“La vita è l’opposto del «chilometro zero»: i ragazzi
dovrebbero imparare a contare le persone conosciute, le situazioni vissute e i
luoghi visti, le discussioni fatte e le novità…”
In una società come la nostra, nella quale l’efficienza e la
produttività appaiono quali valori guida, le nuove generazioni sembrano
ricercare, nella maggior parte dei casi, sicurezza, comodità, agio, risultati
eccellenti ma da conseguire facilmente e velocemente senza alcuno sforzo,
privandosi di quello slancio, di quella passione, che invece dovrebbe contraddistinguere
la loro esistenza, senza quindi far prevalere la propria ambizione, il proprio
talento, ma soprattutto la propria inclinazione al cambiamento ed al
miglioramento.
Invero i giovanissimi dovrebbe essere affascinati da tutto
ciò che è inedito, straordinario, rivoluzionario, seguendo le proprie emozioni,
non temendo alcun pericolo ma anzi avendo sempre il coraggio di osare,
esponendosi al rischio, incamminandosi lungo strade non battute con pazienza e
cocciutaggine senza mai desistere o tirarsi indietro.
Non rinunciare
“La vita è l’opposto del «chilometro zero»: i ragazzi
dovrebbero imparare a contare le persone conosciute, le situazioni vissute e i
luoghi visti, le discussioni fatte e le novità scoperte. E questo è un giro che
non finisce mai, ma deve iniziare dalla spinta di voler pretendere qualcosa per
sé, pensato da sé, progettato da sé”, in tal modo inizia la sua considerevole
riflessione il sociologo e psichiatra Paolo Crepet.
Ad oggi, invece, appare per molti giovani più facile
rinunciare ad una vita piena di emozioni e di scoperte piuttosto che vivere la
propria esistenza intensamente. In realtà si tratta di una questione di umiltà,
così come ci spiega lo psichiatra, e non si può mai sapere che cosa accadrà
finché non lo hai ancora fatto.
La fatica
“Se si ascolta la fatica ancor prima di averla misurata, si
rischia la bonaccia esistenziale, che per un giovane è il peggio che si possa
augurare, e si ricompone un filo che si riavvolge sempre allo stesso modo,
quasi fosse un automatismo: inseguire le proprie zone di confort”, queste le
parole sempre pregne di significato di Paolo Crepet. Eppure ci sono genitori
che educano i loro figli alla certezza, un po’come se tutto fosse sempre a
portata di mano e continuerà ad essere offerto, regalato, senza alcuno sforzo o
fatica, ma il bello della sfida sta nel difficile, nell’impervio e nell’incerto
e non nella facilitazione di ogni scelta.
“Compito di un genitore non è quello di tenere sempre
abbassato il ponte levatoio di casa nella speranza di veder ricomparire i figli
delusi da un tentativo che non è andato bene”, così come ci spiega lo
psichiatra.
Sapersi rialzare
Ma ciò che occorre insegnare ai giovani è che nulla deve essere scontato, nulla è dato per sempre, ma tutto porta a un tentativo, a un impegno capace di sollecitare creatività e progettualità.
“Ovunque un giovane scelga di vivere, qualsiasi cosa provi a
fare, il suo agire deve essere valutato: più grande è la propensione al nuovo,
meno scontato è l’esito, più profonda sarà la soddisfazione.
La grandezza di una persona non si misura soltanto su ciò che
costruisce, ma anche sulla sua capacità di ricominciare; per questo i
tentativi, e gli errori connessi, sono fondamentali: la vita insegna che si
cade sette volte per rialzarsi otto”, in tal modo conclude la sua disamina
Paolo Crepet.
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