venerdì 16 maggio 2025

EDUCARE, UNA SPERANZA CHE CAMBIA IL MONDO


 L'EREDITA' EDUCATIVA 

DI 

PAPA FRANCESCO



- di Ernesto Diaco   

 - Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della CEI

Pur non essendo fra i temi che i principali commentatori hanno individuato nel proporre una sintesi del pontificato di papa Francesco, in realtà l’educazione è stata al centro della sua vita e della sua azione pastorale, sia da gesuita che da arcivescovo di Buenos Aires e infine da vescovo di Roma. È infatti possibile riconoscere in lui uno specifico magistero sull’educazione, ricavabile da numerosi interventi indirizzati ai suoi protagonisti e sfociato nella proposta di un “Patto educativo globale” che coinvolga le religioni, le istituzioni politiche e formative, i diversi mondi vitali della società. Ma si può anche individuare una dimensione educativa trasversale alle diverse scelte e direzioni da lui indicate, compresi i documenti e i Sinodi che hanno caratterizzato i suoi dodici anni sulla cattedra di Pietro. Si può dire che l’esperienza e la visione educativa di papa Francesco abbiano modellato anche il suo modo di essere pontefice della Chiesa universale.

In un discorso del novembre 2015, papa Francesco rispondeva così a una domanda che gli era stata posta sul significato dell’educazione: “Significa rischiare. Un educatore che non sa rischiare, non serve per educare. Un papà e una mamma che non sanno rischiare, non educano bene il figlio. Rischiare in modo ragionevole. Cosa significa questo? Insegnare a camminare. Quando tu insegni a un bambino a camminare, gli insegni che una gamba deve essere ferma, sul pavimento che conosce; e con l’altra, cercare di andare avanti. Così se scivola può difendersi. Educare è questo. Tu sei sicuro in questo punto, ma questo non è definitivo. Devi fare un altro passo. Forse scivoli, ma ti alzi, e avanti… Il vero educatore dev’essere un maestro di rischio, ma di rischio ragionevole, si capisce”. Questo invito a non restare fermi, ma a protendersi in avanti pur mantenendosi fermi sull’essenziale, non è in nulla diverso dalla proposta di Chiesa “in uscita” che è stata al cuore dell’intera azione pastorale di Francesco. Una Chiesa “accidentata e ferita” per essere uscita per le strade, piuttosto che “malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.

L’educazione “offre un senso, una narrativa a ogni elemento della vita dell’essere umano. Non si esaurisce nel condividere conoscenze o nello sviluppare abilità, ma aiuta a lucidare il diamante che il Signore ha posto in ognuno. L’educazione contribuisce a far sì che tale diamante lasci passare la Luce, che è Cristo (cfr. Gv 8, 12) e che così brilli in mezzo al mondo” (Papa Francesco, 30 settembre 2022)

Cercare è rischiare

“Cercare e rischiare” è anche l’invito che papa Bergoglio ha continuamente indirizzato ai giovani, valorizzando l’inquietudine come risorsa e motore dell’educazione. Educare, infatti, è l’esatto contrario di addomesticare o tranquillizzare. Significa piuttosto accendere il desiderio, risvegliare l’interiorità e preparare alla responsabilità. È tensione verso il senso, spinge alla ricerca della verità ed è spazio di libertà contro ogni conformismo.

Strettamente connesso a questo atteggiamento è la disposizione al cambiamento, che è una condizione della vita contemporanea, ma anche una sfida educativa e culturale: “Ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo che coinvolga tutti”, ripeteva spesso papa Bergoglio e agli studenti spiegava che “sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio per pochi. Se la conoscenza non viene accolta come responsabilità, diventa sterile”. 2

Anche il tema della cultura è fortemente presente nel magistero di Francesco. Resta scolpita fra le sue affermazioni più significative l’espressione di Evangelii Gaudium: “La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve” (n. 115). Emerge con chiarezza in lui un’idea di cultura profondamente antropologica e non intellettualistica, come forma di espressione dell’umano nella sua integralità: ragione, affetti, spiritualità, corpo, relazioni. La cultura è una realtà viva, in continuo divenire, che, senza rinnegarle, non è chiusa nelle istituzioni educative e accademiche, ma nasce “dal basso” e vive nei gesti quotidiani, nelle periferie, nei contesti marginalizzati. Da qui la forte denuncia della cosiddetta “cultura dello scarto”, che produce esclusione e disumanizzazione, e l’invito a proporre una “cultura dell’incontro”, che si costruisce attraverso relazioni e non solo attraverso concetti. Non si contano le volte in cui Francesco ha invocato una coraggiosa “rivoluzione culturale”, soprattutto – ma non solo – davanti all’esperienza della pandemia che ha tagliato in due anche il suo pontificato. Cultura ed educazione non sono mai neutre né puramente tecniche, ma sono sempre connesse con la giustizia, la pace e la dignità umana. E con la trascendenza. La fede, infatti, “non limita mai l’ambito della ragione, ma lo apre a una visione integrale dell’uomo e della realtà, preservando dal pericolo di ridurre la persona a ‘materiale umano’” (all’Università Roma Tre, 17 febbraio 2017).

Ma la parola che meglio racchiude in sé la visione educativa di papa Francesco è speranza. La scuola e l’università sono per lui “laboratori di speranza”, che si genera costruendo ponti tra generazioni, culture e fedi. Sono luoghi di incontro dove si può immaginare un mondo nuovo. “Educare è un atto di speranza che rompe i determinismi e i fatalismi, e genera una cultura della vicinanza” (messaggio per il lancio del patto educativo globale, 12 settembre 2019). Nei giorni immediatamente successivi alla morte di Francesco, mi hanno toccato le parole di un giovane riportate in uno degli innumerevoli articoli di giornale. Questo ragazzo riconosceva al Papa soprattutto un merito: “Ci ha trasmesso la certezza che questo mondo si può cambiare”. Ecco cosa significa educare: dare fiducia e incoraggiare a seguire i propri sogni e progetti di bene. Davvero, come Francesco ha ripetuto tante volte, “l’educazione è lo strumento più potente che si possa usare per cambiare il mondo”.

Un Dossier per dire grazie e andare avanti

In tale contesto si collocano queste pagine, nate all’interno della Consulta dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della CEI. Il primo intento è quello di fare memoria ed esprimere riconoscenza per un magistero così ricco di orientamenti educativi e di attenzione al vasto e articolato mondo delle istituzioni formative, a cui si aggiunge la volontà di discernere insieme quanto ricevuto da papa Francesco e impegnarsi a far sì che porti ancora frutto nell’opera che quotidianamente – nelle scuole e nelle università, nei centri di formazione professionale e nelle varie aggregazioni – insieme conduciamo, certi che nessuno potrà rubarci l’amore per l’educazione.

EREDITA’ EDUCATIVA DI PAPA FRANCESCO

 


 https://educazione.chiesacattolica.it/


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