in un resort turistico di lusso, cacciando coloro che lo abitano.

Anche questa volta, come per i dazi, non si è trattato solo di minacce, perché, proprio grazie all’appoggio politico e militare di Trump, il premier israeliano Netanyahu ha potuto rompere la tregua che a gennaio aveva accettato e riprendere, con una violenza più cieca e disumana di prima, il massacro sistematico dei civili palestinesi, per convincerli ad andarsene “liberamente” dalla loro terra.

Questo esercizio illimitato della forza per garantire l’inizio di una «età dell’oro» degli Stati Uniti si sta realizzando non solo nella politica internazionale, ma anche nei confronti degli immigrati irregolari – 11 milioni – presenti negli Stati Uniti, che Trump sta sradicando con la forza dal tessuto sociale in cui ormai erano inseriti per deportarli in paesi che, a suon di dollari, convince ad accoglierli, in condizioni spesso disumane.

Una violenza così evidente da suscitare la protesta ufficiale dei vescovi degli Stati Uniti, molti dei quali erano stati favorevoli alla sua elezione.

Rientra in questa spregiudicata volontà di potenza la pretesa del Tycoon di piegare anche la realtà alla propria volontà. Come gli antichi sofisti, anche Trump pensa  che il vero coincida con ciò che egli ritiene e dichiara tale. 

I giornali americani hanno fatto l’elenco lunghissimo delle sue clamorose menzogne, sia prima che dopo la sua elezione. Che non incrinano, anzi consolidano il suo trionfo.

Un capovolgimento della realtà peraltro confortato dalla proposta, avanzata dal Pakistan e sostenuta da Netanyahu, di conferire al presidente americano il premio Nobel per la pace.  

L’impotenza culturale e politica dell’Europa

Questa è la lezione che viene ai giovani della massima autorità politica del mondo democratico.  Ma a renderla pienamente convincente è la debolezza delle alternative.

Il mondo occidentale, con tutta la sua storia democratica, non trova in se stesso le risorse culturali – prima che politiche ed economiche – per affrontarlo e additare una alternativa. 

L’Europa, che dovrebbe essere la custode delle radici valoriali della nostra civiltà, da tempo le ha smarrite, per consegnarsi a una frammentazione spirituale che rispetta, giustamente, le diversità, ma non riesce a ricondurle a una prospettiva unitaria. Esattamente come avviene nell’ambito politico.

Da qui anche l’incapacità dell’Occidente di schierarsi risolutamente a difesa di quelli che un tempo erano i suoi valori. Primo fra tutti, il rispetto della persona umana, solennemente sancito nelle dichiarazioni dei diritti.

Emblematica, già prima dell’ascesa al potere di Trump, la complice inerzia di fronte allo spaventoso massacro perpetrato da Israele a Gaza e quotidianamente registrato dalle notizie e dalle immagini di giornali e telegiornali. 

Un’Europa che celebra ogni anno con commozione la memoria delle innocenti vittime della Shoah, continua da diciotto mesi a non muovere un dito per fermare   il nuovo Olocausto che si sta verificando sotto i suoi occhi, anche solo fermando il flusso di armi fornite allo Stato ebraico.

Senza per questo rinunziare, quando invece si tratta della giusta difesa del popolo ucraino, a invocare a gran voce il diritto e la giustizia. Clamoroso doppio standard che mette in dubbio la serietà degli ideali dichiarati e fa il gioco della spregiudicatezza di Trump.

Ancora più evidente è il cedimento alla logica del Tycoon nell’atteggiamento verso i migranti, che vede il Vecchio Continente, un tempo aperto all’accoglienza – come è nella storia delle sue origini e nella sua tradizione cristiana – , al pari degli Stati Uniti, e ora, al pari degli Stati Uniti, sempre più ripiegata su se stessa, in nome dei suoi “interessi”, e sempre più indifferente alle drammatiche esigenze degli esseri umani che vengono a cercare alle sue frontiere una vita migliore.

Un messaggio nella bottiglia

Rappresenta bene questa paralizzante contraddizione dell’Europa la posizione della nostra presidente del Consiglio, che non perde occasione per ribadire la sua fedeltà ai valori cristiani, che nei suoi discorsi non manca mai di ribadire il primato della persona umana, e che al tempo stesso, non solo si dichiara in profonda sintonia con Trump, ma ne segue di fatto le orme.

A cominciare dalla sua politica nel Medio Oriente: l’Italia, come per la verità ha fatto in passato, continua a rifiutarsi di sostenere ogni tentativo di fermare Israele nella sua politica criminale (il termine è della Corte Penale Internazionale). Ma anche per quanto riguarda le politiche migratorie, il nostro governo  si vanta di essere per tutta l’Europa un modello di chiusura e di deportazione.

Callicle trionfa e i giovani non possono non registrare che quella indicata da lui è la via per il successo. Anche oggi, tuttavia, Socrate continua a testimoniare che un’alternativa esiste, se non per il successo, almeno per restare umani. Egli continua a farlo nella esperienza degli operatori umanitari che spendono la vita per palestinesi e migranti, nel coraggio dei giornalisti che sfidano –  , rischiando anche la vita –  le censure e il silenzio dei governi e della maggior parte della  stampa, nelle prese di posizione dei giudici che negli Stati Uniti, ma anche in Italia, cercano di opporsi all’arbitrio del potere.   

Anch’essi sono, a modo loro, con i loro limiti, con i loro errori, degli educatori.  La loro voce, è vero, assomiglia a quella del naufrago che consegna il suo messaggio in una bottiglia gettata in mare. 

Ma basta perché non sia spenta la speranza e che ci sia chi lo raccoglie.

www.tuttavia.eu

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